Varie, 3 giugno 2005
BRAGGIOTTI
BRAGGIOTTI Gerardo Casablanca (Marocco) 25 marzo 1952. Banchiere. «[...] Figlio d’arte (il padre Enrico è stato amministratore delegato e presidente della Comit) [...] dopo avere studiato ai licei francesi di Roma e Milano, si è laureato in legge a Milano e si è diplomato a Parigi all’Institut d’Etudes Politiques, diventando poi membro dell’istituto di Chartered Accountants di Inghilterra e Galles. Il primo incarico è nel 1974 alla General Electric di Milano, per poi passare alla Arthur Andersen, prima a Londra, poi a Milano. del 1980 l’arrivo in Mediobanca dove resterà appunto per diciasette anni. [...]» (r.e.s., ”La Stampa” 3/6/2005). «[...] ex enfant prodige di Mediobanca che dopo essersene andato sbattendo la porta per i contrasti con Vincenzo Maranghi, a.d. di via Filodrammatici, se n’era andato a Parigi alla Lazard a studiare la rivincita. [...]» (Walter Brambilla, ”La Padania” 23/3/1999). «A distanza di sette anni, un altro addio traumatico per Gerardo Braggiotti. Nel 1998 furono le incomprensioni con Vincenzo Maranghi sulla ”mission” di Mediobanca a provocare l’uscita del banchiere dal tempio della finanza milanese. Neanche un mese dopo le dimissioni, approdò a Lazard, grazie ai buoni uffici di Antoine Bernheim che lo servì su un piatto d’argento a Michel David-Weill, uno dei fondatori della blasonata boutique francese. Il nuovo strappo sembra sia arrivato [...] con le dimissioni di Braggiotti piovute sul tavolo di David-Weill e di Bruce Wasserstein, il coriaceo amministratore delegato che ha fortemente voluto la quotazione di Lazard alla Borsa americana in aperto contrasto con gli altri partner. Tra cui proprio quelli italiani, in totale otto, con a capo Braggiotti e Arnaldo Borghesi, che hanno condotto la Lazard Italia a essere la filiale più profittevole di tutto il gruppo con 82 miliardi di dollari di valore delle transazioni concluse negli ultimi due anni. Quasi il doppio della casa madre parigina (47 miliardi di dollari), guidata dal settantunenne Bruno Roger, e della filiale inglese (43 miliardi) al cui vertice c’è Marcus Agius. Braggiotti e Borghesi si sono opposti fin da subito al progetto di quotazione in Borsa, considerato un’operazione di puro potere volta a raccogliere le risorse finanziarie per pagare l’uscita dalla maison degli azionisti storici come David-Weill e a comprimere i compensi dei partner portatori di affari. Ma non c’è stato nulla da fare [...] Braggiotti, tra l’altro, non l’avrebbe spuntata neanche nella riorganizzazione in corso che vedrebbe Parigi come centro decisionale di tutte le attività europee, nel tentativo di riequilibrare l’asse della banca d’affari che con la quotazione si è spostato verso gli Stati Uniti. [...] figlio dell’ex presidente della Comit [...] Braggiotti è considerato il miglior banchiere d’affari d’Italia non solo per l’alto profilo ma anche per la quantità di deal originati negli ultimi anni. Molti conclusi con gran dispendio di risorse da parte dei suoi clienti: basti ricordare l’acquisizione di Infostrada da parte dell’Enel per 13 miliardi di euro, l’acquisto delle azioni Olivetti a più di 4 euro per la Pirelli di Marco Tronchetti Provera ma anche l’Opa su Montedison lanciata congiuntamente da Edf e Fiat. Ma i suoi rapporti con i grandi gruppi del capitalismo italiano non si sono mai sfilacciati. L’unico passo falso? Nel 1999, a un anno dall’addio a Mediobanca, quando fu regista dell’attacco concentrico di Unicredit sulla Comit e del Sanpaolo sulla Banca di Roma. Lazard era advisor dei due attaccanti ed Enrico Cuccia pensò che il vero obbiettivo fosse proprio Mediobanca. Le Opa fallirono e da quel momento Alessandro Profumo per le sue operazioni si rivolge alla Merrill Lynch» (Giovanni Pons, ”la Repubblica” 3/6/2005).