La Repubblica 31/05/2005, pag.45 Antonio Monda, 31 maggio 2005
Il misterioso finanziatore dei film neo-con I ”Neo-con” conquistano Hollywood. New York. Philip Anschutz è uno degli uomini più ricchi e potenti d´America, ma nessuno ricorda sue apparizioni o dichiarazioni pubbliche, e sono pochissimi a conoscerne il volto o semplicemente il nome al punto che Fortune lo ha definito "l´americano più ricco di cui non avete mai sentito parlare"
Il misterioso finanziatore dei film neo-con I ”Neo-con” conquistano Hollywood. New York. Philip Anschutz è uno degli uomini più ricchi e potenti d´America, ma nessuno ricorda sue apparizioni o dichiarazioni pubbliche, e sono pochissimi a conoscerne il volto o semplicemente il nome al punto che Fortune lo ha definito "l´americano più ricco di cui non avete mai sentito parlare". Ma Anschutz è soprattutto un cristiano di culto presbiteriano, conservatore sia sul piano religioso che su quello politico: ha finanziato da sempre i candidati che difendono i valori morali in cui crede, contribuendo alla conquista repubblicana di alcuni determinanti "stati rossi". Fino a pochi mesi fa, questo miliardario settantacinquenne, i cui interessi vanno dal petrolio allo sport, è riuscito a mantenere intatto il culto della propria privacy, ma poi ha deciso di rischiare la popolarità investendo profumatamente nel mondo del cinema. stato uno dei finanziatori di "Ray" (ma non troverete il suo nome tra i dieci produttori accreditati) e ha appena investito attraverso la Walden Media 150 milioni di dollari in The lion, the witch and the wardrobe l´adattamento delle "Cronache di Narnia" di C. S. Lewis, il film con il quale la Disney cercherà di riscuotere il clamoroso successo ottenuto dalla New Line con "Il Signore degli Anelli". Non esiste nulla che a Hollywood superi ogni differenza politica, culturale e religiosa come il potere del denaro, tuttavia l´avvento di un personaggio come Anschutz in un mondo ritenuto troppo frettolosamente appannaggio dei liberal ha suscitato timori e sospetti, dovuti in primo luogo alla scelta del film: il classico del genere fantasy di C. S. Lewis, best seller in tutto il mondo ma ancora poco noto in Italia, è una chiarissima allegoria cristiana, nella quale il leone protagonista, di nome Aslan, riveste il ruolo di Cristo e giunge al sacrificio estremo per redimere l´umanità. Lewis, che era docente di filologia a Oxford, studiò a fondo la simbologia cristiana, e decise di scrivere la saga dopo una serie di sogni ricorrenti nei quali comparivano dei leoni. L´animale redentore affascinò in particolare George Lucas, che s´ispirò proprio ad Aslan per il Chewbacca di "Star Wars". Nei sette racconti lunghi che compongono le "Cronache di Narnia", lo scrittore inglese immagina che sia possibile accedere in un affascinante mondo fanta-medievale attraverso un luogo insignificante come il guardaroba del titolo, ma è indispensabile avere la purezza dei bambini richiesta dal Vangelo. Questo itinerario di catarsi consente di entrare in un universo che anticipa quello immaginato da J. K. Rowlings per "Harry Potter", e ha molte affinità spirituali con il "Signore degli Anelli": elementi assolutamente convincenti per qualunque produttore, ma in particolare per Anschutz, che ha identificato in Lewis un autore ideale. Lo scrittore, a cui è ispirato "Viaggio in Inghilterra" con Anthony Hopkins, era un uomo contrario all´ingresso delle donne nei cenacoli accademici ma anche un fiero oppositore del fascismo e del franchismo. Molto più complicata e sorprendente la posizione della Disney, una major che ha rispettato sempre religiosamente la correttezza politica, cercando di non offendere le convinzioni intime di ogni potenziale spettatore, ma che oggi decide di accettare la scommessa e di lanciare il film come il proprio gioiello natalizio (uscirà negli Stati Uniti il 9 dicembre). Tuttavia, nonostante sia significativa la coincidenza dell´annuncio del film con la fine del boicottaggio dei prodotti Disney da parte di alcune associazioni fondamentaliste cristiane, sarebbe frettoloso parlare di una svolta religiosa o ideologica in corso nel cinema americano: Anschutz ha ben presente il recente riscontro commerciale di un film dall´esplicito tema religioso quale "The Passion", ma ha approvato un trailer che ricorda immediatamente "Harry Potter" e, nelle immagini di Aslan, un successo della Disney come "Il Re Leone". Sia Anschutz che i dirigenti della Disney partono dalla considerazione che 87 dei 100 maggiori incassi di tutti i tempi non sono vietati ai minori, e il film si presenta come un grande spettacolo per le famiglie caratterizzato da valori morali, con un cast di classe (da Tilda Swinton a Jim Broadbent) e un regista di talento in sintonia con i gusti dei più giovani (Andrew Adamson, già autore di "Shrek"). Chi conosce la storia della fabbrica dei sogni sa bene che la presenza della destra a Hollywood è in realtà molto più diffusa di quanto sia visibile in apparenza: per ogni divo che ha manifestato pubblicamente le proprie convinzioni liberal c´è sempre stato un mogul dalle ferree convinzioni conservatrici, e se è vero che recentemente si sono verificati numerosi casi di grandi produttori che hanno finanziato il partito democratico (da Spielberg ai fratelli Weinstein) è vero anche che l´attuale governatore della California è stato uno dei più grandi divi degli anni ottanta e novanta, e che una star come Bruce Willis si dichiara orgogliosamente repubblicano. Non cambia di molto la situazione se si va indietro negli anni: accanto a una predominanza di attori e registi liberal che hanno affrontato battaglie quali il maccartismo o rivoluzionato la Hollywood nel momento del crollo dello studio system c´è stata una presenza costante di attori dichiaratamente di destra, quali John Wayne, Robert Taylor, Jane Russell, e, ovviamente Ronald Reagan. Anche un divo amato dalla sinistra come Robert Mitchum non ha mai nascosto le proprie simpatie repubblicane, al punto da prestare la propria voce per il filmato proiettato per celebrare Bush padre alla convention del 1992. Questo prammatico atteggiamento bipartisan si è rispecchiato anche nelle linee editoriali delle major: le scelte produttive della MGM, che legò parte del proprio successo alla realizzazione di film escapisti come i musical, sono state segnate dall´ideologia conservatrice dei mogul che fondarono lo studio, mentre gran parte dei film della Warner Bros sono stati caratterizzati da scelte di genere o d´impegno sociale in linea con le idee progressiste dei dirigenti. Tutto ciò ovviamente è sempre avvenuto in una dimensione puramente hollywoodiana, dove l´ideologia è un elemento perennemente suscettibile di trasformazioni, ed è pronta a scomparire di fronte all´inderogabile necessità del profitto. Tuttavia il modo con cui viene proposta la saga di Narnia offre altri elementi che sembrano combinare Dio a Mammona: la scelta di far uscire il film a Natale concilia infatti il dato commerciale della massima affluenza di pubblico con la volontà di ottimizzare l´emozione generata dalle festività religiose, mentre il marketing è stato affidato alla stessa società di comunicazione, specializzata nel pubblico cristiano, che ha accompagnato il trionfo della "Passione" di Mel Gibson. Antonio Monda