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 2005  giugno 03 Venerdì calendario

Con la vecchia lira un conto più salato. La Repubblica 03/06/2005. Roma - Evviva l´euro, abbasso l´euro

Con la vecchia lira un conto più salato. La Repubblica 03/06/2005. Roma - Evviva l´euro, abbasso l´euro. Ma cosa accadrebbe, cosa sarebbe accaduto senza l´euro? Ecco, c´è qualche ragione per pensare che se l´Italia non avesse aderito alla moneta unica nel maggio del 1998, per i cittadini e i consumatori sarebbe stato molto peggio. Il voto francese e olandese, per forza di cose, rischia oggi di mettere in ombra i vantaggi di quella scelta, divenuta operativa il 1° gennaio 2002. Le spinte anti euro si moltiplicano tanto che persino la Bce ha dovuto dire che "è privo di senso" parlare di un suo smantellamento. Ma i vantaggi restano. Il denaro è meno caro per tutti: chi ha bisogno di un prestito non deve più pagare interessi da capogiro come quando c´era la lira. Comprarsi una casa è più facile e l´hanno fatto 2 milioni 600 mila famiglie. Accendere un mutuo conviene: si risparmiano 400 euro al mese di rata. Benzina e carburanti costano meno: secondo l´Unione petrolifera nel biennio 2003-2004, senza l´euro, la "bolletta energetica" sarebbe stata più salata di 8 miliardi. Certo, di questi vantaggi, non ci si rende conto quando si va a fare la spesa. Ma Eurostat ha dimostrato che la spirale degli aumenti in Italia, a volte dei raddoppi di prezzo, ha a che fare con l´euro fino a un certo punto. Pesano invece scarsa competitività, mancanza di controlli, distribuzione malfatta, furbizie dei commercianti. Nel periodo 1996-2004 le zucchine e le verdure in genere sono aumentate da noi del 33%, contro il 17% del resto di Eurolandia mentre in Germania, un paese non certo baciato dal sole, i prezzi del "fresco" sono addirittura scesi del 2%. Vivere senza euro, allora? Parlare male della moneta unica è comodo e facile. L´altro giorno, con lo pseudonimo ufficiale di Franco Mauri, l´ex presidente Francesco Cossiga, dalle colonne di Libero, ha chiesto a Silvio Berlusconi di fare "un gesto da patriota": uscire dall´euro e decretare una svalutazione del 20% della resuscitabile moneta nazionale. La Padania ha titolato la prima pagina così: "Tornare alla lira si può. Ecco come...". Ora la Lega pensa addirittura ad un referendum consultivo. Non passa giorno che il premier o altri ministri - l´ultimo, Calderoli - non attribuiscano alla moneta europea ogni possibile sciagura. E anche qui il doppio no alla Costituzione Ue è incoraggiante. Ma nessuno dei politici dice cosa sarebbe potuto accadere alla lira di fronte a buchi multinazionali come quelli di Cirio e Parmalat: gli economisti de lavoce.info, invece, ipotizzano una fuoriuscita di capitali dal paese e una conseguente crisi di credibilità. Silenzio anche su quali sobbalzi avrebbe accusato il cambio in presenza di tensioni geopolitiche gravi, come la guerra in Iraq, con la spirale petrolifera che ne è derivata. Non una parola sui contraccolpi delle svalutazioni, in termini di inflazione e tassi d´interesse. E allora per forza di cose il ricordo va al 1992, quando la speculazione metteva sotto scacco la lira e le autorità monetarie si svenavano per difenderla: tutto inutile, la moneta usciva dallo Sme. Un periodo di passione, una terribile vergogna. In prima fila, durante quella drammatica esperienza, c´era Carlo Azeglio Ciampi, all´epoca governatore. Non è un caso che proprio lui, che ha guidato la Banca d´Italia, il Tesoro, palazzo Chigi e ora il Quirinale, non si stanchi mai di ripetere che l´euro è "uno scudo protettivo". Anzi, si sa che tiene aggiornata la famosa tabellina che mostrava ai partner dubbiosi, quando era ministro e l´Italia doveva ancora entrare nella moneta unica, da cui viene fuori l´enorme risparmio per gli interessi sul debito dovuto all´euro. Circa 66 miliardi l´anno, secondo i calcoli degli esperti de lavoce.info; ben 460 miliardi nel periodo 1997-2003 e tutti grazie al calo dei tassi. Questi stessi esperti, in materia di commercio, hanno stimato che dal 2000 in poi l´Italia vende più merci: all´interno dell´Ocse l´aumento è fino al 4%. Più in generale, nelle aree dove c´è una moneta comune, il volume del commercio al suo interno cresce anche del 300%. Il contrario esatto di ciò che pensano i nemici dell´euro. Elena Polidori