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 2005  giugno 11 Sabato calendario

DALLA PALMA Diego

DALLA PALMA Diego Enego (Vicenza) 24 novembre 1950. Visagista • «Si trasferisce giovane a Venezia dove frequenta l’Istituto d’Arte; nel 1968 parte per Milano alla ricerca di contesti più stimolanti nell’ambito dello spettacolo. Collabora con alcuni teatri, prima come costumista e scenografo specializzandosi solo in seguito in make-up. In poco tempo si afferma come truccatore richiestissimo dalle star della televisione e del teatro. A soli 28 anni inaugura il “Make-Up Studio”, un autentico laboratorio d’immagine, crea inoltre una propria linea di cosmetici che gli permette di farsi conoscere in tutt’Italia e all’estero. Importante visagista ormai di fama mondiale, diventa consulente per le maggiori aziende cosmetiche, scrive su importanti settimanali e mensili, conduce una serie di rubriche radiofoniche (Radio 105) e televisive in Rai, Mediaset e TMC. È autore di [...] diversi libri sul trucco e di una serie di videocassette. Dal 1999 conduce con Rita Dalla Chiesa la trasmissione Il trucco c’è nella quale offre il proprio consiglio agli ospiti per esaltare la loro bellezza» (www.mediasetonline.com). Nel 2008 ha pubblicato il libro Accarezzami madre (Sperling&Kupfer). «[...] Dalla Palma parla della sua vita e si mette a nudo mentre racconta — spesso con crudezza — i propri errori, oltre al lavoro doloroso (dentro di sé) per conquistare una luce di serenità, dopo aver conosciuto gli abissi del buio. [...] parla delle “carezze” che non ha avuto dalla madre, per riconoscere poi di non averle sapute sentire. Insieme costruisce un piccolo monumento ai genitori, pastori in una malga dell’altipiano d’Asiago, per i valori che gli hanno insegnato e che lui ora vuole trasmettere ai lettori con un’accorata testimonianza. Agnese (la madre) domina nel libro sia nella vitalità guerriera della giovinezza, sia nella turbolenza della vecchiaia segnata da una grave depressione, Ottavio (il padre) sta in controluce con la sua saggezza capace di amorosa comprensione. La madre giovane ha uno “sguardo che accende il buio”, resta rabbiosamente in montagna legata al proprio destino di mandriana, con gli occhi spesso puntati verso la pianura dove avrebbe potuto sfogare la sua “smania d’avventura”. Sarà lei a far nascere nel figlio il virus dell’ambizione che lo porti a non rimanere “bovaro”, a spronarlo verso un successo che comporta oltre a fatica e determinazione (ed errori), anche “lacerazioni, conflitti e frustrazioni” pagate a duro prezzo. Ci sono due ritratti della madre che restano scolpiti nella memoria del lettore. Uno è quello della donna, “dritta accanto alla porcilaia di Lambara” che guarda “con insolenza le montagne” e “sfidandole, consegna loro il suo sogno e il figlio”. L’altro è quello della donna agitata dalla malattia, in cui la vitalità “guerresca” di “indomita combattente carica di luccicanza” si trasforma in “irascibilità” e “delirio” e porta il figlio esasperato fino al gesto blasfemo di picchiarla. [...] Dalla Palma non si nasconde, anzi ostenta non dico con fierezza, ma con consapevolezza vittoriosa il suo cammino di risalita da un inferno, per crescere davvero e conciliare dentro di sé i valori della complessità e della semplicità del vivere. Il fango che il libro porta con sé si amalgama alla nostalgia di odori e sapori, elementari e forti, di scorci di paesaggi splendidi che sanno interpretare un’anima che, nonostante tutto ha saputo rimanere candida» (Giorgio De Rienzo, “Corriere della Sera” 14/10/2008).