Mina, "Vanity Fair", 2/6/2005, pag. 204, 2 giugno 2005
Una lettrice di Vanity Fair scrive a Mina: «Oggi apro il giornale e leggo che la Rai ha rinunciato ai Mondiali di calcio per non pagare quello che basta si e no a finanziare un paio di varietà del sabato sera, o di un reality che dura un mese
Una lettrice di Vanity Fair scrive a Mina: «Oggi apro il giornale e leggo che la Rai ha rinunciato ai Mondiali di calcio per non pagare quello che basta si e no a finanziare un paio di varietà del sabato sera, o di un reality che dura un mese. Così dovremo guardare le partite sul satellite. Ho subito pensato a te, perché sei tifosa come me, ma sei anche una che nei varietà, nello spettacolo e nella Rai ci ha vissuto a lungo. Che effeto ti fa questa televisione di Stato che per strapagare qualche ospite ci priva dello spettacolo più nazionalpopolare che c’è? Tu sei d’accordo?». Risposta:«Effettivamente non sappiamo qual è il fondo che si deve toccare con la tv. Le tue considerazioni sono giuste. Il bagno di calcio in diretta che veniva assicurato per i Mondiali questa volta sarà negato o alterato. La soddisfazione di vedere partite magari più folcloristiche che tecnicamente ideali, tra squadre che non ci fanno sussultare il cuore, sarà a pagamento. Eppure ci tenevo così tanto. Mi servivano a diluire sobbalzi cardiaci, a riposare corde vocali con edema da urli, a smaltire il coinvolgimento. Ma la Rai ci deve stupire. Dovrà, probabilmente, fare investimenti fondamentali per rifare gli sfondi di "Porta a porta" o le poltrone di "Ballarò" scomodando architetti e scenografi della nouvelle vague. Così avremo gli inverni assicurati con spettacoli entusiasmanti per i risparmi effettuati con Ghana-Corea».