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 2005  giugno 05 Domenica calendario

Un testo considerato eterno sigillo di tutte le rivelazioni. Corriere della Sera 05/06/2005. «Se nel cristianesimo Dio si è incarnato in Gesù Cristo, nell’islam Dio si è "incartato" nel testo coranico»

Un testo considerato eterno sigillo di tutte le rivelazioni. Corriere della Sera 05/06/2005. «Se nel cristianesimo Dio si è incarnato in Gesù Cristo, nell’islam Dio si è "incartato" nel testo coranico». Il concetto espresso da padre Samir Khalil Samir, un gesuita egiziano tra i maggiori islamologi della Chiesa cattolica ( «Cento domande sull’islam» , Marietti, 2002), riassume bene la diversità sacrale del Corano rispetto alla Bibbia e al Vangelo. Per l’islam ortodosso il Corano è increato ovvero è eterno come Dio, è la parola di Dio che «incarta» Dio, è Dio. Ed è la rivelazione conclusiva rispetto all’Antico e al Nuovo testamento. Il sigillo delle rivelazioni. Il Corano conferma, corregge e completa le rivelazioni precedenti. Si spiega così la reazione furibonda in alcuni Paesi islamici all’annuncio della profanazione di alcune copie del Corano da parte dei carcerieri americani nel campo di detenzione di Guantanamo. Che ha finora provocato una decina di vittime. Se da un lato è comprensibile l’indignazione per un atto sacrilego che offende il sentimento religioso di oltre un miliardo e trecento milioni di persone, dall’altro è in atto una subdola strumentalizzazione da parte di gruppi integralisti ed estremisti islamici che mirano a destabilizzare i regimi al potere facendo leva sull’ideologismo anti occidentale. Fu nella notte tra il ventiseiesimo e il ventisettesimo giorno del Ramadan ( Lailat al Qadar, la Notte del Destino) del 610 d. C., mentre Mohammad ibn Abdallah inb Abdul Muttalib era in meditazione in una grotta del monte Hira nelle vicinanze della Mecca, che gli apparve l’Arcangelo Gabriele e gli disse: «Leggi!». Mohammad ( Maometto), all’epoca quarantenne, rispose: «Non so leggere». L’Arcangelo Gabriele lo strinse forte e ripetè: «Leggi!». Quest’esortazione, interpretata dai teologi modernisti come un invito al progresso e all’emancipazione, è la prima parola dei primi versetti ( Sura XCVI, Al Alaq, del grumo di sangue) rivelati da Dio. Mohammad è semplicemente lo strumento della rivelazione. Il Corano è composto da 114 sure, capitoli, disposti – se si esclude la Fatiha, la Sura Aprente – in ordine decrescente di lunghezza, che è inversamente proporzionale a quello cronologico, per cui le prime sure del testo coranico sono le ultime rivelate e viceversa. Viene rivelato in «lingua araba chia ra» per gli arabi che non possedevano ancora una scrittura nella loro lingua. Di conseguenza l’arabo è lingua sacra e il Corano è sacro solo se è in lingua araba. Fino a pochi decenni fa era interdetta la traduzione del Corano presso i musulmani anche se nella loro stragrande maggioranza non sono arabofoni. Oggi è invece possibile rinvenire il testo sacro dell’islam in tutte le lingue anche in audiocassette, in cd e su Internet. Ma è sulla stessa identità del Corano e sull’interpretazione dei suoi contenuti che si è acuito il confronto tra i teologi tradizionalisti e modernisti. Una disputa che per la verità risale al IX secolo quando la scuola teologica mu’tazilita introdusse il concetto del Corano creato. Portando alle estreme conseguenze l’unicità divina professata dall’islam, si afferma che un Corano increato sarebbe «simile a Dio» , quindi il Corano non può che essere un testo creato da Dio nel tempo. Questa concezione introduce la necessità di contestualizzare e storicizzare il testo coranico. La scuola mu’tazilita che con il califfo Ma’mun ( 813 833) divenne dottrina di Stato, vuole limitare il potere degli ulema ( i dotti dell’islam), in quanto unici interpreti della parola eterna di Dio. In questa corrente di pensiero illuminata e riformatrice si collocano il filosofo andaluso Averroè ( 1126 1198), il mufti d’Egitto Mohammad Abduh ( 1849 1905), il teologo sudanese Muhammad Mahmud Taha ( 1909 1985). Tra gli intellettuali viventi che condividono l’approccio scientifico nell’interpretazione del Corano figurano gli egiziani Mohammad Said el Eshmawi e Nasr Hamid Abu Zaid, il tunisino Mohamed Talbi, l’iraniano Abdulkarim Soroush, il sudafricano Farid Esack, l’americana Amina Wadud, la francese Dounia Bouzar. Vista dalla parte di chi dall’interno dell’islam e partendo da un’interpretazione illuminata del Corano opera per favorire un rinascimento islamico, la profanazione di copie del Corano da parte di militari della superpotenza mondiale che dovrebbe incarnare un modello di civiltà da emulare, è una pugnalata alla schiena. Solo la sanzione esemplare dei responsabili dell’atto sacrilego potrà recuperare la credibilità già logorata dell’America; solo il rispetto della fede islamica in Occidente potrà aiutare i musulmani illuminati ad affermare il rispetto della libertà nel mondo islamico. Magdi Allam