Chi 15/06/2005, Flora Lepore, 15 giugno 2005
Parla la vedova di Almirante. Da Almirante ho avuto una figlia segreta. Chi 15/06/2005. Lei, Donna Assunta, ancora oggi faro per il popolo della destra, vedova di Almirante non lo è mai stata
Parla la vedova di Almirante. Da Almirante ho avuto una figlia segreta. Chi 15/06/2005. Lei, Donna Assunta, ancora oggi faro per il popolo della destra, vedova di Almirante non lo è mai stata. Nel senso che il marito, l’onorevole Giorgio Almirante, leader del Msi postfascista, scomparso nel 1988, è ancora qui con lei nella bella casa dei Parioli, dove le sue foto in gigantografia sono sparze ovunque nei salotti di velluto omati da cuscini in seta e tende damascate, illuminati da abat-jour in seta moiré E soprattutto è presente nel suo cuore. Della sua mente e ora nel libro, Giorgio. La mia fiamma (Koinè edizioni), che ha appena dato alle stampe, Nel libro, come nella vita l’amore per l’uomo si intreccia alla passione politica che insieme hanno condiviso per una quarantina d’anni da quando nel 1949 si incontrarono per la prima volta in un cinema a Cirò Marina (Catanzaro) dove lui era andato per un comizio. Lei era una ricca possidente sposata bene con l’ingegner Federico De Medici, lui era povero figlio di una famiglia d’attori, infelicemente sposato e con una figlia. A quei tempi un legame fra due persone già sposate suscitava grande scandalo. "Giuliana", dice, ”anche se porta il nome De Medici è figlia di Giorgio, il mio primo marito che era un signore, acconsentì a riconoscerla come sua per evitare clamori”. Domanda. Signora chi era suo marito? Risposta. ”Era un uomo Maltrattato di un partito bistrattato. Era un missionario che viaggiava sul treno nelle carrozze di legno di terza classe con un foulard avvolto intorno viso per protezione. Era un uomo che educava all’amore di patria i giovani che poi sono arrivati al traguardo grazie a lui. Eh no, lui la gioia del successo non l’ha colta”. D. Cosa vi ha uniti, tanto da convincervi a lasciare le vostre rispettive famiglie? R. ”Lui si era pazzamente innamorato di me. Venivamo da due mondi che più distanti non potevano essere. Nella mia famiglia di possidenti terrieri la politica era un argomento trascurabile. Quel giorno che decisi di andarlo a sentire a un comizio, fu più che altro perché era un diversivo. Non fui colpita subito da lui, anche se avevo notato quegli occhi magnifici. Non sognavo nulla allora, mi contentavo del mio stato. E poi lui era un uomo talmente malmesso... Mi ricordo che quando abbiamo cominciato a frequentarci lui andava a mangiare in certe trattorie dove io non toccavo cibo, inventandomi di aver già mangiato”. D. E poi? R. ”Ci rincontrammo a Roma dove io mi recavo ogni tanto per rinnovare il mio guardaroba. Lì nacque il nostro amore. Mi separai da mio marito (divorziò poi quando la legge lo consentì, ndr) all’insaputa di tutti e coi miei figli mi trasferii nella capitale”. D. All’epoca non era una scelta facile... R. ”Non lo fu. Io rinunciai molto per lui, ma devo dire che la gente, la nostra gente, mi volle subito bene. Comunque all’epoca c’era da salvare la forma”. D. Fino a quando non la sposò? R. "Lui era sposato solo civilmente a San Marino e potemmo sposarci con un ”matrimonio a coscienza” davanti a un nostro amico monsignore”. D. In chiesa? R. ”No in clinica, a Villa di Rosario dove nel ’69 lui si era ricoverato per un papilloma. Per verità io non volevo sposarmi un’altra volta, pur sapendo che per lka società quella era una legalizzazione. Ero uno spirito libero, io. Mi convinse il monsignore: ”E se Giorgio muore?” mi disse. Allora accettai. Non facemmo neppure una foto, Giorgio aveva il catetere ed era in vestaglia. Lui era felice, ma felice. Finalmente non avrei firmato più come la signora De Medici, una cosa che per lui era mortificazione, una rabbia vera”. D. Lei è mai stata gelosa di uomo che era pure bello? R. "Una volta un deputato credendo di ingraziarselo, gli fece trovare una donna nel letto. Io lo venni a sapere e al suo ritorno gli feci trovare le valigie fuori dalla parta. Per dimostrarmi il suo amore preparò una lettera di dimissioni al partito e diede una copia a me. Io mi precipitai a via della Scrofa per fargliela ritirare”. D. All’epoca della scissione molti lo abbandonarono. Quale tradimento politico più lo addolorò? R. "Quello dell’onorevole Marzi, testimone alle nostre nozze e dell’onorevole Roberti un colpo al cuore”. D. Lei ha perdonato queste persone? R. "Non sono riuscita a dimenticare. L’onorevole Roberti voleva chiedere perdono, inginocchiarsi davanti a Giorgio morente. Venne in clinica, ma io gli dissi ”Se vede te, muore prima”. D. Lei lo portò a Parigi per curarlo nello stesso ospedale dove portarono lady D morente, ma avanza dei dubbi sulla sua fine... R. "Si, doveva operarsi per un intervento banalissimo come la pulizia della carotide. Dopo l’intervento sia io che il nostro amico, il dottor Tallarico, non siamo riusciti a farci dire dove l’avevano portato. Abbiamo passato la notte a chiedere, a telefonare. Niente semplicemente Giorgio era sparito per ricomparire 24 ore dopo". D. Lei è convinta che allora sia successo qualcosa di orribile, fatto apposta? R. ”Non ho le prove. Ho dei dubbi. Ma che qui sia ritornato diverso dopo l’intervento, questo sì. Diceva cose sconnesse. D. Chi lo odiava allora? R. ”In Italia l’intera classe politica era accanita contro di lui. Lo consideravano un uomo pericoloso non perché potesse fare un colpo di Stato, ma perché riusciva a mobilitare le masse. Lo temevano e lo volevano. Lo temevano perché riusciva ad aizzare una folla, lo volevano perché in momenti difficili, era l’unico che riusciva a fermarla. Che sia chiaro, se il comunismo non è arrivato in italia lo si deve esclusivamente a Giorgio Almirante”. D. La folla fu imponente ai funerali... R. "E come potrei dimenticarla? Per tre giomi e per tre notti la gente è venuta a inginocchiarsi. Rimpiango solo di non aver avuto un momento intimo, per dirgli: ciao, amore, ci vediamo all’altro mondo. A un certo punto abbiamo visto il suo corpo che man mano si sollevava. Abbiamo chiuso le porte per vedere cosa stava succedendo e abbiamo scoperto che la salma levitava perché la gente inginocchiandosi infilava la tessera del partito nella bara. Ce n’erano a centinaia sotto il suo corpo". D. Come mai, al contrario delle mogli dei politici oggi al potere, generalmente in secondo piano, lei è sempre alla ribalta anche se suo marito è scomparso da quasi vent’anni? R. ”Lo spiego così. Mio marito è stato una figura straordinaria ma incuteva soggezione ai suoi. Bastava che lui li guardasse che quelli si bloccavano. Poi venivano da me. Uno mi chiedeva questo, uno mi chiedeva quello... Io non dicevo a lui: guarda che il tizio vuole questo, che Caio vuole quello. Gli dicevo: ma non sarebbe meglio che questo incarico lo dessi a lui? Facevo sembrare che la cosa partisse da me. Giorgio non mi rispondeva subito, ma la cosa gli restava nella mente e ne teneva conto”. D. Praticamente comandava lei... R ”Io facevo da cuscinetto, da tramite fra loro e lui". D. Anche per Fini ha fatto questo lavorio di cuscinetto? R ”Per Fini ho fatto anche molto di più”. D. Quanto di più? R. ”Omettiamo. Ci furono grandi discussioni. Al suo posto potevano andarci Servello che aveva la firma nel partito e anche Trantino, Fu scelto lui perché non aveva vissuto nel fascismo, anche se, morto Mussolini, il fascismo era finito". D. Si è mai pentita della scelta visto che poi è stato Fini a spegnere la fiamma del Msi per An a Fiuggi? R. "La svolta di Fiuggi non l’ho approvata perché la considero ancora oggi inutile. Non è servita a niente. Odio quella parola orribile che usano: sdoganamento. Ma lo sanno almeno che significa? Io che sono nata contadina lo so: quando si rompono le doghe della botte vecchia, allora si dice che è sdoganata, cioè rotta, sfascaita. Noi non eravamo in quelle condizioni, eravamo un partito florido. Voglio ricordare che An è rimasta in via della Scrofa, nella sede che era stata comprata da Giorgio AImirante”. D. Forse la svolta è servita a portare An al potere... R. ”Ma no!. Quando è caduta la Dc la gente vedeva nel nostro un partito innocente che non aveva varcato i tribunali. I consensi c’erano”. D. Sono cambiati i suoi rapporti col partito dopo Fiuggi? R. ”Hanno cercato di farmi capire che An era una necessità, ma non mi hanno convinta”. D. Però ora sono al govemo. R. ”Non sono ”al” governo, sono ”nel" Govemo, che è diverso. Per questo io stimo Casini che nella sua battaglia non ha cambiato bandiera e simbolo. Non mi fido della gente che cambia. E non perdono di aver fatto scomparire la Fiamma”. D. Lei che cosa pensa della uscita di Alessandra Mussolini dopo le parole di Fini durante la sua visita in Israele? Allora lui ha definito il fascismo "il male assoluto dei secolo" e la Repubblica di Salò cui pure aveva aderito suo marito. "una pagina vergognosa”? R ”AlI’inizio ho dato ragione ad Alessandra, ma poi lei ha esagerato. lnvece ho molto apprezzato l’intervento di Storace che nel caos che seguì a quelle parole, riuscì a fare argine a far sfogare la folla di almeno diecimila persone che assediava il partito alla riunione dell’Hilton e voleva uscire da An. Poi Storace per questo gesto é stato punito”. D. In che modo? R. ”Quelli che erano lì quel giomo non lo hanno poi votato alle regionali. E sì che se tutti quelli dei nostri che sono al governo avessero lavorato quanto ha lavorato bene lui nel Lazio, noi non avremmo perduto un solo voto!". D. Fini dove ha sbagliato? R. ”Gianfranco Fini avrebbe dovuto fare un gesto di conciliazione, spiegarsi almeno. Dire, che so, che la commozione, che il posto l’avevano trascinato a dire le cose che ha detto... Il fatto è che lui non ha persone accorte intomo che lo consigliano con affetto. Io, le assicuro, gliene ho dette un sacco e una sporta”. D. Come sono i vostri rapporti adesso? R. ”Mah! Buoni. Lui è pur sempre uno dei migliori”. D. Questa maggioranza ce la farà alle prossime elezioni? R. ”Contrariamente a loro stessi, io sono convinta che ce la puó fare. Dovrebbero solo rimboccarsi le maniche, ascoltare la gente, occuparsi dei problemi comuni, del fatto che molti non arrivano a fine mese. Questi sono i problemi, altro che il partito unico!” D. Le è dispiaciuto che Gasparri sia uscito dal governo? R. ”Si, mi è dispiaciuto perché non ne vedevo la ragione”. D. Ci sono stati contrasti tra lui e Storace, mi sembra... R. ”Solo incomprensioni, dei pour parler detti in una maniera e riferiti in un’altra”. D. Dica la verità, si odiano i due? R. "Non sono in rapporti idilliaci da sempre, ma sono persone che si conoscono fin da ragazzini". D. Ma che è successo davvero, lei lo sa? R. "Gasparri ha riferito soltanto a Berlusconi che non trovava giusto l’incarico a Storace. Berlusconi, forse involontariamente, forse no, l’avrà riferito ad altri". D. Lei Storace lo vedrebbe bene a segretario del partito? R. "lo Storace come organizzatore lo vedo bene. un uomo che sa tenere insieme le cose, che sa ascoltare il popolo. Non è uno che si fa desiderare, che dà appuntamenti a due mesi o che ti fa chiamare dalla segretaria. Che modi sono? Per non dire che loro ormai hanno perduto il contatto col popolo. Sono saliti troppo e non hanno capito che il coltello per il manico lo hanno sempre gli elettori". D. Che ne pensa dei pettegolezzi che hanno investito Fini e la Prestigiacomo? R. "Io non ci credo a queste monnezze. Ho chiamato Daniela ma non c’era di che confortarla. Abbiamo riso insieme di questa cosa. Daniela la conosco da tanti anni, prima di conoscere Fini ho conosciuto lei. D. Fra i due chi ama di più? R. "Rapporti politici ne ho più con lui, ma Daniela è una fedelissima del partito. Non dimentico che per il partito è stata chiusa in una stanza con una bomba a mano e ha rischiato di morire. Tutte cosette che Fini non ha subito. Lui è entrato nel partito fresco fresco e l’ha trovato ben sistemato. Invece Daniela è stata una attivista, una che non si è mai risparmiata e merita il più grande rispetto per questa ragione. una donna affettuosa incapace di fingere, da sempre devota alla figura di Almirante. lo la stimo molto per la sua fedeltà. Credo che come me non era favorevole alla "chiacchiera" di Alleanza nazionale, che è una presa per i fondelli vera e propria. Come può un uomo politico vero pensare che basti cambiare il nome per cambiare la mentalità politica e il cuore di tanti?". D. La fedeltà a Berlusconi, secondo lei è stata un costo troppo alto per il partito o un’opportunità? R. "Lei parla di fideltà? lo non credo nella fedeltà in politica. stata un’opportunitá. arrivato un uomo nuovo che aveva fatto sperare. Sia gli elettori che i politici avevano creduto in lui, un uomo capace, uno che da solo aveva creato una grossa impresa e ha affascinato tutti. Quello che penso io è che Berlusconi non può continuare a credere di essere il Supremo. Adesso per le prossime elezioni, lo ripeto, non la vedo così nera se soltanto si danno una mossa e si mettono a girare fra la gente. Io lo faccio, adesso il 10 prossimo andrò a Pisa. Ma mi chiedo, perché lo devo fare io e non lo fanno loro? La risposta è che preferiscono andare in televisione, piuttosto che fra gli elettori, ma la gente, quando li vede, cambia canale". D. Lei quanti figli ha? R. "Quattro: Marco che chiamiamo anche Cosimo che mi ha dato tre nipoti, Giorgio, Federico e Caterina, e quindi Marianna che ha avuto Federica e Luca, il cocco di mio marito, l’Unico che abbia preso la strada della politica e ora è consigliere municipale. Poi c’ è Leopoldo che ha avuto un figlio, Mattia, e Giuliana con Raffaello e Giorgia. Come vede, ho nove nipoti e ringrazio Dio che non mi fanno mai sentire sola". D. Lei non ha mai pensato di avere un figlio con Giorgio Almirante? R. ”Le posso dire che l’abbiamo avuto il figlio insieme e quel figlio è Giuliana. Quando nacque non c’era la possibilità del riconoscimento perché ancora non c’era il divorzio. Però il mio prima marito che era un uomo generoso, una persona perbene, nonostante ci fossimo già separati volle dare, il suo nome a Giuliana che si chiama perciò De Medici, ma mia figlia è di Almirante. Giuliana, fra i miei figli, è quella che vive con me. l’ultima cosa, la più bella, la più cara che mi ha lasciato Giorgio”. Flora Lepore.