La Repubblica 29/05/2005, pag.12 Michele Smargiassi, 29 maggio 2005
"Cancelliamo chi non vota mai così il quorum sarebbe più giusto". La Repubblica 29 maggio 2005. Roma - "Sterilizzare" Ponzio Pilato è possibile
"Cancelliamo chi non vota mai così il quorum sarebbe più giusto". La Repubblica 29 maggio 2005. Roma - "Sterilizzare" Ponzio Pilato è possibile. Per eliminare l´indebito vantaggio di cui godono, grazie al quorum, i fautori del "no" al referendum basterebbe una banale modifica, quella che propone Augusto Barbera, costituzionalista e autore con Andrea Morrone di La Repubblica dei Referendum: un quorum variabile basato sugli "elettori attivi"". Chi sono, professore? "Gli italiani che abitualmente vanno alle urne. Si prende come base l´affluenza al voto delle più recenti politiche, che nel 2001 è stato dell´81,5%. In questo modo il referendum del 12 giugno sarebbe valido se votasse più del 40,75 per cento dell´elettorato". Che effetto avrebbe? "Depurato il quorum dall´astensionismo fisiologico, chi vuol vincere dovrebbe per forza partecipare alla consultazione". Diranno che è una proposta di parte. "Purtroppo l´invito ad "andare al mare" è, a turno, bipartisan. Tutti gli schieramenti politici lo hanno almeno una volta ipotizzato o raccomandato, il primo fu proprio Pannella. Del resto, la mia è già più che un´ipotesi: il quorum variabile è già stato adottato dallo statuto regionale della Toscana e accolto favorevolmente dalla Corte costituzionale". Non pensa, come dicono oggi i cattolici, che l´astensione sia una legittima espressione di voto? " una scelta legittima per il singolo, ma non è un´espressione di voto. Infatti un referendum invalidato dal quorum può essere subito ripetuto (è successo per quello sulla preferenza unica), a differenza di quelli bocciati da un "’no" che restano in quarantena per cinque anni. L´astensione è una rinuncia che non può neppure essere fatta pesare politicamente". Però è efficace: sommando i no all´astensione i referendum falliscono quasi automaticamente. "Se succedesse anche il 12 giugno sarebbe la ventunesima volta su cinquantacinque". Fa parte del gioco, no? "No. I costituenti vollero il quorum per difendere l´autorevolezza del referendum. Il fallimento per mancato quorum è una patologia democratica che non può essere trasformata in uno strumento politico". Perché no? Si fa spesso, in Parlamento. "Infatti si chiama ostruzionismo. Si fa mancare il numero legale per impedire a un organismo democratico di decidere. un´arma estrema, da usare con enorme parsimonia e solo quando siano in gioco altissimi valori democratici e morali". La Chiesa sostiene che è questo il caso. "Liberi i cittadini, singoli o associati di organizzare l´astensione dal voto. Non si cerchi però di far passare questo come un modo per esercitare un diritto di voto. Se lo fosse, tra l´altro, entrerebbe in crisi la segretezza del voto: tutti potranno sapere chi è andato a votare. Cosa accadrà a un parroco che venga visto entrare nel seggio? In ogni caso, utilizzare questo stratagemma significa sottrarsi al confronto democratico delle idee la cui verifica è solo il voto ad armi pari. Una scelta che danneggia anche chi vota no. Io, ad esempio, voterò tre sì e un no, ma quel mio no a questo punto non potrà mai diventare maggioranza: è inutile, perso". Anche i presidenti delle Camere sostengono l´astensionismo: sbagliano? " sconcertante anche in ministri e parlamentari. Non capiscono cosa significa? Sanno, o temono, che andando a votare ad armi pari i cittadini boccerebbero la legge, quindi si rifugiano nell´ostruzionismo. Teorizzano che bisogna impedire alla maggioranza dei cittadini di far valere democraticamente la loro opinione, e che una minoranza può battere una maggioranza". Un atteggiamento antidemocratico, dunque? "C´è forse un´alternativa democratica al principio di maggioranza? Come l´ostruzionismo parlamentare sistematico, l´utilizzo dell´astensionismo referendario è un deprimente strumento di lotta politica che umilia le istituzioni e tradisce il vizio di rispettare le regole solo quando conviene. E stavolta non è in gioco solo la legge 40, ma il destino di uno strumento democratico. Non credo che l´istituto del referendum reggerebbe al ventunesimo fallimento". Michele Smargiassi