Varie, 30 maggio 2005
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Shilton Peter
• Leicester (Gran Bretagna) 18 settembre 1949. Ex calciatore. Portiere. Quinto nella classifica del Pallone d’Oro 1989, decimo nel 1978, ventesimo nel 1977, ventunesimo nel 1985 e nel 1987, ventisettesimo nel 1980. Col Nottingham Forest ha vinto la Coppa Campioni nel 1978/79 e nel 1979/80 • «Ha cominciato a fare il portiere a 9 anni e ha chiuso la carriera a 47 compiuti. Da bambino, si allenava per ore e, temendo di restare piccolo, si sottoponeva a trattamenti durissimi, appendendosi per le braccia alla ringhiera della scala con due sacchetti di sabbia legati alle caviglie. A 15 anni è già nella nazionale scolastica. A 16 debutta in Campionato, nel Leicester, dove il titolare è Gordon Banks: in due stagioni l’allievo ruba il posto al maestro. A 21 anni Shilton esordisce in nazionale a Wembley, ma il suo rapporto con la selezione non è del tutto sereno; dal 1974 al 1979 gioca appena sei partite su 49, perché Don Revie gli preferisce Ray Clemence. Solo dopo il Mondiale del 1982, con l’arrivo di Robson, Shilton diventa il titolare della maglia numero 1, che mantiene fino a Italia ’90 (quarto posto), arrivando a quota 125 presenze e superando uno dei suoi miti, Dino Zoff. Gioca anche nel mondiale del 1986, quando subisce il gol di mano di Maradona in Argentina-Inghilterra (2-1), nei quarti di finale. Ai grandi club che vincono tutto, preferisce quelli che pagano bene. Unica eccezione, dal 1977 al 1982, i cinque anni al Nottingham, con cui conquista un campionato, due Coppe dei Campioni e una Supercoppa. Dal Nottigham passa al Southampton con raddoppio dello stipendio, e da lì, al Derby County» (Enciclopedia dello Sport, Treccani 2002) • «[...] il 22 dicembre 1996, a 47 anni, raggiungeva le 1.000 presenze nella Lega inglese; quel giorno la sua squadra, il Leyton Orient di terza divisione, batté per 2-0 il Brighton. La sua vita sul trapezio l’aveva spesa anche a sperperare i denari guadagnati, facendoli bruciare a cavalli da corsa e relativi allibratori. [...] fisico possente (1,83 per 86 chili), ma agilissimo. Formidabili le sue prese alte sui calci d’angolo, eccellente la prontezza di riflessi, proverbiale il sangue freddo. Completa la sua interpretazione del ruolo, da grande stratega del reparto difensivo (’Si sente un direttore d’orchestra” disse di lui un compagno). Un portiere abituato a trascorrere ore e ore di straordinari sul campo di allenamento per limare i fondamentali e curare la preparazione fisica. Ecco un altro dei paradossi di Peter la saracinesca: scorbutico e all’apparenza poco socievole, abituato a dilapidare le proprie sostanze negli ippodromi di sua Maestà, diventava risparmiatore fino alla lesina quando di mezzo c’era il fisico e quindi la possibilità di primeggiare. E se quell’obiettivo di essere il migliore a ogni costo lo rendeva ispido con compagni e avversari, fuori dal campo la sua giovialità era nota quanto tendente a superare i confini. [...]» (Carlo F. Chiesa, ”Calcio 2000” dicembre 1999).