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 2005  giugno 09 Giovedì calendario

THU HUONG Duong Thai Binh (Vietnam) 1947. Scrittrice • «[...] vincitrice del Premio Grinzane Cavour 2005

THU HUONG Duong Thai Binh (Vietnam) 1947. Scrittrice • «[...] vincitrice del Premio Grinzane Cavour 2005. Sceneggiatrice e autrice di quattro romanzi, la Thu Huong dalla metà degli anni 70 si è apertamente schierata, attraverso la sua opera, a favore dei diritti umani e di una riforma democratica del Vietnam. Oggi è quasi prigioniera nel suo paese. la scrittrice vietnamita più tradotta nel mondo, ma la sua opera in patria è stata prima censurata e poi bandita. L’isolamento dell’autrice è iniziato proprio dopo le traduzioni dei suoi romanzi, in Francia e negli Stati Uniti. [...] Oltre ogni illusione (edito da Garzanti), il libro vincitore del Grinzane 2005, rispecchia la sua vita e la sua storia di donna intellettuale, impegnata nella vita sociale a promuovere la libertà di espressione. [...]» (Giuliano Soria, ”La Stampa” 9/6/2005). «[...] Nata nel ”47, fa parte a pieno titolo della generazione della guerra contro gli americani. Si arruolò volontaria in una brigata studentesca, che guidò al fronte; su 40, sopravvissero in tre, ma fu più difficile sopravvivere alla pace. ”Dopo la liberazione di Saigon, quando tutti quelli del Nord, i vincitori, ridevano, mi accorsi che ero la sola a piangere - racconta -. Avevo combattuto perché ignoravo l’essenza di quella guerra: per me era contro gli invasori, americani questa volta, come erano stati prima cinesi e francesi. E invece mi ero imbarcata in un conflitto feroce e stupido, il più imbecille della nostra storia”. Da quel momento la sua vita ebbe come una biforcazione, dice: ”Mi accorsi che il regime del Sud era molto più avanzato e migliore di quello del Nord”. Ma era tardi. Molti vietnamiti se ne andavano, lei scelse di restare, ”perché il popolo è ignorante e sottomesso al potere” e bisognava che qualcuno gli ricordasse che ”era stato costretto a morire durante la guerra solo per subire poi la dominazione del partito”. Scelse di restare per combattere, come scrittrice, in nome della verità, contro la corruzione, l’oppressione, e soprattutto la paura. ”In Vietnam domina una paura viscerale, che coinvolge tutti, persino i ministri. Mentire è come respirare, bisogna comportarsi come i serpenti, avere una mentalità da sudditi [...] Ho sempre avuto problemi. Sono pronta ad essere arrestata e persino uccisa in qualunque momento. Ho perduto la mia vita, non ho altro da perdere”. [...] Si intuisce dietro l’aspetto mite una ferrea determinazione. Oltre ogni illusione, il suo romanzo più noto e tradotto [...] è una critica spietata del regime vietnamita. Fu pubblicato nell’87 quando, dopo una lunga cappa di censura, fiorì in quel Paese una breve perestroika; ebbe un enorme successo, ora in Vietnam è bandito da tutte le librerie. L’autrice divenne immediatamente un bersaglio dei conservatori. ”Ho subito due attentati, nell’88 e nell’ 89; dovevano essere falsi incidenti stradali. Se sono qui a parlarne è grazie a due miei fratelli adottivi, veterani della guerra, che mi hanno salvata. Uno di loro è il protagonista della Valle dei sette innocenti. Sono una miracolata. E il bello è che in Vietnam tutti lo sanno”. Ma nessuno può dirlo. Finita la breve primavera politica, Duong Thu Huong venne espulsa dal partito comunista e incarcerata, nel ”91, per sette mesi. Fu liberata grazie a una campagna internazionale, guidata dalla moglie di Mitterrand, ma da quel momento non può pubblicare, lavorare, e men che meno viaggiare all’estero. Vive di traduzioni, sopporta un pressione fortissima: la posta le arriva già aperta ed esaminata da occhi misteriosi, l’e-mail a tratti funziona a tratti no, lo stesso avviene per il telefono. [...] ”I vietnamiti sono ottimi soldati e pessimi cittadini. La gran maggioranza della popolazione si arrabatta per sopravvivere, al vertice si è formata una borghesia rossa che saccheggia le risorse del Paese. Il tema dei diritti civili e della democrazia è assai poco presente [...] Sono sola nella mia situazione. Ho tagliato i ponti con i miei ex-compagni, mantengo rapporti con quei pochi che si battono per un futuro migliore, e non sono scrittori [...] C’è un medico, un avvocato, un editorialista, un ex ministro... qualcuno che è uscito di prigione. Abbiamo tentato di mettere insieme un piccolo club, un’organizzazione contro la corruzione. Ma questo regime ci vive, sulla corruzione [...] Scrivo, Non sono una politica, non posso cercare di organizzare un partito. Mi limito a scrivere, poi qualcuno fa delle copie e le diffonde, altri ne traggono altre copie, e così via”. il vecchio sistema del samizdat, che si credeva finito con l’impero sovietico, e invece esiste ancora in un Paese che imita con molta lentezza il modello della Cina, apre cautamente al capitalismo, reprime ogni forma di dibattito politico. Sembra una lotta senza speranza. ”Tutto quello che posso fare per la gente, io lo faccio. Sono prigioniera in casa, non posso parlare in pubblico, ma sono serena”» (Mario Baudino, ”Corriere della Sera” 17/6/2005).