La Repubblica 31/05/2005, pag.17 Alberto Cairo, 31 maggio 2005
La solitudine dei gay afgani. La Repubblica 31 maggio 2005. Quasi una rissa oggi al centro ortopedico tra Alef e Matin
La solitudine dei gay afgani. La Repubblica 31 maggio 2005. Quasi una rissa oggi al centro ortopedico tra Alef e Matin. Eppure la giornata comincia bene, con Alef che distribuisce confetti a tutti, felice e fiero della nascita del suo primogenito. Mezz´ora più tardi invece, rosso come un tacchino, prende per il collo Matin. Li separano a stento: hanno sì entrambi una gamba in meno, ma le braccia sono forti. Indago. La ragione è una battuta di Matin, burlone: tuo figlio ha le gambe? Certo, la risposta di Alef. Allora non è tuo. Volano pesanti insulti, nonni e bisavoli non sono risparmiati. Benamùs, svergognato, e cunì, tra le parolacce ricorrenti. Rimprovero Matin, cercando di non ridere. Ad Alef suggerisco di non essere così serio e musone. "Su certe cose non si scherza qui", insiste deciso. Lo so. Per quanto gli afgani amino parlare di sesso a lungo e nei dettagli, riferimenti a mogli e parenti non sono ammessi, neppure tra amici. Ne va dell´onore, tragiche possono essere le conseguenze. Altro tabù è l´omosessualità. Mi viene in mente lo zio di una bimbetta coi piedi torti. Ce la porta da anni per trattamento e controlli. Faqir, uno dei nostri saldatori, giura che è un cunì. Dal gestaccio che fa, capisco che vuol dire, non occorrono spiegazioni. Dice che è un suo vicino di casa. Dal tetto, sua sorella lo vede sempre assieme un bel tipo, moro. Con lui ha aperto un negozio. "In società giorno e notte", ride volgare. Aggiunge che nel quartiere molti li evitano. Come in ogni parte del mondo, anche in Afghanistan l´omosessualità, tra adulti consenzienti, esiste. Ma si preferisce ignorarla o deriderla, quando non combatterla. I Taliban uccidevano chi colto in flagrante, facendogli cadere addosso un alto muro di pietre. L´omosessualità femminile poi, donne cui non serve un marito, è inconcepibile. Anche se condannati da legge e religione, i rapporti tra ragazzi o tra un adulto ed un adolescente sono di fatto tollerati. Visti come un momento transitorio della vita sessuale di un uomo, terminerebbero col matrimonio. Si chiude un occhio se continuano, purché l´uomo resti maschio. Non c´è indulgenza per chi è cunì o si muove effemminato. Mesi fa, la notizia data alla radio di matrimoni tra uomini in Europa e in America fa gridare allo scandalo. Curiosi, mi chiedono se sono celebrati anche in Italia. "Non ancora". Restano perplessi quando dico che ciascuno ha diritto alle proprie scelte. Li rende muti e increduli la mia ammirazione per chi le sbandiera con orgoglio. Poi ridono. Mi auguro che lo zio cunì e il suo amico si vogliano bene e si facciano buona compagnia. Non avranno amici per chissà quanto tempo ancora. Alberto Cairo