Varie, 1 giugno 2005
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Beyeler Ernst
• Basilea (Svizzera) 16 luglio 1921, Riehen (Svizzera) 25 febbraio 2010. Mercante d’arte • «Nel ”55 Ernst Beyeler fu fulminato dalla Guernica di Picasso al Palazzo Reale di Milano, da quel giorno il pittore spagnolo divenne il suo idolo. Iniziò allora a collezionarne le opere. [...] da garzone di libreria è diventato il più grande mercante d’arte svizzero del ”900, titolare tra l’altro di una delle più belle collezioni d’arte moderna al mondo...[...]» (Alain Elkann, ”La Stampa” 1/6/2005) • «L’ultimo dei grandi collezionisti [...] Dopo Pierpont Morgan, dopo Kress, dopo i Guggenheim, dopo Thyssen, c’erano pochi altri e c’era lui [...] quasi due miliardi di dollari la stima di una raccolta che include il meglio dell’arte contemporanea, dagli Impressionisti a Mark Rothko. Una lunga serie di meraviglie, 16 mila, tra dipinti, disegni e sculture, di volta in volta esposte nella storica Beyeler Gallery di Basilea e poi in parte confluite nella Fondazione, lo spazio espositivo concepito da Renzo Piano, inaugurato nel 1997. A dare il la all’impresa fu, nel 1951, l’acquisto di Improvisation 10 di Kandinsky, quell’esplosione di giallo pagata 4.500 dollari a rate che elevò il trentenne Ernest, da semplice appassionato di statue di legno giapponesi quale era, al rango di grande mecenate. Con la moglie Hildy Kunz, compagna di vita e di acquisti, scomparsa nel 2008, la sua era una caccia alla bellezza. ”Ci sono opere con cui vorremmo vivere da sempre”, diceva Beyeler. E poi passava dalle parole ai fatti, comprandole. Fu tra i primi a riscoprire la pittura impressionista francese. Trattava con gli artisti da pari a pari, guadagnandone la fiducia. Per lui ogni opera d´arte era percepita ”come una parabola della creazione, come un espressione della gioia di vivere”. Rievocava spesso la sua storica ”spesa” nell’atelier di Picasso: ”Pablo mi prese per un braccio e mi disse: ”Prenditi il tuo tempo e scegli ciò che vuoi. Poi ti dirò cosa voglio vendere e cosa no’”. La ”seduta” si concluse con l’acquisto di una ventina di opere in un colpo solo. Beyeler ne avrebbe volute quasi cinquanta. ”Era svizzero, ma aveva l’eleganza di un dandy»”, ricorda Achille Bonito Oliva. ”La sua galleria a Basilea era considerata come un museo a conduzione personale. Beyeler riusciva a stabilire con i professionisti dell’arte un rapporto economico e intellettuale. Le sue scoperte erano sempre il frutto di una selezione severissima. Recuperava le tendenze artistiche e ne esponeva il meglio. sempre andato oltre il godimento personale delle opere. Ha imbandito banchetti iconografici, mai effimeri, destinati a tutti”. Nel 1970, il gallerista è tra i fondatori di Art Basel, che diventa una delle principali fiere di riferimento nel panorama del contemporaneo: ”Non era solo legato al passato, ma aveva una grande curiosità per i giovani, per la novità. Ha esposto gli artisti della Transavanguardia”, precisa Bonito Oliva. Non lascia eredi, Beyeler. L’unico è la sua stessa fondazione [...]» (Dario Pappalardo, ”la Repubblica” 27/2/2010).