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 2005  giugno 01 Mercoledì calendario

I pianeti giganti "emigrarono" e per Luna e Terra fu l’inferno. La Stampa tSt 01/06/2005. I pianeti giganti Giove, Saturno, Urano e Nettuno emigrano verso la periferia del sistema solare e si scatena un pauroso bombardamento di asteroidi che investe la Terra e la Luna

I pianeti giganti "emigrarono" e per Luna e Terra fu l’inferno. La Stampa tSt 01/06/2005. I pianeti giganti Giove, Saturno, Urano e Nettuno emigrano verso la periferia del sistema solare e si scatena un pauroso bombardamento di asteroidi che investe la Terra e la Luna. Non è un film. E’ lo scenario descritto da tre lunghi articoli nell’ultimo numero di "Nature". A ridisegnare l’origine del nostro villaggio planetario sono quattro astronomi specializzati in meccanica celeste e simulazioni al computer: l’italiano Alessandro Morbidelli e il greco Tsiganis dell’Osservatorio della Costa Azzurra (Nizza), l’americano Levison dell’Osservatorio di Boulder in Colorado e il brasiliano Gomes di Rio de Janeiro. "Il sistema solare che oggi osserviamo - spiega Morbidelli, 39 anni, direttore di ricerca Cnrs - con i suoi nove pianeti, la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove e un’altra fascia di asteroidi aldilà di Plutone, prese questo aspetto 3,8 miliardi di anni fa, cioè 700 milioni di anni dopo la sua formazione. In quell’epoca, nel giro di pochi milioni di anni, Giove e Saturno si spostarono in direzioni opposte fino a occupare le orbite attuali e una grandinata di pianetini si abbattè verso l’interno. I grandi bacini della Luna - Serenitatis, Tranquillitatis, Imbrium, ”li segni bui” descritti da Dante nella ”Divina Commedia” - testimoniano quelle catastrofi. Lo abbiamo scoperto con simulazioni al computer: sono molto convincenti e spiegano in modo nuovo e coerente una serie di fenomeni che fino a ieri erano enigmatici e rendevano contraddittori i modelli dell’origine del sistema solare." Tutto iniziò 4,6 miliardi di anni fa quando una nebulosa di gas e polveri interstellari incominciò a condensarsi sotto l’effetto della sua stessa gravità. Al centro, quando la densità e la temperatura diventarono abbastanza elevate, si accese il Sole, la nostra stella. Intorno rimase un disco di polveri e gas. Di qui, per successive aggregazioni di piccoli corpi, in circa 100 milioni di anni si formarono i pianeti: quelli piccoli e rocciosi - Mercurio, Venere, la Terra e Marte - nelle vicinanze del Sole, quelli grandi e prevalentemente gassosi - Giove, Saturno, Urano e Nettuno - nella regione più periferica, e infine una vasta regione di corpi ghiacciati - la Cintura di Kuiper - aldilà di Plutone. In teoria, già 4,4 miliardi di anni fa il sistema solare avrebbe dovuto assumere l’aspetto attuale. Ma alcune cose non quadravano. Gli astronauti delle missioni "Apollo" hanno riportato rocce dei "mari" della Luna, chiaramente generati dall’impatto di grossi planetoidi in epoca tarda, come prova il fatto che pochi crateri più recenti hanno intaccato quei "mari": e infatti quelle rocce sono risultate più giovani di 700 milioni di anni, risalgono a 3,8 miliardi di anni fa. Un’epoca nella quale non dovevano più essere in circolazione planetoidi così grandi. Anche i corpi ghiacciati della cintura di Kuiper e due gruppi di asteroidi disposti lungo l’orbita di Giove (i "greci" e il "troiani") ponevano dei problemi. Il gruppo di Morbidelli ha ricostruito al computer gli eventi primordiali. Tutti i pianeti occupavano orginariamente uno spazio molto più ristretto intorno al Sole e si muovevano nei residui di gas del disco protoplanetario. Ma le orbite si evolvevano sotto i reciproci influssi gravitazionali. Quando il rapporto tra i tempi impiegati da Giove e Saturno a compiere un giro intorno al Sole divenne di 1 a 2, si scatenò la crisi: Giove sparò pianetini verso l’esterno del sistema solare; Saturno, Urano e Nettuno li spararono perlopiù verso l’interno, lapidando la Luna, ma anche Marte, la Terra, Venere e Mercurio. Più precisamente, una piccola minoranza, circa un pianetino su 10 milioni, colpì la Luna e uno su un milione la Terra. Uno su mille, invece, rimase intrappolato nella Cintura di Kuiper, oltre l’orbita attuale di Nettuno. Come controreazione, l’orbita di Giove si avvicinò al Sole mentre Saturno, Urano e Nettuno si allontanarono, emigrando verso le loro posizioni attuali. Anche gli asteroidi "greci" e "troiani" rientrano nel quadro: durante questo periodo di caos, la loro popolazione rimase più o meno costante perché quelli che riuscirono a sfuggire furono sostituiti da altri pianetini catturati in quei punti di equilibrio gravitazionale tra Giove e il Sole. E quando la situazione si stabilizzò, gli ultimi arrivati rimasero intrappolati per sempre sulle loro orbite. L’evento decisivo fu dunque lo stabilirsi del rapporto 1 a 2 nei periodi orbitali di Giove e Saturno. La Luna ne porta ancora le cicatrici. La Terra si è fatto un lifting grazie agli agenti atmosferici e alla deriva dei continenti. Piero Bianucci