Marisa Fumagalli, ཿCorriere della Sera, 28/05/2005, pag.19, 28 maggio 2005
I resti di Galeazzo Ciano, sono stati ritrovati in una scatola di latta sigillata e conservata per 60 anni in una panetteria di Arbizzano, alle porte di Verona, dietro lo sportello di vetro della nicchia di una madonnina
I resti di Galeazzo Ciano, sono stati ritrovati in una scatola di latta sigillata e conservata per 60 anni in una panetteria di Arbizzano, alle porte di Verona, dietro lo sportello di vetro della nicchia di una madonnina. Insieme a grumi di sangue, capelli e resti di materia organica del genero del Duce, c’erano pure quelli dei 4 gerarchi (Emilio De Bono, Giovanni Marinelli, Luciano Gottardi, Carlo Pareschi) condannati e fucilati nel capoluogo veneto il 11 gennaio 1944, alle 9 di mattina, dopo il tradimento del Gran Consiglio (25 luglio 1943). Oltre ai resti umani anche la copia piegata della prima pagina dell’Arena del 12 gennaio 1944 e un foglietto scritto a mano con le parole: «16-1-44, ore 11 e 50, messa a posto di sera». Più di mezzo secolo fa, a raccogliere i resti e a venerarli come reliquie da martiri (perché hanno consentito la caduta del Duce), è stato Guglielmo Adami, detto Titi, proprietario dell’unica panetteria di Arbizzano, allora paesino di 400 anime. Dopo l’esecuzione, raccoglie i frammenti dei cadaveri, li divide in cinque involucri, scrive il biglietto, piega con cura la pagina dell’Arena e mette tutto nella scatola di latta. Ogni giorno e fino al momento della sua morte, reciterà per loro l’ ”eterno riposo”. La ristrutturazione della panetteria ha portato alla luce i reperti.