varie, 30 maggio 2005
Tags : Arrigo Boldrini
Boldrini Arrigo
• Ravenna 6 settembre 1915, Ravenna 22 gennaio 2008. Partigiano. Col nome di battaglia ”Bulow”. «Aveva appena compiuto 28 anni Arrigo Boldrini, l’8 settembre 1943. Alla notizia dell’armistizio concluso dal governo Badoglio con gli angloamericani, si recò in piazza a Ravenna e si rivolse ai tanti concittadini presenti, esortandoli a combattere contro i tedeschi. Quindi diede l’esempio: si unì ai primi gruppi di antifascisti organizzati dal contadino Mario Gordini, poi fucilato dal nemico nel gennaio 1944, e si tuffò nella lotta armata con lo pseudonimo di Bulow, dal nome di un generale prussiano delle guerre napoleoniche. Cominciava così la leggenda del più prestigioso comandante militare della Resistenza [...] Già tenente dell’esercito regio in Jugoslavia, nell’autunno del 1943 Boldrini aveva una certa esperienza bellica, ma soprattutto dimostrò subito un notevole talento militare, che lo portò ben presto ad assumere, quasi dal nulla, un ruolo di primo piano. Il suo reparto, la XXVIII Brigata Garibaldi intitolata a Gordini, riuscì a condurre la guerriglia con grande efficacia in una provincia priva di montagne. E fu poi il comandante Bulow, nel dicembre 1944, a ideare e proporre ai britannici il piano operativo dell’offensiva che segnò la liberazione di Ravenna. Nonostante fosse comunista, gli alleati si fidarono di lui e la cosiddetta ”battaglia delle valli”, in cui le forze partigiane ebbero un ruolo primario, si concluse vittoriosamente, con la ritirata dei tedeschi e l’ingresso delle truppe canadesi nella città romagnola. Grazie a quel brillante successo, Boldrini ottenne l’inquadramento dei suoi uomini nelle forze alleate, che proseguivano l’avanzata verso il Veneto, e si guadagnò la medaglia d’oro al valor militare, che gli venne conferita a Ravenna il 4 febbraio 1945 dal comandante dell’VIII Armata britannica, generale Richard McCreery. Deputato alla Costituente, quindi eletto regolarmente alla Camera e al Senato nelle liste comuniste e poi del Pds fino al 1994, Boldrini fu a lungo il leader dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) e fino all’ultimo ne è stato il presidente onorario. I suoi appunti della guerra di Liberazione furono pubblicati nel volume Il diario di Bulow (Vangelista), mentre una sua testimonianza per il cinquantesimo della Repubblica venne raccolta nel 1996 da Cesare De Simone nel libro Gli anni di Bulow (Mursia). Boldrini fu anche in prima fila nella battaglia contro il terrorismo, soprattutto attraverso il dialogo con i giovani. E si distinse sempre per la strenua difesa della Resistenza contro le accuse che le venivano mosse. Alcuni cercarono di addebitargli la responsabilità delle esecuzioni sommarie di fascisti compiute da partigiani a Codevigo, in provincia di Padova, nel maggio del 1945, ma tutti i tentativi di coinvolgerlo in quella vicenda sfociarono nel nulla. Comunista convinto, Boldrini era tuttavia aperto al dialogo con persone di altro orientamento ed è nota la sua amicizia con il conterraneo Benigno Zaccagnini, segretario della Democrazia cristiana dal 1975 al 1980, anch’egli partigiano combattente. [...]» (’Corriere della Sera” 23/1/2008) • «[...] Lo strano soprannome (durante la guerra i tedeschi pensavano che Bulow fosse un loro ufficiale passato al nemico) se lo porta addosso dal 1944. ”Durante una riunione clandestina spiegai che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco. Dissi che era necessaria la ”pianurizzazione’ della guerra partigiana, e spiegai come si poteva liberare Ravenna. Michele Pascoli, barbiere comunista (sarà fucilato dai nazisti) mi lascia parlare poi chiede: ”Mo’ chi sit, Bulow?’, alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone. Così Michele Pascoli decise il mio nome ed io sono rimasto Bulow per sempre”. [...]» (Jenner Meletti, ”la Repubblica” 30/5/2005).