La Stampa 27/03/2005, pag.33 Giulia Zonca, 27 marzo 2005
Soldato Federica. La Stampa 27/03/2005. "All’inizio dell’anno non ero più io, faticavo ad allenarmi, ero svuotata e distratta dalle nuove opportunità: i servizi fotografici, la tv
Soldato Federica. La Stampa 27/03/2005. "All’inizio dell’anno non ero più io, faticavo ad allenarmi, ero svuotata e distratta dalle nuove opportunità: i servizi fotografici, la tv... Battevo la fiacca e ho deciso che dovevo nuotare e basta". Lo ha deciso da sola? "Il mio allenatore, Massimiliano Di Mito che mi ha seguito anche qui, alla Dds di Settimo Milanese, dopo i primi allenamenti di stagione mi ha fatto una sfuriata. Mi ha urlato: ”Così non si va avanti, non sei più tu”. Ammettere che aveva ragione è stato tragico: il mio carattere mi impedisce di riconoscere i miei difetti". Quindi pensa di aver sbagliato ad abbandonarsi a telecamere e copertine? "Ho capito presto che i media ti ascoltano solo se vinci e che in quel modo non avrei vinto più. Ho tagliato tutto, anche perché in tv devi portare la sacra immagine dello sportivo. Un’atleta non è una velina". Le ha dato fastidio l’istantanea da fidanzatina d’Italia che fa la collezione di leoni in peluche e agita i lunghi capelli? "No, credo fosse un tentativo affettuoso di descrivermi per come ero, una mascotte. Ora sono diversa. Non mi sono mai allenata così forte e così veloce. Penso solo ai miei obiettivi: gli Assoluti a Riccione, tra 10 giorni, e i Mondiali a Montreal di quest’estate". Significa che a Milano non si è concessa serate mondane, sfilate, discoteche? "Io adoro ballare, soprattutto la dance commerciale, mi scateno, attacco la musica e parto, come una matta. Succede nel mio salotto, sotto la doccia, non in discoteca. Io ballo da sola. Nei locali ci sono andata due volte. Io nuoto, i ritmi non coincidono, non posso fare tardi la sera, al weekend ci arrivo stesa e poi ci sono i miei genitori da andare a trovare a Spinea e la giusta mentalità da tenere". E come è la mentalità giusta da tenere? "Non quella italiana. Mi spiace, ma in questo Paese ci sono troppi fanfaroni, anche nel nuoto, troppe persone che credono di poter ottenere risultati quasi per caso. In Italia passa l’idea che è meglio essere furbi. Non funziona così. Mio padre era un paracadutista. Max, il mio allenatore, figlio di generale e paracadutista anche lui. Io ho imparato la disciplina, e la mentalità militaresca mi piace. Da piccola andavo alle manifestazioni dei parà e ne restavo affascinata. un giusto modo di pensare. A gennaio quando è iniziata la parte intensiva della preparazione e ci siamo trasferiti in Sierra Nevada nuotavo fino a 6 ore al giorno. Serve determinazione". Federica Pellegrini. Giulia Zonca