Il Sole 24 Ore 23/05/2005, pag.9 Andrea Bandelli, 23 maggio 2005
Il Van Gogh arriva in bus nelle scuole. Il Sole 24 Ore 23/05/2005. Il Van Gogh Museum è stato per diversi anni il mio vicino di casa: ero molto orgoglioso del piccolo monolocale ad Amsterdam, a pochi metri dal museo dove ho abitato dal 1995 al 1998
Il Van Gogh arriva in bus nelle scuole. Il Sole 24 Ore 23/05/2005. Il Van Gogh Museum è stato per diversi anni il mio vicino di casa: ero molto orgoglioso del piccolo monolocale ad Amsterdam, a pochi metri dal museo dove ho abitato dal 1995 al 1998. Ricordo che mi sono subito informato su come diventare socio sostenitore del museo, quasi per ricambiare quel senso di sicurezza e protezione che la vicinanza fisica del museo rappresentava per me. Le frequenti visite al museo in quegli anni mi hanno permesso di stabilire con il Van Gogh un rapporto che si può ben descrivere come "amicizia". Libero dai vincoli delle canoniche visite turistiche in cui si vuole vedere tutto in un paio d’ore, mi recavo spesso al museo per brevi visite ad ammirare soltanto un’opera o due, e soprattutto ad ascoltare i dialoghi dei visitatori. Ed è stata quest’ultima attività che mi ha svelato l’aspetto più "umano" del museo. I visitatori del Van Gogh sono principalmente turisti stranieri (solo il 10% è rappresentato dagli olandesi). Per molti di loro la visita è un’occasione irripetibile, forse l’unica nella loro vita, e dal momento in cui entrano nel museo sanno che probabilmente non ci torneranno una seconda volta. Non sono pochi i visitatori che si emozionano di fronte alle opere esposte. Le conversazioni nel museo sembrano spesso di una banalità estrema: un ripetersi di "bellissimo", "che meraviglia", "guarda!", in almeno dieci lingue diverse. Ma in realtà esse non sono mai banali. Rappresentano invece il desiderio di voler condividere le emozioni provate, di voler manifestare ai compagni di visita, o semplicemente agli altri, che quella visita sta lasciando una traccia dentro di loro. Alcuni anni dopo ho avuto l’occasione di collaborare con il Van Gogh Museum allo sviluppo di una delle prime mostre che occuparono la nuova ala del museo, "Light! The Industrial Age 1750-1900, Art & Science, Technology & Society". Le mostre temporanee, oltre ad accrescere l’offerta "turistica" del museo, rappresentano soprattutto uno strumento per stimolare le visite ripetute della popolazione locale. Anche in un’istituzione internazionale a livello del Van Gogh Museum, i visitatori che affollano le sue sale - circa 1,4 milioni all’anno - contribuiscono a coprire non più del 60% dei costi operativi (che sono circa 20 milioni di euro l’anno): per il resto il museo fa ricorso a significativi contributi pubblici e a sponsorizzazioni private. Dal 2003 il museo ha iniziato una collaborazione di lungo termine con una delle principali banche olandesi, Rabobank, che è diventata lo sponsor unico ed esclusivo del museo. Più che uno sponsor, in effetti, Rabobank viene definito un promoting partner: ovvero un collaboratore che sostiene e promuove le attività del museo. Grazie a questa collaborazione il museo ha rafforzato proprio le attività a favore della comunità locale: l’apertura serale ogni venerdì fino alle 21, parte delle mostre temporanee, e le attività didattiche, arricchite l’anno scorso dall’innovativo autobus che porta le opere del museo e i programmi educativi a tutte le scuole olandesi. A prima vista potrebbe sembrare quasi un paradosso che un museo che gode di un tale prestigio internazionale scelga di avere un partner unico ed esclusivo per 5 anni (almeno), e dedichi tale sponsorizzazione al solo beneficio di una piccola percentuale dei suoi visitatori, il 10% di olandesi. Invece è una scelta molto saggia, poiché permette al museo di pianificare nel lungo termine proprio le attività didattiche, che altrimenti rischiano di essere le più esposte ai tagli di budget. anche un segnale molto forte verso il settore pubblico, che deve invece impegnarsi a finanziare i costi operativi del museo (i milioni di turisti che visitano il Van Gogh portano molti più soldi alla città e allo Stato che al museo stesso). Il pubblico locale e le attività didattiche (che preferisco chiamare "ricerca e sviluppo" per non correre il rischio di considerarle solo come supporto alle scuole) sono i due elementi fondamentali di un museo "sano". Senza il pubblico locale il museo perde la propria identità, e senza la programmazione didattica mette a rischio il suo futuro e il suo futuro pubblico. Spesso purtroppo molti musei inseguono solo la chimera di un più alto numero di visitatori, scendendo a qualsiasi compromesso pur di innalzare quel numero, anche se solamente per un paio di mesi. Il Van Gogh Museum rimane un’istituzione unica proprio perché nei suoi milioni di visitatori non ha mai visto solamente dei numeri, ma soprattutto persone, ognuna con le sue storie ed emozioni, ed il bianco edificio sulla Museumplein continua sempre ad ascoltarli. Andrea Bandelli