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 2005  giugno 06 Lunedì calendario

Somma Mario

• Latina 17 settembre 1963. Allenatore di calcio. Dall’ottobre 2009 sulla panchina della Triestina B. Nel 2004/2005 portò in A l’Empoli, nel 2004 aveva portato in B l’Arezzo, nel 2002 la Cavese in C2. Ha allenato anche il Brescia • «[...] è una specie di ascensore, il presidente lo sceglie, schiaccia il pulsante dell’obiettivo, aspetta e poi sale. [...] Si pensava che il suo 4-2-3-1 fosse una semplice fotocopia del modulo ormai diventato un marchio di fabbrica. Niente di più sbagliato: i numeri erano gli stessi, il modo di muoversi in campo no. Con i terzini che spingono come forsennati, con i due esterni che giocano larghissimi quasi sulla linea dell’out [...] ha offerto [...] un’idea di calcio originale e accattivante. Lui, influenzato da Arrigo Sacchi e da Zdenek Zeman ”come tutta la mia generazione”, ma pragmatico più che ideologico perché cresciuto nelle difficoltà delle serie minori. Lui che amava ripetere di ”non chiedere i giocatori, di allenare chi mi mettono a disposizione. Questo è il mio lavoro e così sarà sempre”. [...] Vulcanico, istintivo, passionale, uno che ”le partite le aggredisce e non le subisce”. [...] Le partite preparate col Subbuteo. Le partite raddrizzate e vinte schierando contemporaneamente sei attaccanti e soltanto due difensori di ruolo (è successo a Catanzaro). Zemaniano? No, non proprio visto che le sue squadre hanno sempre subito pochi gol. Come modelli, ha piuttosto allenatori che non fanno più tendenza, incontrati [...] quando giocava, esperienze ormai lontane: Gigi Simoni al Genoa (’Mi ha insegnato la gestione del gruppo”), Corrado Orrico alla Carrarese (’Mi ha insegnato il sacrificio dentro e fuori dal campo”). [...]» (Guglielmo Longhi, ”La Gazzetta dello Sport” 6/6/2005). «[...] due anni da allenatore-giocatore degli avvocati di Latina [...] ”Grande esperienza il biennio con gli avvocati. Vi assicuro, tenere testa dialetticamente ad uno spogliatoio con 30 principi del Foro ti forma. Le vittorie su Roma, con Giordano, Piscedda e Carnevale, indimenticabili, come qualche rissa. Non avevo panchina, quindi... [...] M’è capitato di allenare facendomi il segno della croce andando al lavoro, con una società che poteva darmi poco o nulla e sperando ci aiutasse la fortuna. Quando mi vedo, ora, nel mio spogliatoio personale con frigobar e Sky- tv, ripensando ai vetri rotti di quegli stanzoni senza luce, freddi e bui, ho i brividi” [...]» (Gaetano Imparato, ”La Gazzetta dello Sport” 19/12/2004). «A giugno 2003 allenava ancora su campi di terra battuta. E il 2002 era stato l’ultimo di sette anni terribili: finita la carriera da giocatore (anche la B, con il Genoa [...]) la carriera da allenatore aveva faticato ad ingranare. Contratti mordi e fuggi, niente più. Qualcosa si intravedeva, però: una clamorosa salvezza conquistata con il Cisterna in D nelle ultime giornate: poteva solo vincere tutte le partite, le vinse. Poi salvò il Baracca con 7 punti di penalizzazione. Quindi finì ad allenare la formazione degli avvocati di Latina, la sua città. Poi raggruppò i calciatori disoccupati e li portò in ritiro e in tourné estiva. Le idee non gli sono mai mancate. E la sua carriera e (forse) la sua vita è cambiata proprio grazie a una idea geniale: un contratto a risultato. Era l’autunno del 2002. Cavese ultima in classifica nel girone campano della serie D. Lo chiamarono alla quinta giornata. Lui disse al presidente: se vinco mi paghi, se no alleno gratis. Mille euro ogni vittoria: fece notizia e fece storcere il naso a Vicini, presidente Asso allenatori. Ma Somma voleva soprattutto fare notizia: ”Mi ha dato visibilità, il resto ce l’ho messo io”. 78 punti, promosso, un bello stipendio. A giugno ripartì da zero. Stavolta in C1, con l’Arezzo. Niente contratto a rendimento ma una squadra fatta da qualcun altro come l’anno precedente in Campania. Nessun problema: alla fine del campionato era sempre lì, in testa. E siamo al luglio 2004, Somma ricomincia da zero con l’Empoli. La società ha venduto tutti i senatori (Rocchi compreso) e gli affida i giovani. ”Nessuno di loro era mai partito titolare, ma non era un problema”. L’inizio è stato duro: umiliati da Pistoiese e Genova in Coppa. ”La svolta arrivò a Torino, perdemmo 5-3 ma uscimmo tra i complimenti. Quella banda di ragazzini era diventata una squadra”. Perché per Mario Somma il gruppo è tutto. Ad Arezzo nello spogliatoio andava in scena l’uno contro tutti copiato da Maurizio Costanzo. ”E io fui il primo a rispondere alle domande di tutti, nessun limite. Poi è toccato ai giocatori. servito, eccome”. [...] ”[...] Per me esistono due tipi di allenatori: uno di campo, uno di chiacchere. Io sono del primo tipo, da giocatore ne ho incontrati soprattutto del secondo. Ero un ragazzo burbero, chiuso: non mi hanno aiutato. la vita che mi ha fatto crescere. Ora nei momenti difficili mi guardo indietro e dico: sto meglio ora, andiamo avanti. [...]” [...]» (V. B., ”Il Messaggero” 28/5/2005).