Varie, 10 giugno 2005
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Warner Marina
• Londra (Gran Bretagna) 9 novembre 1946. Scrittrice • «[...] Il suo nome dice poco o nulla al lettore italiano. Di suo è uscito da noi un solo romanzo: Il padre perduto, presso la piccola casa editrice Le Lettere (il libro fu a suo tempo finalista del Booker Prize e vincitore del Commonwealth Writers’ Prize). Eppure Marina Warner è autrice di molti e raffinati testi narrativi: fra gli ultimi, Indigo e The Leto Bundle (entrambi pubblicati da Farrar Straus Giroux). E oltre che narratrice, è una saggista di straordinaria finezza intellettuale: Fantastic Metamorphoses (Oxford University Press), Murderers I Have Known (Chatto & Windus), per citare qualcuno dei suoi titoli. Possibile che nessun editore italiano di rilievo se ne sia mai accorto? [...] liquida il problema della mancata traduzione nella nostra lingua come un problema eminentemente commerciale. Dice: ”Gli editori inseguono massicciamente il mercato dei bestseller. I libri che si vendono di più, in Italia come in Inghilterra, sono quelli di Dan Brown o della Rowling. La narrativa, diciamo, di qualità ha una vita molto precaria ma non bisogna farne un dramma. Case editrici come la vostra Adelphi del mio amico Roberto Calasso dimostrano sempre che la qualità ha una sua piccola grande ragion d’essere”. Studiosa dei miti fondativi della civiltà occidentale, attenta soprattutto alla tradizione letteraria della fiaba e in generale ai temi legati all’immaginazione [...] ”Noi tutti”, spiega la scrittrice, ”siamo creature dell’immaginario. Siamo spiriti disincarnati la cui realtà è un’eterna proiezione mentale. Parto dall’idea che sia la voce, più dell’immagine, a rappresentare l’identità profonda. La nostra è una presenza acustica. Il corpo non è che lo zombie di noi stessi [...] La narrativa fantastica è stata il prototipo di ciò che oggi chiamiamo realtà virtuale. Il mitico, il magico sono il sostrato della tecnologia. Io credo ad esempio che i ricordi che noi inventiamo, tutta quella attività fantastica della nostra mente che presiede all’immaginazione e anche al sogno, sono gli antenati diretti di mezzi come il cinema o la televisione. Gli effetti speciali che abbondano sul grande e il piccolo schermo rappresentano in qualche modo gli spiriti del nostro mondo”. Nata a Londra nel 1946 da un padre libraio giramondo e da una madre pugliese, conosciutisi durante la seconda guerra mondiale, Marina Warner ([...] insegna alla Essex University dopo esperienze in varie università inglesi e americane) non limita alla sola letteratura il suo campo di interesse e di studio.ù Ha curato varie mostre, come Eyes, Lies and Illusions alla Hayward Gallery di Londra e Only Make-Believe [...]: una esposizione che mette insieme opere di classici del Novecento come Mondrian e Kandinsky con quelle di artisti di oggi come Richard Wentworth e Matt Collishaw. L’arte del resto è pane quotidiano, nella sua vita, essendo il figlio, Conrad Showcross, uno dei giovani talenti più noti della scena britannica (fa parte della scuderia Saatchi). La narrativa a ogni modo rimane il focus delle sue ricerche. [...]» (Mario Fortunato, ”La Stampa” 10/6/2005).