Corriere della Sera 30/05/2005, pag.25 Ranieri Polese, 30 maggio 2005
Fenomenologia di Vasco Rossi. Corriere della Sera 30 maggio 2005. Ora che su Vasco Rossi le due anime della destra, di An cioè, si stanno dando fiera battaglia (Filippo Rossi il 18 maggio sul Secolo d’Italia scrive un articolo intitolato " Blasco, uno dei nostri" , il giorno dopo Marcello Veneziani su Libero gli risponde che la vera tradizione della destra sta dalla parte di Céline e Mishima, non certo con i divi delle canzonette: e da allora la polemica continua) la domanda che si pone è inevitabilmente questa: di che parte è Vasco? Come rockstar dovrebbe stare a sinistra
Fenomenologia di Vasco Rossi. Corriere della Sera 30 maggio 2005. Ora che su Vasco Rossi le due anime della destra, di An cioè, si stanno dando fiera battaglia (Filippo Rossi il 18 maggio sul Secolo d’Italia scrive un articolo intitolato " Blasco, uno dei nostri" , il giorno dopo Marcello Veneziani su Libero gli risponde che la vera tradizione della destra sta dalla parte di Céline e Mishima, non certo con i divi delle canzonette: e da allora la polemica continua) la domanda che si pone è inevitabilmente questa: di che parte è Vasco? Come rockstar dovrebbe stare a sinistra. Ribelle, antiproibizionista, contro le regole borghesi del vivere, si colloca inevitabilmente fra i trasgressori. Cosa anche facile ripensando alla sua nascita artistica nella Bologna anni Settanta, capitale della creatività, delle radio libere veramente, dei ragazzi del Dams, dei cantautori di protesta. La politica, in realtà, non lo prendeva più di tanto. Se proprio doveva definirsi, si diceva " anarchico, intrippato con Bakunin " . E spiegava: " Facevamo gli anarchici, ma in fondo pensavamo da comunisti, però ci vergognavamo " . Certo, su temi come la droga lui si schiera contro le proibizioni, ed è più vicino ai radicali che non al Pci. Poi, a metà anni ’ 90, si dichiarerà prossimo come idee al sindaco di Napoli Bassolino che apre la città al rock. Ma quando Bologna la rossa verrà espug n a t a d a Guazzaloca, non si unisce al coro dei lamenti: vuol dire, afferma, che la gente aveva voglia di cambiare, poi si vedrà. Su Sergio Cofferati non fa dichiarazioni. La politica del Blasco – Le sue fedeltà non sono di schieramento e men che mai di ideologia, semmai sono generazionali, pre politiche. In fondo è rimasto com’era, quando leggendo da ragazzino I ragazzi della Via Paal scoprì l’importanza della lealtà di gruppo. " Perché il mondo si divide in due: da una parte gli infami, quelli che fanno la spia, dall’altra quelli che non raccontano niente " . E che " infami si nasce, non si diventa " . Lui sta istintivamente ancora e sempre con i ragazzi che nessuno vuole far entrare nel gioco del sistema, si riconosce nel loro mondo marginale, come loro si è sentito escluso, come loro ha cercato un paradiso fatto di notti bianche al Roxy Bar, di whisky & canne. Dalla sua, però, ha qualcosa che manca a tanti altri cantautori, il lessico giusto, il parlato semplice " on esto e sincero " , la capacità di dire le cose che i ragazzi pensano con le stesse parole che loro usano. Se Guccini, nel suo impeto libertario, rischia talvolta la nobile retorica, se De Gregori è sempre tentato dall’ermetismo, Vasco vanta un’economia linguistica rara. Ha un vocabolario limitato, raccoglie e adatta termini presi dalla pubblicità, gioca sulle ripetizioni con grande bravura ( " e va bene va bene va bene, anche se non mi vuoi bene telefonami " ) , sceglie – come dichiara orgoglioso nei primi anni ’ 80 – la fiction per immagini. " Ha il magico potere di trasformare il quotidiano in sublime " dice Fernanda Pivano " usando solo poche e semplici parole " . Ma così diventa, e rimane ancora oggi, l’unico in grado di sintonizzarsi con i giovani. Qualunque sia la loro fede politica. Perché oggi Vasco, maestro di dubbi, si chiede: " Ma destra e sinistra significano ancora qualcosa? " . Il signor Rossi uno e due – Dice il filosofo: diventa quello che sei. Già, ma come si diventa Vasco Rossi? Com’è che si arriva dal bambino canterino, capelli biondi con la banana, primo classificato al concorso Usignolo d’oro 1965 di Modena ( con la canzone Comenelle fiabe ) al rocker che vuole una vita spericolata e si attira gli insulti di benpensanti e custodi della morale, per diventare intorno a 50 anni la più grande rockstar italiana? Molto, è vero, ha aiutato il fattore ambientale, il Grande Paese della musica italiana che corre lungo la Via Emilia, terra ricca di concorsi ( dallo Zecchino d’oro a Castrocaro), di balere, discoteche, scantinati del rock demenziale; in cui si sa come si comincia, poi si può diventare Nilla Pizzi o Ligabue, Raul Casadei o gli Skiantos, Caterina Caselli o Gianni Morandi. O appunto Vasco Rossi. Già, ma chi è davvero Vasco Rossi? Lui, il Blasco, ripete sempre che ha avuto molti problemi con le etichette che i giornali gli affibbiavano. Per esempio, " il rocker di Zocca " lo mandava in bestia. " Meglio provocautore – dice – o sennò, per farla più semplice, diciamo rockstar " . Anche la parola mito gli fa un po’ rabbia: sulla prima pagina del supertascabile Mondadori, uno dei Miti appunto, contenente una scelta delle sue can zoni, facendo la dedica a un amico scriveva: " Mito? No, una leggenda, oh yeah! " . E anche la storia del cattivo maestro proprio non la regge. Perché lui non ha niente da insegnare a nessuno, né in bene né in male. Ha solo dubbi, solo domande. Così, quando riceve la laurea honoris causa allo Iulm di Milano, di una cosa dichiara di essere soprattutto contento: che oramai il dottor Rossi ha chiuso la stagione del cattivo maestro. Ma poi, di quale Vasco Rossi si parla? Di quello che andava al massimo, dai primi anni ’ 70 ( Bologna, Punto Radio, le prime canzoni, i primi locali, una vita che non è mai tardi) fino alla stagione maledetta, 1984 88, i due arresti per cocaina, il processo, la separazione – temporanea – dal manager e dalla band? O invece di quello che dopo esser risorto urlando " C’è chi dice no " comincia a dare la scalata agli stadi italiani, magari imparando ad andare a letto presto, a fare una vita più regolata ( con Laura Schmidt e il figlio Luca), a leggere più libri e meno fumetti, a chiedersi come si fa a dare un senso a una vita che un senso non ce l’ha? Oggi, passati i 50 anni, a chi gli chiede chi sia Vasco Rossi, lui risponde che " Vasco Rossi è quello che sta sul palco, la rockstar, quello che i fan seguono di concerto in concerto un po’ come la madonna che appare. Oggi lui è molto più grande di me, tanto che per strada ho sempre paura che mi dicano: no, non sei tu Vasco, tu hai l’aria di uno sfigato, lui no. Vasco non si annoia mai, io sì, invece. Perché alla fine ho scoperto che la vita non è quella dei film, senza tempi morti, che non si fa mai tardi. Insomma, che l’età delle illusioni è finita " . L’idea che esistano due Vasco Rossi risale a un po’ di tempo fa. Nell’ 87, per esempio, nasce Blasco Rossi. Il nome venne fuori per caso. La nonna di un’amica che rincasava sempre tardi l’aspettava alzata e le urlava dietro: " Per me sei stata fuori con la combriccola del Blasco Rossi! " . Blasco è un alter ego, " uno strano animale / con delle voglie strane " . E così commentava Vasco: " Ho costruito un personaggio da fumetto musicale, un personaggio che potrebbe aver disegnato Andrea Pazienza. Però lui è molto più cinico e macho di me " . Nel giro di pochi anni, il doppio prende a vivere di vita propria. Tanto che, dicembre 1992, nasce la fanzine Blasco , che tuttora esce e gode di ottima salute. " Sì, sul palco, lì mi sento il Blasco, ma perché lì canto delle canzoni e il pubblico le canta con me e in questo sfogo collettivo scarichiamo le stesse nevrosi " . Una volta, quando era più giovane e " la vita andava come un treno " , Vasco riusciva a non scendere così presto dal palcoscenico. Gli anni, la caduta delle illusioni come dice leopardianamente ora, una vita quotidiana più normale con il figlio Luca che cresce e la compagna Laura che gli ripete " preferisco l’uomo al mito " l’hanno portato a limitare nel tempo e nello spazio le feste dell’adrenalina. Io non ti perdonerò – Quello di Vasco Rossi con le donne è un rapporto complesso. In cui, all’origine, c’è una ferita che forse ancora non si è rimarginata. La storia risale agli inizi degli anni ’ 70, lei si chiama Paola, bolognese. Si conoscono quando Vasco frequenta il secondo anno di università. La storia finisce e lui resta distrutto. " Era una femminista e mi ha voluto linciare " . Per reazione comincia la lunga storia di una donna diversa ogni notte, delle frasi esagerate ( da " io le donne le consumo " fino alla canzone Io ti accontento con il grido " io ti violento! " che tante polemiche gli ha tirato addosso). Vasco spiega così: " Oggi che le donne sono superiori in tutto, io faccio resistenza. E distinguo tra la femmina e la donna: la donna è da rispettare, la femmina da possedere. C’è il momento in cui l’uomo diventa maschio e la donna femmina, ma se questo non scatta allora resta solo la situazione di oggi, di maschi intimiditi e donne risentite " . Il risultato, però, è un Vasco molto più tranquillo. Che vive, nei limiti, la normale vita di coppia con Laura e il figlio Luca. E non a caso, nell’album Canzoni per me ( 1998), dove pure gridava " io non ti perdonerò " all’indirizzo della donna cattiva di tanto tempo prima, c’è una canzone dolce dolce, intitolata Laura. Ranieri Polese