Varie, 6 giugno 2005
Tags : Aleksei Mikhailichenko
MIKHAILICHENKO Aleksei Kiev (Ucraina) 30 marzo 1963. Calciatore. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1988, dodicesimo nel 1989, ventunesimo nel 1991
MIKHAILICHENKO Aleksei Kiev (Ucraina) 30 marzo 1963. Calciatore. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1988, dodicesimo nel 1989, ventunesimo nel 1991. Con la nazionale sovietica fu secondo agli Europei del 1988 (sconfitta in finale con l’Olanda dopo aver battuto in semifinale l’Italia. «Fuoriclasse incompreso dal calcio italiano: arriva alla Samp nel 1990, contribuisce (con ventiquattro presenze e tre gol) allo scudetto, ma ha troppa classe e personalità per essere sopportato da uno spogliatoio in cui Vialli&Mancini fanno il bello e il cattivo tempo (e anche la formazione, dicono i maligni). Ha ventisette anni ed è una star della Dinamo Kiev, in teoria un mediano, di fatto un centrocampista a tutto campo con un sinistro vellutato e un gran fisico, forse il miglior giocatore sovietico della sua generazione. Poco valorizzato a Genova nel club doriano, se ne va in Scozia, nei Glasgow Rangers, a collezionar vittorie: tra Urss, Italia e scozia è sicuramente uno dei giocatori che ha vinto più campionati nella storia del calcio. In seguito, diventa assistente del suo maestro Lobanovskij sia nella Dinamo che nella nazionale ucraina» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «[...] al poliziotto della stradale che fermava la macchina che correva verso l’aeroporto fu spiegato che quello forse era il nuovo acquisto della Sampdoria, e allora furono sirene gratis per farlo imbarcare in tempo. Aveva un menisco rotto e girava l’Italia per guadagnare qualche dollaro [...] Prima c’era stata la lacerazione al ginocchio, l’operazione, e la nazionale sovietica l’aveva lasciato, senza altro che la divisa, in Italia, pronti tutti a buttarlo a mare, e lui aveva conosciuto Vialli, fatto qualche comparsata alle tv, infine firmato anche sotto una carta di Viola, ai tempi in cui si curava a Roma. Ma circondato sempre da scetticismo, come se si trattasse di un atleta spezzato per sempre, che mai avrebbe fatto rivivere la meraviglia degli Europei e delle Olimpiadi. E in fondo sembrava che il suo declino fosse bene intonato al declino del calcio sovietico e del mito della Dinamo di Kiev e del rubizzo Lobanovski, in quello che riteniamo essere lo sbandamento di ogni homo sovieticus [...] Mikha è il primo dei giocatori sovietici a venire con un contratto normale, lui prende i soldi [...] i tifosi, se Boskov lo fa uscire dal campo in anticipo, protestano e dicono: ”Se ne va il divertimento”. Li ha incantati facendo solo cose semplici, ma imprevedibili [...] Il suo successo in Italia ha risvegliato anche l’orgoglio dell’ Urss, il telegiornale ha dato il filmato del gol al Pisa subito dopo le ultime di Gorbaciov [...] nella giovanile della Dinamo fece ottanta gol in tre anni, in giorni che erano la felicità allo stato puro. Quei giorni di Kiev, cominciati quando a sei anni gli studenti del Politecnico lo invitavano a giocare nel parco [...]» (Corrado Sannucci, ”la Repubblica” 25/11/1990).