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 2005  giugno 15 Mercoledì calendario

LIU YICHANG Shanghai (Cina) 7 dicembre 1918. Scrittore • «In the Mood for Love di Wong Kar-Wai ha contribuito a lanciare il cinema cinese in Occidente

LIU YICHANG Shanghai (Cina) 7 dicembre 1918. Scrittore • «In the Mood for Love di Wong Kar-Wai ha contribuito a lanciare il cinema cinese in Occidente. Milioni di spettatori sono stati catturati dalla delicatezza dei sentimenti, dalla elegante malinconia del film ambientato a Hong Kong nel 1962: lo sfondo storico appena accennato è un’epoca inquieta in cui la colonia britannica è attraversata da tensioni sociali, avamposto di frontiera verso la Cina di Mao, in un sud-est asiatico esplosivo dove l’America sta per infilarsi nell’avventura militare vietnamita. Il protagonista Chow, caporedattore di un quotidiano, insieme alla moglie, affitta un appartamento nello stesso palazzo in cui arriva ad abitare Li-Zhen (interpretata dalla bellissima Maggie Cheung), segretaria di una ditta di import-export. I due sono spesso soli - la moglie di lui e il marito di lei viaggiano all’estero per lavoro - e diventano amici. Scoprono che una relazione clandestina lega i rispettivi coniugi e da quel momento il film è il diario di un’attrazione reciproca segnata dal pudore, e da una struggente infelicità. Una seduzione fatta di tenerezza e di rispetto, di sguardi e di mani che si sfiorano, ma segnata da un limite: “Noi non saremo mai come loro”, avverte Li-Zhen. Quando alla fine l’uno e l’altra sembrano decisi a superare l’ultima barriera, ciascuno sceglie il momento sbagliato, la sfasatura dei tempi è fatale, i destini incrociati renderanno impossibile l’unione. Le vite parallele e divergenti, gli equivoci, l’incontro sfumato, sono tratti che sembrano perseguitare anche il rapporto singolare che lega il regista Wong Kar-Wai al suo nume ispiratore, l’enigmatico scrittore Liu Yichang. Tutti e due sono nati a Shanghai, tutti e due sono fuggiti a Hong Kong, ma in epoche ben diverse [...]. Tutti e due sono affascinati da Hong Kong, e terribilmente nostalgici. Wong Kar-Wai ha una venerazione per lo scrittore, da cui è ispirato anche [...] 2046 [...] È un’ammirazione che nasce con il romanzo breve Un incontro [...] “È il primo libro che ho letto di Liu Yichang - ha detto Wong - . In cinese il titolo è Duidao, un termine filatelico che indica francobolli identici che si fronteggiano ma uno dei quali è capovolto. Duidao è centrato sul punto d’incontro di due storie parallele, quella di un uomo e quella di una ragazza. Una è basata sulla memoria, l’altra sull’aspettativa. Per me Duidao è molto di più di un termine filatelico o di un incrocio di storie. Può essere l’intersezione di luce e colore, silenzio e lacrime. Può anche essere un incrocio di tempi, ad esempio occhi giovani su un viso che invecchia”. [...] Liu Yichang [...] È un personaggio importante per la letteratura cinese [...] ignorato e incompreso a lungo, poi scoperto di colpo grazie al successo di un film che lo mette a disagio. [...] Un Borges cinese, ma solo perché arcano, sofisticato, cosmopolita: come le sue due città, quella di nascita e quella d’adozione. “A Shanghai - racconta - vivevo nei quartieri europei, le concessioni internazionali. Nei terribili anni Trenta quei quartieri della città erano una zona franca, un’oasi felice: i giapponesi la circondavano ma la rispettavano, non c’era la censura, eravamo liberi di scrivere anche contro l’invasore straniero. Shanghai era un centro culturale ricchissimo, pieno di intellettuali e di case editrici che riuscivano a vendere anche nella Cina occupata. Eravamo collegati con tutte le correnti letterarie internazionale: molti miei amici si formavano su Gorki e Sholokhov, i miei autori prediletti erano Joyce, Dos Passos e Faulkner”. Figlio di una famiglia borghese e benestante, a Shanghai Liu fonda la propria casa editrice, si specializza nella letteratura d’avanguardia. Nel 1941 i giapponesi invadono anche le concessioni internazionali, lui è costretto a fuggire nella capitale provvisoria di Chongqing, e dopo la guerra nel 1948 si rifugia a Hong Kong. “Un anno dopo - ricorda - i comunisti prendevano il potere in Cina. Non avevo idea di cosa sarebbe successo, pensai che se volevo riprendere la mia attività di editore letterario Hong Kong mi avrebbe offerto più possibilità. Anche per comunicare con la diaspora cinese nel mondo. Ma Hong Kong si rivelò troppo dominata dai commerci, poco colta. Da editore a Shanghai ero ricco, a Hong Kong divenni povero. Dovetti ricominciare da zero, mantenermi scrivendo racconti per i giornali, e lavorando come redattore delle pagine culturali dello Hong Kong Times”. (È lui la figura del giornalista spiantato e disilluso che ricorre nei due film di Wong Kar-Wai, interpretato da Tony Leung). Eppure è proprio in quel mestiere, adottato come un ripiego, che Liu ebbe un ruolo cruciale. A Hong Kong seppe tenere aperto un canale di comunicazione fra intellettuali cinesi e grandi correnti della letteratura straniera, dal Nouveau Roman francese in poi fece conoscere tutte le avanguardie e i nuovi esperimenti narrativi. Liu è tornato a Shanghai solo due volte [...]. “Mio padre morì durante la guerra - dice - dopo aver costruito due case, una per me e una per mio fratello. Sono state occupate da tante altre famiglie e non potremo mai riaverle. Tornare in quei luoghi non ha senso”. [...] Liu è uno straordinario scrittore della nostalgia. Il suo Incontro non ha quasi nulla in comune con In the Mood for Love, e la scelta di mettere un’immagine del film in copertina può indurre in confusione [...] I due protagonisti, un uomo maturo e una giovane donna, hanno due vite diverse e si incontrano solo per poco, in un cinema, quando il caso li fa sedere uno a fianco all’altra. Prima e dopo le loro vite sono come gli antichi francobolli simmetrici e rovesciati che Liu scelse per la copertina dell’edizione cinese: speculari e opposte, destinate a non potersi unire. L’uomo è immerso nei ricordi, di Hong Kong coglie solo i segni che gli ricordano il suo passato: l’arrivo da Shanghai vent’anni prima, la guerra che infuriava, la crisi monetaria, il caos. Lei è proiettata nei sogni, ogni angolo della città è un pretesto per fantasticare. Quando passa davanti a un negozio di dischi vede il proprio volto al posto di una cantante di successo. Davanti alla vetrina di un negozio di abiti da sposa vede se stessa vestita di bianco e bella come una dea. Lui davanti alla vetrina osserva le proprie rughe profonde, i capelli bianchi, e ripensa a quand’era giovane. Nella fugace intimità della sala cinematografica i loro pensieri si incrociano senza mai fondersi, e le strade sono destinate a separarsi subito dopo. La narrazione tradizionale è sconvolta, sostituita dalla tecnica dello stream of consciousness, non c’è rappresentazione oggettiva, i brevissimi capitoli seguono il flusso impressionistico delle immagini nelle menti dei protagonisti. Incontro ha conosciuto un destino malinconico quanto l’atmosfera di cui è soffuso. “Non ebbe successo - dice Liu - quando uscì su una rivista nel 1972 nella versione di un romanzo a puntate; non lo ebbe nel 1975 quando su proposta di un giornale lo abbreviai e lo riscrissi sotto forma di un racconto lungo”. Non lo ebbe neppure quando nel 1982 un editore di Pechino riconobbe la straordinaria modernità dello stile di Liu e decise per primo di pubblicarlo. C’è voluto In the Mood for Love, cioè un film che racconta una storia diversa, e poi 2046 ispirato all’altra sua opera Il bevitore, per regalare a Liu all’età di 86 anni una notorietà internazionale e innumerevoli traduzioni all’estero. [...]» (Federico Rampini, “la Repubblica” 15/6/2005).