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 2005  giugno 15 Mercoledì calendario

Dopo tanti anni l’ho capito: Ylenia si è uccisa. Oggi 15 giugno 2005. Madrid, giugno. Guarda con tenerezza Romina junior, chiamata con affetto Uga, che è alla vigilia del diciottesimo compleanno, "Figlia mia vai verso la vita, l’età più bella, la stagione della gioia, dell’amore e tuo padre è con te", dice Al Bano

Dopo tanti anni l’ho capito: Ylenia si è uccisa. Oggi 15 giugno 2005. Madrid, giugno. Guarda con tenerezza Romina junior, chiamata con affetto Uga, che è alla vigilia del diciottesimo compleanno, "Figlia mia vai verso la vita, l’età più bella, la stagione della gioia, dell’amore e tuo padre è con te", dice Al Bano. Ma nel cuore straziato ha l’altra figlia, Ylenia, quella che non ha avuto un futuro. Di fronte a un muro di teleoperatori, sotto una impietosa mitragliata di flash, ancora una volta Al Bano Carrisi è costretto a riaprire la pagina funesta della sua esistenza. Il cantante deve difendersi da una colossale montatura, deve parlare, deve spiegare, lui che vorrebbe solo la pietà del silenzio. "Sono vittima di un cumulo di bugie, di qualcosa che voglio chiamare terrorismo dell’informazione", dice con voce chiara, in perfetto spagnolo, incutendo rispetto. "Ylenia è morta e nessuno potrà restituirmela". Dall’inizio dello scorso febbraio l’atroce storia di Ylenia, scomparsa tragicamente a New Orleans nel gennaio del 1994, è diventata, sull’emittente Telecinco un incredibile, atroce feuilleton, gonfiato a colpi di sgangherati effettacci. In video si è visto di tutto, persino il testimone incappucciato che gridava: "Le ho parlato a lungo. A Santo Domingo, dove vive, si è iscritta a un club di tifosi della squadra del Milan. Trenta ore di trasmissione (con i due programmi Salsa rosa e A tu lado), un’impennata di audience, il trionfo per dire, di Lidia Lozano, regista del gossip, che in questa grottesca vicenda si è giocata tutto. " arrivata persino a dire che io sarei andato a Santo Domingo", sibila il cantante, indignato. "Mi sarei presentato con insistenza molesta a mia figlia, che vivrebbe serenamente con due figli e un marito di 43 anni. Quest’ultimo mi avrebbe allontanato puntandomi una pistola alla testa". Un copione pieno di colpi di scena, ma senza uno, dico uno, straccio di prova. Gli spagnoli si sono buscati un via vai di detective a caccia di emozioni forti tra i panorami esotici della Repubblica Dominicana. S’è presentato un tizio, tal Ricardo Zucchi, che si è spacciato per intimo amico di Al Bano e ha sostenuto: "Con Ylenia ho cenato. Vive a Boca Chica, ha un ranch". La Lozano, di settimana in settimana, ha alzato il tiro. Sostiene di aver avuto molte informazioni da Nuria Piera, la maggiore giornalista di Santo Domingo, afferma di aver parlato con la madrina italiana di Ylenia. Ha mostrato due foto, per nulla somiglianti alla scomparsa, spiegando, abilmente, che Ylenia è ricorsa a una plastica facciale per non farsi rintracciare. La tesi della Lozano è che Al Bano sa tutto e copre la verità perché la figlia viva lo metterebbe nei guai. Ma in coda al crescendo scandalistico uno sprazzo di onestà. "Ma che state a inventare?", si adira una donna del popolo davanti alle telecamere dell’emittente spagnola. "Qui si sta facendo l’identikit di un’italiana che si chiama Monica e che conosco benissimo. Non c’entra nulla con la nipotina di Tyrone Power". Capito? Tutto un bluff. E ora la Lozano, vista la mala parata, con il cantante che si è affidato all’avvocato José Maria Garzon, corre al ripari, protesta la sua buona fede e cerca di far marcia indietro. " da mesi che quella donna, non voglio chiamarla giornalista, perché il giornalismo ha un nobile fine, mi perseguita", dice Al Bano, molto provato dopo la conferenza stampa. Siamo nel salottino di un isti- tuto religioso, l’Angel de la Guarda, al quale il cantante vuole destinare i proventi della vittoria in tribunale data per scontata (ma una "fetta" va anche alle suore di Madre Teresa di Calcutta). Romina junior, allegra, chiacchiera al telefonino con le amiche convocate al party dei suoi 18 anni. Il padre, infelice, si sfoga, ricorda la figlia che non c’è più e per la quale non ha mai smesso di soffrire. Quando hai capito che YIenia non sarebbe più tornata a casa? "Il cuore m’è schiantato nel preciso momento in cui Roland Brink, l’encomiabile, umanissimo capo della polizia di New Orleans, ha chiesto a Romina: "Sua figlia sapeva nuotare?". Ha poi aggiunto: "Una ragazza si è buttata nel fiume. Le sue ultime parole, udite dal guardiano dell’acquario, sono state: ok, io appartengo all’acqua". In quella frase ho riconosciuto Ylenia, c’era tutto il suo ritratto. Così diceva da bambina tuffandosi, spavalda. Poi ho aperto i suoi diari, ho capito. Ho colto la resa, ma anche la sfida terribile di quell’ok, che può sembrare così stonato prima di un gesto estremo". Che cosa hai capito? "Che un suicidio non si consuma nella follia di un momento, matura lentamente nel tempo. C’erano tanti indizi rivelatori del male di vivere di Ylenia e io li ho intercettati confusamente, a livello intuitivo, irrazionale. Perché un padre non può mai ammettere a mente lucida che la propria creatura, il proprio sangue sta per essere inghiottito in un buco nero. Ricordo, mesi prima della tragedia, durante un viaggio coast to coast con la famiglia per un documentario, che Ylenia teneva l’orecchio incollato a una nenia tristissima, funebre. Le dissi: Non puoi mettere una musica più allegra?". Lei mi rimproverò: ” la musica di un genio che si è suicidato". E io, in allarme: "Attenta Ylenia, attenta ai cattivi maestri". Poi ci fu quell’episodio, durante la sosta a New Orleans, per me quasi una premonizione". Quale episodio? "Una sera, in albergo, Romina decide che vuole andare al cinema e chiediamo a Ylenia di prendersi cura dei fratelli più piccoli e dei cuginetti, i figli di Taryn. Lei fa subito una faccia strana, non si sottrae alla nostra richiesta, ma i suoi occhi cristallini si velano di un’intenzione oscura. Capisco che ci mente, non mi fido, faccio finta di accomiatarmi, ma rimango nei paraggi dell’albergo. E la vedo svicolare via, premuta da un’ansia insostenibile. Cerco di tallonarla nelle viuzze degradate di un quartiere di miserabili, accattoni che vivono alla giornata, drogati. Lei si accorge di me, si trasforma, diventa un’ossessa: "Quest’uomo mi sta seguendo", grida a due poliziotti. Quest’uomo? Io, suo padre, indicato alle forze dell’ordine come un molestatore qualsiasi? Mi prese una rabbia tremenda, gridai anch’io ai due agenti: "Ma non vedete che ci somigliamo? mia figlia. Datevi da fare, piuttosto, a ripulire dalla corruzione questa città bacata". Due parole, solo due parole e lei già mi aveva seminato. Non scorgevo più i suoi capelli biondi tra la folla. Allora ho avuto il lancinante presentimento che mia figlia imboccava una strada senza ritorno. Si ripresentò in albergo alle quattro del mattino, completamente stravolta. Dai suoi scritti ho poi appreso che era andata a incontrare quel tipo ambiguo, Masakela, finto guru, che non so quanta parte abbia avuto nella sua fine". Ma Ylenia si drogava? "Qualcuno con leggerezza l’aveva iniziata agli spinelli. Non voglio neanche ricordare chi fu. La prima volta me ne parlò con disinvoltura: "Sai papà, prima degli esami all’università una boccata d’hascisc ti calma". Io la misi in guardia sull’escalation della dipendenza, ma lei non mi voleva dare ascolto, lo spinello era diventato il sinonimo della libertà, il simbolo della lotta alla società borghese. "Una volta mi sfidò: Papà, fatti una canna". Ci rimasi di sasso. Voleva che dessi un calcio al mio mondo, alla mia musica, a Cellino, ai valori semplici nei quali sono stato allevato. Per lei era tutto da buttare, comprese le radici americane, le buone scuole, la tranquillità economica. C’è stato un momento nella vita di Ylenia nel quale ha voluto spogliarsi di ogni privilegio. Era come una rivoluzionaria utopista che vuole rovesciare i destini dell’umanità”. Ma tu non potevi fermarla, farla ragionare? "Di fronte a quella mano che mi tendeva lo spinello, le dissi che anch’io ero stato circondato da lusinghe, che non mancano mai nel mondo della musica, ma che non avevo preso subdole scorciatoie. Io a mia figlia ho sempre proposto, onestamente, la mia esperienza, ma l’ho lasciata libera di crescere in autonomia. Del resto come puoi condizionare una ragazza dell’intelligenza di Ylenia? Pensa che, da adolescente, l’avevamo portata con noi in tournée in Russia: in 36 giorni imparò a tracciare e a leggere i caratteri cirillici. Aveva una personalità decisa, importante. Credo che sarebbe diventata una scrittrice". Non l’hai mai trattata con durezza? Non le hai mai mollato un ceffone? "Permettimi di dire che l’ho trattata come un grande padre deve trattare una grande figlia. Ambiva a una cultura smopolita. le ho dato i mezzi per studiare in tutto il mondo, anche se lei non ne ha mai approfittato, perchè era dignitosissima. All’università di Londra, per il corso di laurea in letteratura spagnola, arrivò con una borsa di studio, per via dei suoi meriti intellettuali. E poi un giorno mi telefona e mi dice che quel pezzo di carta, la laurea, non lo vuole più, perché è troppo borghese e la cultura vera si apprende nelle strade, tra i senza casa che non hanno nulla. Negli ultimi mesi della sua vita c’erano tra me e lei grandi scontri verbali, perché io vedevo che stava buttando via la sua vita. Ma ci siamo sempre rispettati. Eravamo così simili. Io mi sono fatto l’idea che ci sia un de stino per ognuno di noi, la cui rotta non si può invertire". Ma perché la vita di una ragazza che aveva tutto ha preso una piega così ferocemente autodistruttiva? "Ylenia ha avuto un dolore terribile. Il suo amore per il chitarrista del complesso musicale Tin Machine è finito in circostanze così drammatiche e paradossali che qualcosa dentro di lei si spezzò per sempre. Dopo quell’esperienza traumatica, si ritrovò nella condizione di non poter più credere a niente e a nessuno". Tace, ha un groppo alla gola. Con la coda dell’occhio si accerta che la piccola Romina, in fondo alla stanza, non sia turbata. Domani compirà 18 anni, ha la felicità in pugno, anche se i giornalisti l’assediano: "Allora era lei, tua sorella, quella che è caduta in acqua? Che ricordo hai di Ylenia?". Chiedo infine ad Al Bano un giudizio su Linda Christian, l’ex suocera, la mamma di Romina. Linda pareva molto malata, ma è partita dall’America per esibirsi qui in un suo personale show davanti al pubblico della Tv (pare per 40 mila euro). " arrivata tutta imbellettata a dar man forte alla calunnia, a dire che Ylenia è viva", sospira il cantante. "Stendiamo un pietoso velo. Sappiamo com’è vissuta questa signora. Ma una cosa la voglio dire: non credo volesse bene a YIenia: non la cercava mai". Antonella Amendola