La Repubblica 01/06/2005, pag.16-17 Alberto Flores D´Arcais, 1 giugno 2005
”Sono io Gola Profonda” svelato il mistero del Watergate. New York. "I´m the guy they used to call Deep Throat", sono il tipo che viene chiamato Gola Profonda
”Sono io Gola Profonda” svelato il mistero del Watergate. New York. "I´m the guy they used to call Deep Throat", sono il tipo che viene chiamato Gola Profonda. A W. Mark Felt, ex numero due del Fbi nei primi anni Settanta, sono bastate otto parole per svelare uno dei segreti meglio custoditi dell´intera storia americana, per autodenunciarsi come la fonte che tra il 1972 e il 1973 permise a due giovani giornalisti del Washington Post - Bob Woodward e Carl Bernstein - di incastrare definitivamente Richard Nixon. Facendo scoppiare lo scandalo Watergate e costringendo quel discusso presidente americano alle dimissioni (1974). Un segreto che "Bob & Carl", da allora i più famosi investigative reporters nella storia del giornalismo moderno (la loro vicenda è stata immortalata sul grande schermo da Robert Redford e Dustin Hoffman), hanno difeso gelosamente per oltre trent´anni e che avevano giurato di non rivelare fino alla morte di "gola profonda". W. Mark Felt li ha completamente spiazzati e la beffa è stata doppia, per tutti i giornalisti americani; perchè "Felt-gola profonda" non ha parlato pubblicamente ma ha rivelato la sua identità a un avvocato, John D. O´Connor, che ha scritto la storia in esclusiva per il numero di luglio di Vanity Fair: un mensile fatto molto bene, ma che non ha certo gli strumenti dei grandi quotidiani o dei potenti network televisivi. E ieri pomeriggio, dopo una giornata di "no comment", lo stesso Woodward ha ammesso: "Gola profonda è W. Mark Felt". Lo scoop dell´anno (e anche di più) nasce nel più imprevisto dei modi, in una tipica casa di un suburb (zona borghese - residenziale) di Santa Rosa, piacevole cittadina della California, cinquanta miglia a nord di San Francisco. Qui, in compagnia della figlia Joan, vive la sua tranquilla vita di pensionato W. Mark Felt; un nome che in passato è stato indicato - alla stregua di tanti altri - come la possibile "gola profonda" del Watergate; ma che ha sempre negato anche con i familiari più cari: Joan, l´altro figlio Mark jr., l´amatissimo nipote Nick. Aveva negato anche nel 1999, quando a Santa Rosa si sparse la voce che Bob Woodward era stato "inaspettato ospite" a pranzo da Felt; in diversi avevano notato la limousine del famoso giornalista parcheggiata a pochi blocchi di distanza dalla casa dell´ex vicecapo del Fbi, che per una curiosa coincidenza abita in una via che si chiama Redford, proprio come l´attore protagonista del film sul Watergate (nei panni di Woodward). Il primo a credere fermamente che Felt fosse "gola profonda" era stato James Mann, un ex collega di Woodward al Washington Post, che nel 1992 in un lungo articolo per l´Atlantic Monthly aveva messo insieme "troppe coincidenze"; sostenendo che al contrario di quanto dicevano in molti - e cioè che "gola profonda" andasse cercata tra "intimi" di Nixon come il consigliere della Casa Bianca John Dean, il suo assistente Fred Fielding o personaggi del calibro di Alexander Haig (allora collaboratore di Kissinger), William Colby (uno dei capi della Cia), Diane Sawyer (oggi famosa anchorwoman televisiva e che allora lavorava alla Casa Bianca) o addirittura Henry Kissinger (che non era peró in America nelle date di alcune rivelazioni decisive) - la fonte non poteva essere altri che un uomo del Fbi: perchè le informazioni che passava venivano dai secret files del Bureau e perchè a quei tempi tra Nixon e l´Fbi non correva affatto buon sangue. Al presidente piaceva cosí poco che il Bureau ficcasse il naso nei suoi affari che ordinó alla Cia di impedire che l´Fbi continuasse le indagini in Messico su Miguel Ogarrio, sul cui conto bancario era stato versato un bonifico di 89mila dollari legato al Watergate. Del resto che Felt potesse essere "gola profonda" era un sospetto che per lo stesso Nixon era diventato via via quasi una certezza; tanto che nei famosi Nixon´s tapes, i nastri registrati che costrinsero il presidente alle dimissioni ce ne sono due in cui esce il nome di Felt. Nel primo (19 ottobre 1972) in cui il capo dello staff della Casa Bianca, Bob Haldeman parla di Felt: "Sir, sappiamo chi ha spifferato". "Qualcuno del Fbi?" "Sí, signore. Mark Felt". Nel secondo (28 febbraio 1973) Nixon e John Dean stanno parlando di Felt e di come la gente avrebbe reagito sapendo che un uomo del Fbi ha tradito il presidente: "Non vogliamo delatori nella nostra società; quel figlio di puttana ha parlato, non lo voglio più tra i piedi". Felt lascia l´Fbi nel giugno 1973, quando Nixon è ancora saldamente alla Casa Bianca. Se ne torna - lui che alla morte del fondatore e mito del Fbi, J. Edgar Hoover (maggio 1972) aveva sperato che il presidente lo nominasse nuovo direttore (diventerà invece il numero 2 sotto un outsider come L. Patrick Gray) - nella casa di Santa Rosa a osservare e godere da lontano l´inarrestabile declino di Tricky Dick, Dick il truffatore come veniva ormai chiamato Richard Nixon. Nel 2002 il nome di Felt torna d´attualita e finisce di nuovo sulle prime pagine dei giornali. Timothy Noah rilancia le accuse dalle colonne di Slate ed esce fuori nuovamente la storia del figlio di Carl Bernstein che dice agli amici adolescenti in un campo estivo "gola profonda è Felt". solo a quel punto che - stando al racconto di Vanity Fair - Yvette La Garde, una cara amica di Felt, racconta a Joan che in un momento di sincerità l´ex numero due del Fbi gli aveva rivelato di essere stato l´informatore del Post. Joan affronta a brutto muso il padre, gli rimprovera di aver lasciato che Woodward si arricchisse con le sue informazioni, gli dice che dovrebbe pensare agli studi e al futuro dei suoi nipoti: in altre parole lo invita a dichiarare pubblicamente la verità e magari a guadagnarci sopra un bel po´ di soldi. Felt prima dice sì, poi si tira indietro. Ha paura che la vicenda lo disonori, ha paura che qualche giudice possa trovare un cavillo legale per accusarlo di qualche misfatto. Solo dopo molte pressioni di Joan, Mark jr. e Nick si convince e racconta tutto all´avvocato O´Connor. Ieri Woodward e Bernstein non hanno voluto commentare: "Come avevamo promesso manterremo il silenzio sull´identità di gola profonda fino alla sua morte. Il fatto che ci sia una nota di Vanity Fair non cambia nulla". Poi devono avere cambiato idea. E sul Washington Post di questa mattina dovrebbe uscire un loro articolo sul caso. By Carl Bernstein and Bob Woodward: a doppia firma, esattamente come trentatré anni fa. Alberto Flores D´Arcais