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 2005  maggio 31 Martedì calendario

Schiavone battuta da Ana la bambola. La Stampa 31/05/2005. Parigi. Un incontro di tennis sa essere, spesso, più incostante delle "merveilleux nuages", delle nuvole meravigliose che uniche incantavano il misterioso straniero di Baudelaire

Schiavone battuta da Ana la bambola. La Stampa 31/05/2005. Parigi. Un incontro di tennis sa essere, spesso, più incostante delle "merveilleux nuages", delle nuvole meravigliose che uniche incantavano il misterioso straniero di Baudelaire. E proprio sotto un cielo in transito, pieno di gesti grigi e di sole, Francesca Schiavone ieri ha perso, riagguantato, quasi vinto, infine abbandonato il match che le avrebbe potuto regalare un secondo quarto di finale al Roland Garros. Due incauti doppi falli le sono costati il primo set. Il secondo Francesca lo ha vinto con mucho corazon al tie-break, nel terzo si è trovata avanti per 3-1. Ma lì ha commesso l’errore di rattrappirsi troppo in difesa, di cedere troppo campo all’avversaria, quella determinatissima e incantevole bambola bruna di Ana Ivanovic. Leonessa ha ceduto, per seguire le sue parole, "ai diavoletti che ti afferrano sempre in campo, e ti tirano giù per i piedi". Demoni tutti interiori, che per il momento la dolce diciassettenne serba non fa mostra di conoscere. Ana, oggi numero 31 del mondo, picchia dritto e rovescio con il coraggio dell’incoscienza, e sa difendersi con destrezza, nonostante l’ampia complessione e un filo di sovrappeso. E poi non molla mai, esibendo una tigna da combattente veterana. Non ha mollato ieri, infilando cinque game di fila, mandando all’inferno la nostra Francesca e in sollucchero tutto il suo numeroso clan: papà Misa, ex cestista e consulente finanziario; mamma Dragana, avvocato, e il piccolo Miros, aspirante pivot e capo ultras della sorellona. Mezz’ora più tardi, incrociata al ristorante dei giocatori, la bambola aveva abbandonato il sembiante da guerriera. Gli oltre 180 centimetri inguainati in una tutina nera, i capelli neri non più raccolti a coda ma vaporosi attorno al volto, gli occhi cangianti, a seconda del cielo, dal miele all’azzurro intenso, l’incarnato di porcellana steso sugli zigomi morbidi. Insomma, una Megan Gale dal tratto più dolce, con cromosomi balcanici. "Ana - specifica Fabio Della Vida, il suo premurosissimo manager - è però una ragazza carina che gioca a tennis, non una modella". La bambola, che pure a giudicare da alcuni servizi fotografici lievemente glamour ha numeri da vamposissima, fuori dal rettangolo di gioco è ancora una teen-ager tout-court. Si diverte a giocare a carte, snobba i maschietti, a Della Vida non perdona di averle promesso invano, dopo il torneo di Miami, una visita a Disneyland. Cucina benissimo, come ha dimostrato durante un periodo di allenamento a Livorno, dove finite le ore di tennis si dedicava alla produzione di strepitosi pan-cake.  nata a Belgrado, ma si allena a Zurigo, al club Grasshoppers, insieme ad un top-100 ungherese degli anni 80, Zoltan Kuharszky, ex-coach della Capriati, e a Pierre Paganini, il preparatore fisico di Federer. Da tre anni i suoi interessi sono curati dalla DH Management, la società fondata da Dan Holzman, 45enne miliardario svizzero che ha fatto gli schei con le vitamine e si è poi innamorato del tennis, dedicandosi ad quella sorta di mecenatismo interessato che nutre oggi molto tennis femminile.  cresciuta bene, Ana, non è una forzata del tennis. Mamma Dragana l’accompagna per tornei, ma senza invaderle la vita come fa l’orco serbo Damir Dokic, padre padrone della semi-desaparecida Jelena. Gli Ivanovic del resto sono una famiglia colta, allargata e pacifica, con popolosi rami in Australia. Hanno dimenticato le bombe, si godono un comodo appartamento borghese nella Nuova Belgrado e la vasta, repentina popolarità della figlia: persino il presidente serbo, Boris Tadic, ha voluto incontrarla in ambasciata a Roma, durante gli ultimi Internazionali. Quest’anno Ana, che da junior è stata finalista a Wimbledon, ha già vinto un torneo Wta a Camberra. Nei quarti di Parigi le tocca oggi la Petrova, la più abbordabile delle zarine, fra l’altro già battuta a Miami. Persino il più cinico dei flaneur da sala stampa, a questo punto, sogna di vederla in semifinale contro l’altra bambola, la bionda Sharapova. Stefano Semeraro