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 2005  marzo 27 Domenica calendario

Viaggio al centro della Terra. Il Sole 24 Ore 27/03/2005. ”Devo esser arrivata dalle parti del centro della Terra

Viaggio al centro della Terra. Il Sole 24 Ore 27/03/2005. ”Devo esser arrivata dalle parti del centro della Terra... che... vediamo... dovrebbe essere 4.000 miglia in giù”, riflette Alice mentre precipita verso il Paese delle Meraviglie. ammirevole come si mantenga lucida date le circostanze: le 4.000 miglia, forse un ricordo di scuola, non sono molto lontane dai 6.370 km, la distanza dalla superficie media del mare dal centro della Terra. Prima di lei, altri avevano tentato la discesa, a cominciare da Ulisse ed Enea. Sono poi arrivati i tre eroi di Jules Verne: il professor Lidenbrock, ostinato e arrogante, il giovane Axel, ingenuo ed entusiasta, e la loro guida islandese Hans, semplice e flemmatico. Penetrati nella Terra dal cratere di un vulcano dell’Islanda, dopo una serie di peripezie, sbucano fuori dal cratere di Stromboli. E se provassimo a calarci sulle loro orme? Prima di tutto, non sceglieremmo certo l’Islanda come punto di partenza! infatti l’espressione di un "punto caldo" del pianeta, causato si pensa dalla risalita del mantello terrestre da centinaia di km di profondità, con poi un vulcanismo straordinariamente intenso. Sceglieremmo una zona con un gradiente termico meno estremo e, del resto, il giovane Axel provò a dissuadere lo zio Lidenbrock dal penetrare l’interno della Terra, argomentando che l’aumento di temperatura con la profondità avrebbe reso l’impresa impossibile. Verne dette ragione al Professore che si ostinò. Quando uscì Il viaggio al centro della Terra nel 1864, la capacità di elementi con isotopi radioattivi, come il potassio, l’uranio e il torio, di produrre calore all’interno della Terra, non era ancora conosciuta. Perciò il grande fisico Lord Kelvin calcolava erroneamente l’età del pianeta in poche decine di milioni di anni, sulla base del suo raffreddamento graduale da uno stadio iniziale di sfera "incandescente". Oggi daremmo ragione ad Axel: siamo certi (o quasi) che poche decine di chilometri sotto il fondo degli oceani (e tra i 100 e i 200 km sotto la superficie dei continenti) le temperature superano i 1.200^ C. Tra gli argomenti a favore di questa conclusione vi sono le misure del calore trasmesso dalla terra solida verso l’esterno. Mezzo secolo fa, le prime misure dal fondo oceanico diedero risultati del tutto inaspettati: nonostante la crosta suboceanica produca per decadimento di elementi radioattivi circa metà del calore generato dalla crosta continentale, i flussi si rivelarono più alti di quelli dei continenti. Questa fu la prima di una serie di scoperte che portarono a una nuova concezione del funzionamento del pianeta. I tre esploratori di Verne si imbatterono in un immenso mare sotterraneo con maree, bonacce e terribili tempeste. Alle spalle avevano una forte tradizione, da Cartesio nel 1650 a Thomas Burnet nel 1690. Nel trattato A Sacred Theory of the Earth, Burnet ipotizzava una zona di acqua liquida sotto una crosta esterna solida: in passato, un improvviso collasso di quest’ultima avrebbe provocato l’invasione della superficie da parte dell’acqua interna, un diluvio universale venuto "dal basso" in contrasto con quello biblico piovuto dal cielo, un altro evento epocale per la fisica del pianeta e per l’edificazione morale dei suoi abitanti. Qual è l’opinione prevalente oggi su queste materie? C’è acqua nelle viscere del pianeta? Quanta? Dove? Se c’è, quali sono le conseguenze? La conoscenza dell’interno della Terra si basa su varie tecniche; una di queste utilizza le onde sismiche generate dai grandi terremoti che si trasmettono verso l’interno con velocità che variano a seconda della composizione e della temperatura della materia che attraversano. Al di sotto di uno strato esterno solido, rigido e relativamente sottile (la litosfera), il mantello composto da silicati di magnesio e ferro arriva fino a circa 2.900 km di profondità. Qui, si ha un salto enorme di densità e si penetra nel nucleo centrale, fatto di ferro allo stato liquido nella parte esterna e solido nella parte interna, con pressioni oltre un milione di volte superiori a quelle superficiali e con temperature tra i 6.000 e i 7.000^ C che avrebbero certo raffreddato gli entusiasmi del professor Lidenbrock. I minerali che compongono il mantello, dall’olivina alla perovskite prevalente nella parte inferiore (e di gran lunga il minerale più abbondante del pianeta), possono ospitare molecole di acqua nella loro struttura cristallina. Il mantello costituisce oltre il 70% del volume della Terra e, sommando queste molecole, si calcola che conterrebbe quantità d’acqua equivalenti a parecchi oceani, anche se non sotto forma di mari sotterranei come quelli attraversati dai tre eroi di Verne. Quelle molecole di acqua hanno avuto un’importanza fondamentale, è molto probabile che abbiano contribuito a rendere il pianeta abitabile per noi. Per esempio, diminuiscono fortemente la viscosità del mantello - si potrebbe dire che lo "ammorbidiscono" - permettendo i movimenti convettivi alla base della formazione dei continenti e della loro deriva. La provenienza di quell’acqua è rimandata a una prossima puntata; questa si conclude con la sorte spettata agli eroi di Jules Verne, una volta sputati fuori dallo Stromboli. Di Hans, che dentro la Terra era stato il più saggio e coraggioso dei tre, non si sentirà più parlare. Superata la prova iniziatica, il giovane Axel avrà la mano della dolce Grauben. Il professor Lidenbrock non godrà di simili dolcezze, perché, fa dire Verne ad Axel, è ”troppo geologo per capire sentimenti come i nostri”, cioè non è capace di amare. In compenso, ma è un compenso che alcuni di noi riterrebbero insufficiente, sarà eletto ”socio onorario di tutte le associazioni scientifiche, geografiche e mineralogiche delle cinque parti del mondo”. Enrico Bonatti