varie, 3 giugno 2005
ALyS
ALŸS Francis Anversa (Belgio) 1959. Artista. Vive in Messico. «[...] L’installazione 45 Ghetto Collectors, serie di opere iniziata negli anni 90 dall’artista, riunisce una parte della sua collezione di ”colectores”, piccole costruzioni pensate per essere trascinate con un filo sul suolo e aspirare la spazzatura metallica, simili a giocattoli di latta, i perritos stilizzati e realizzati attraverso il riciclo di scatole di alimenti o di oggetti rievocano l’idea di attraversamento dello spazio urbano dei venditori ambulanti che spingono i precari carretti pieni di merce per le vie messicane. Al contempo evaporano e depistano la scultura tradizionale monolitica e immota. Ma il suo attraversamento dello spazio è soprattutto reificazione così, infatti, appaiono le serie di diapositive Durmientes (1997-2002) e Ambulantes (1992-2002) [...] Ottanta diapositive per serie, realizzate in anni di appostamenti, soste, riattraversamenti e passeggiate lungo lo Zócalo, alla ricerca di dormienti (homeless e cani abbandonati) adagiati su marciapiedi, angoli e gradini, a volte coperti dalla spazzatura. Così come gli ambulanti che spingono perpetuamente improbabili carritos, pieni di merce incredibile: gommapiuma, scarpe, tortillas, finestre, abiti da spose, scatole, oggetti votivi, gabbie di uccelli. Insomma tutto quel mondo dell’economia sommersa che in Messico costituisce fonte si sopravvivenza per il 60% della popolazione. [...] il docu-video Paradoja de praxis, primiera parte: a veces hacer una cosa acaba en nada del 1997 che sottolinea, ulteriormente, la pratica sovversiva con cui Alÿs rifiuta la standardizzazione del soggetto globalizzato, nega l’assunzione di un efficientismo esacerbato tipico del sistema liberistico. L’azione realizzata da Alÿs riprende lo spostamento di un grosso blocco di ghiaccio per le strade dello Zócalo fino al suo scioglimento totale. Una azione di fatica, durata una giornata, e di inutilità pura come il titolo sottende, ma che crea appunto quella frizione tra adesione al sistema produttivo e la resistenza ad esso. [...]» (Teresa Macrì, ”il manifesto” 2/6/2005).