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 2005  giugno 10 Venerdì calendario

GIRIBALDI Luigi.

GIRIBALDI Luigi. Nato nell’agosto 1925. Raider. «[...] Ogni raider ha il suo stile, una specie di marchio di fabbrica. Quello di Luigi Giribaldi è paragonabile all’elefante che entra in un negozio di cristalli. Così è stato nei casi più clamorosi: la scalata alle holding di Carlo De Benedetti prima, e alla Snia di Cesare Romiti subito dopo. E poi il ”bluff” sull’Hdp (così si chiamava nel 2000 la holding proprietaria del ”Corriere”) e le tante mosconate, i compra guadagna fuggi messi in pratica su mezzo listino di Piazza Affari, dalla Rotondi di Trussardi, al Banco di Napoli e all’Olivetti. [...] Chi lo conosce sostiene che l’amore per la Borsa non gli sia mai mancato. Collega in affari nell’operazione Fondiaria con Camillo De Benedetti (scomparso nel ’93 e cugino di Carlo), accreditato di un solido legame con l’avvocato Franzo Grande Stevens, Giribaldi è uno che all’inizio degli anni ’90 di quattrini ne ha. Ha appena finito di vendere l’azienda di trasporti che ha creato dal nulla, la Traco, e ha incassato qualche centinaio di miliardi di vecchie lire dall’australiana Tnt. Dicono 2-300, anche se la cifra effettiva non si è mai conosciuta. già abbastanza avanti con gli anni quando scioglie i legami con Camillo e si trasferisce a Montecarlo. Da imprenditore dell’autotrasporto che ha cavalcato alla grande il sistema del subappalto e dei ”padroncini” diventa insomma finanziere puro. Sulla Costa Azzurra si affida a dei professionisti, come Ezio Gallo, proveniente da Gaic Sim, e si muove con la Banca del Gottardo del direttore generale Pasquale Casillo. Non passa molto tempo (intanto si parla di lui come possibile patron del Torino Calcio) e arriva il primo risultato: quella che doveva diventare, con il placet di Carlo De Benedetti, una partecipazione stabile del 5% nella Cofide si gonfia, tra il ’96 e il ’98, fino al 25%. La ”scalata” prosegue su Cir, di cui Giribaldi arriva a possedere il 20%. L’Ingegnere gode di una maggioranza rassicurante e si premura di puntellarla acquistando titoli e quote di prestiti convertibili, ma la presenza di un socio come il cuneese Giribaldi non è raccomandabile. Vota contro i bilanci, in assemblea fa domande imbarazzanti. Morale: nei primi mesi del ’98 si presentano alcune banche e Giribaldi piazza le sue azioni. il ”colpo” della vita, che vale una plusvalenza di circa 250 miliardi. Ma non basta. Subito dopo Cir arriva il turno della Snia. Mediobanca e Fiat se ne sono andate, la società è una ”public company” e a comandare è la Gemina di Cesare Romiti. ”Non gioco con gli scalatori”, afferma l’ex presidente e amministratore delegato Fiat, che lascia campo libero a Giribaldi, a Cornelio Valetto della Saiag e al manager Umberto Rosa, con il 29,9%. Ma l’abito da imprenditore non veste bene: tempo qualche mese e poi, alla fine del ’99, addio anche alla Snia a favore del tandem Interbanca Gnutti. E altra plusvalenza, questa volta di 70 miliardi. l’apice per Giribaldi, che finisce anche sul ”Wall Street Journal” e su ”Business Week”, ma anche l’inizio del declino. Litiga con i consulenti, che se ne vanno. A febbraio 2000 arriva lo ”scivolone” su Hdp, dove un bel giorno annuncia di avere l’11% con ”alcuni amici”, in realtà abbastanza fantomatici. Ma scoppia un pandemonio. Si cerca chi lo spalleggi (e le voci vanno dalla Fiat alla Fininvest di Silvio Berlusconi), intervengono la Consob e la magistratura, si parla di aggiotaggio. Nella vecchia cerchia dei suoi uomini c’è chi dice che in origine sia partito con un centinaio di miliardi di lire netti, e che nel ’99/2000 ne avesse in tasca 520. [...]» (Stefano Agnoli, ”Corriere della Sera” 10/6/2005).