Varie, 6 giugno 2005
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Menotti Giancarlo
• Cadegliano (Varese) 7 luglio 1911, Montecarlo 1 febbraio 2007. Compositore. Inventore del Festival dei Due Mondi di Spoleto • «Uno dei rarissimi esemplari di esseri umani a cui chiunque al mondo perdonerebbe tutto, tanto è ammaliante, bello e spiritoso» (Leonetta Bentivoglio). «[...] I suoi colleghi dell’avanguardia non lo considerano, i critici quasi lo ignorano, gli organizzatori teatrali raramente allestiscono le sue opera, Il Console, La Santa di Bleecker Street, La Medium. Eppure, nessuno è profeta in patria, è il compositore italiano più famoso, osannato e rappresentato all’estero. [...] ”Sono un neoplatonico. Il compositore non crea niente, trova qualcosa che già esiste. Ricorda. Dio gli concede una visione effimera della perfezione. L’artista deve esercitarsi a ricordare [...] Ci sono grandi artisti che hanno scritto un’opera sola e poi non sono stati più capaci di ”ricordare’ [...] Bizet. Ha scritto la Carmen e poi la Carmen e poi la Carmen [...] A 23 anni sono andato per un anno a Vienna. Avrei potuto conoscere Berg, Freud, Kokoschka. Ma ero giovane, non me ne fregava niente, volevo far l’amore, divertirmi, comporre [...] Scrivere musica è una tortura. Lo sforzo di ricordare, di ritrovare l’inevitabile, è enorme [...] Mi fa male il cuore, mi prende subito l’angina pectoris. Sai che cosa disse Stravinsky quando gli chiesero che cosa è l’ispirazione? come il bambino che per fare la cacca deve sedersi sul pitale ogni mattina alla stessa ora. Al posto del pitale io mi siedo al pianoforte [...] Io scrivo bene ma parlo male. Vorrei dare risposte ma non le ho. Che cos’è la musica? Che cos’è l’arte? E che ne so! Io non sono un filosofo. [...] Al ristorante chiedo sempre di spegnere la musica. Vorrei mangiare in silenzio, si può? [...] Il silenzio è musica. Beethoven ha silenzi drammaticissimi [...] Il silenzio in Italia è il privilegio dei miliardari. Quando stavo scrivendo La Santa di Bleecker Street, vivevo con Thomas Schippers, il mio amico direttore d’orchestra. Lui doveva studiare, io scrivere. Prendemmo una villa nel silenzio di Anacapri lontana da tutti i rumori. Quando ci svegliammo, i contadini stavano raccogliendo le olive e avevano attaccato le radioline ai rami. ”Volare, oh oh’. Un inferno! Comprai il loro silenzio. Un bel po’ di soldi [...] Luigi Nono disse che Il Console era un prodotto dell’imperialismo americano. Ci fu una raccolta di firme contro di me. Primo firmatario Claudio Abbado. Il Console, dicevano, era anticomunista [...] La Medium fu un trionfo. All’inizio fu un disastro. Poi venne a teatro Toscanini, due volte. Ne parlarono i giornali. Tutto esaurito. Una notte mi telefonò. Toscanini mi disse: ”Senta Menotti, è un segreto, io ho un’amica. Le dispiacerebbe finire l’opera col numero della mia ragazza’. Io lo cambiai. Toscanini venne ancora. Quando il soprano cantò il numero del telefono, si sentì una ragazza urlare: ”Its my number!’ [...] Sono superstizioso. Quando mi alzo sto attento a mettere il piede nella pantofola giusta. Mi rado in fretta perché se suona il telefono mentre mi faccio la barba è un brutto segno. E non fischietto mai sul palscoscenico. Ci sono superstizioni peggiori. Il violinista Zimbalist ha portato per tutta la vita il frac del suo primo concerto. Allungato, aggiustato, rammendato. Rodinsky dirigeva l’orchestra sempre con un revolver in tasca, carico [...] Ho cenato con Thomas Mann, ho fatto una crociera con Greta Garbo. Sono sempre stato restio a frequentare artisti famosi: temevo di deluderli. L’unico con cui mantenni dei rapporti è stato Cocteau. Era gentile e disponibile [...] Conobbi anche Laurence Olivier. Non mi parve molto intelligente. Aveva una voce sgradevole e stridula. Ma aveva una bella e simpatica moglie, Vivien Leigh [...] Con Jean Genet andò peggio: voleva che parlassi con Agnelli perché facesse revocare la squalifica a un suo amico che aveva vinto il Gran Premio di Monza. [...] Ho studiato a Philadelphia, al Curtis Institute, l’unico posto dove, secondo i consigli di Toscanini, valeva la pena che studiassi. Era una scuola straordinaria fondata con i soldi di una vedova miliardaria. Era gratis e non dava diplomi perché ”un artista non ha bisogno di diplomi’ [...] Voglio essere amato. Quando un compositore mi manda la sua musica gli dico sempre che è bella. Dicendo la verità ho paura di perdere l’amicizia della gente [...] Schippers è il solo che mi ha deluso fra le persone che ho amato. Faceva la mia musica meravigliosamente. Il suo manager gli disse che non doveva farsi vedere con me o eseguire la mia musica. Non riuscivo a capire perché un amico mi tradisse così” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 17/2001).