28 maggio 2005
Tags : Fahd Bin Abdul Aziz
FAHD BIN ABDUL AZIZ AL-SAUD Nato a Riad (Araba Saudita) nel 1923 (per molte fonti nel 1920), morto a Riad (Arabia Saudita) il primo agosto 2005
FAHD BIN ABDUL AZIZ AL-SAUD Nato a Riad (Araba Saudita) nel 1923 (per molte fonti nel 1920), morto a Riad (Arabia Saudita) il primo agosto 2005. Re d’Arabia. Maggiore dei 7 figli del re Ibn Saud, è diventato sovrano Saudita nel 1982, dopo una vita ai vertici del suo Paese in qualità di ministro dell’Educazione, dell’Interno. Siede sul trono del re, ricopre la carica di primo ministro ed è anche il capo formale della casata reale, ma dopo l’infarto subito nel 1996 la reggenza è di fatto passata nelle mani del suo fratellastro Abdullah. Educato al Prince’s School di Riad, scuola fondata apposta per la formazione dei membri della famiglia reale, re Fahd ha poi completato gli studi a Mecca dove si è impregnato di teologia wahabita (’La Stampa” 28/5/2005). Essere il re di un Paese che porta il tuo nome (Saud) era un peso che Fahd [...] sopportava con disinvoltura. Forse perché si riteneva predestinato al comando: a 30 anni ministro; a 52 erede al trono; a 59 monarca assoluto, al timone della più grande potenza petrolifera del mondo. Pronto ad influenzare, con un battito di ciglia, il prezzo del greggio [...] e i mercati finanziari del pianeta, ma anche deciso a consolidare l’alleanza strategica con gli Stati Uniti senza però ridurre l’influenza dei fondamentalisti islamici, che riteneva di poter controllare con il proprio prestigio.
Fahd, che forse per compiacere gli estremisti religiosi aveva rinunciato al titolo di re facendosi chiamare ”Custode delle sante moschee di Mecca e Medina”, è infatti riuscito a regnare anche se non era più in grado di farlo. Dal 1995, quando un ictus lo costrinse a cedere il potere al fratellastro Abdullah [...], la sua sola presenza scongiurava svolte rovinose. Impedendo che le infiltrazioni dei terroristi islamici, a cominciare da Osama Bin Laden e dai suoi accoliti, minassero alle fondamenta la monarchia. Pur non essendo battagliero, a Fahd non mancavano coraggio politico e ostinazione. Ancor prima di diventare re, lanciò un piano (che allora pareva velleitario) per risolvere il conflitto israeliano-palestinese: il progetto era in realtà il progenitore della Road Map. Alla fine degli anni ’80, promosse gli accordi di Taef, che segnarono la fine della guerra civile libanese. Poco dopo, spalancò le porte del regno a 500.000 soldati americani, che si preparavano a liberare il Kuwait, invaso da Saddam Hussein. La presenza di ”infedeli” sulla terra santa dell’Islam gli alienò per sempre il sostegno dei movimenti sunniti estremisti, che il re aveva sempre generosamente foraggiato. D’inverno, Fahd si ritirava sotto una tenda, in mezzo al deserto, e alternava battute di caccia con il falcone alla conduzione del regno. Ma in primavera e d’estate si dedicava a piaceri assai poco in linea con il rigore della legge islamica. Raggiungeva le sue numerose ville europee, non disdegnava bevande alcoliche (che nel suo Paese proibiva), si abbandonava a qualche appuntamento al limite della dissolutezza, frequentava i casinò. Dicono che una notte abbia perduto svariati milioni di dollari senza scomporsi. Per poi tornare a casa, punire le trasgressioni e umiliare le più modeste speranze democratiche dei sudditi. In politica, sapeva essere duro, a volte sprezzante. Fece una scortesia anche a Giovanni Spadolini, allora ministro della Difesa, che era in visita nel regno e che aveva pronunciato alcune frasi (sgradite a Riad) sui diritti di Israele. Gli diede appuntamento alle 10 del mattino, obbligò il corteo ad un’umiliante sosta davanti al palazzo reale e poi fece dire agli ospiti che l’incontro era stato rinviato di un paio d’ore. Con Israele, almeno ufficialmente, era intransigente. Ma [...] il suo medico di fiducia era un israeliano, il professor Moshe Mani, che ha anche un passaporto britannico. Mani lo ha curato sia in Arabia Saudita sia nelle città europee dove il re, già malato, scendeva con il suo jumbo trasformato in un’avveniristica clinica volante [...]» (Antonio Ferrari, ”Corriere della Sera” 2/8/2005). «[...] nasce nel 1923, quando il suo futuro regno non è ancora stato fondato. Verrà creato nel 1932 da suo padre Abdul Aziz ibn Saud, che conquista il territorio dell’attuale Arabia Saudita in una lotta con altri clan tribali. Re Fahd è uno dei ”sette Sudairi”, il potente clan dei figli che il fondatore della dinastia ha avuto dalla sua favorita Hassa. Sale al trono di suo padre nel 1982. Il futuro re Fahd studia in patria, ma negli anni ’40-50 viaggia molto in Europa e negli Stati Uniti. Già da giovane rappresenta la sua famiglia in alcuni eventi storici. Nel 1945 assiste alla firma della Carta dell’Onu. Nel 1953 è l’ambasciatore dell’Arabia Saudita all’incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra. Per decenni riceve nel suo palazzo tutti i potenti del mondo. [...] ha avuto per anni fama di playboy e amante del lusso che si spostava su yacht enormi e Boeing privati con 800 persone di seguito. mitica la notte in cui perse a Montecarlo 6 milioni di dollari. Ha trasformato in luogo chic Marbella scegliendola a sua residenza e regalando alla città spagnola case popolari e un ospedale. La politica di re Fahd per decenni è stata orientata verso Washington dove è stato considerato un alleato importante. Nel 1990 l’Arabia Saudita ha concesso il suo territorio ai militari Usa per la prima guerra del Golfo, gesto criticato pesantemente da molti musulmani. Il rapporto si è incrinato dopo l’11 settembre: 15 dei 19 attentatori delle Twin Towers erano sauditi. Custode della Mecca e di Medina, re Fahd ha guidato una delle correnti più rigide dell’Islam. Ha svolto un grande ruolo nella politica della regione: nel 1982 la Lega Araba ha adottato il suo piano di pace per il Medio Oriente, nel 1990 è stato il mediatore degli accordi per la fine alla guerra civile in Libano. Ha finanziato anche movimenti radicali come l’Hamas palestinese. stato re Fahd a introdurre, nel 1992, il primo organo simile a un parlamento nel suo regno: la Shura, composta da notabili nominati dal sovrano. Nel 2005 si sono tenute le prime elezioni amministrative della storia saudita, ma le donne non possono ancora votare. Dal 1995, dopo un ictus, re Fahd ha di fatto passato la reggenza al fratellastro Abdullah» (’La Stampa” 2/8/2005). «[...] è stato un personaggio centrale nelle vicende del Medio Oriente. Mediatore in alcuni dei maggiori conflitti degli ultimi decenni, come quelli libanese, ha retto una monarchia assoluta basata sulla legge religiosa, azzardando però caute riforme e soprattutto stringendo alleanze strategiche con l’Occidente, in primo luogo con gli Usa. Alle truppe di Washington aveva concesso il suo territorio per la prima guerra contro l’Iraq nel 1991, guadagnandosi pesanti critiche da altri arabi e dai fondamentalisti, a cominciare da bin Laden che ha scagliato negli ultimi anni attacchi contro i sauditi. [...]» (e. st., ”La Stampa” 2/8/2005). «Il monarca assoluto del [...] oltre che su un quarto dei giacimenti di ”oro nero” del mondo, aveva giurisdizione anche su Mecca e Medina, città sante dell’Islam. [...] Nel 1975 arrivò il primo di una serie di infarti che l’avrebbero costretto a muoversi con un bastone o sulla sedia a rotelle. Poi obesità, diabete, un’operazione alla milza, artrite e altri acciacchi [...] nei primi anni di regno dimostrò grande apertura e lungimiranza, inascoltato nel vertice arabo di Fez nel 1984 propose agli altri ”fratelli” arabi il riconoscimento di Israele in cambio della nascita di uno Stato palestinese. Quando poi nel 1990 Saddam Hussein invase il Kuwait, Fahd invocò l’aiuto americano per proteggere il suo regno. Autorizzò la presenza di basi militari Usa per la prima ”guerra del Golfo”, ma fu proprio questa protezione americana la miccia che accese l´odio degli estremisti wahabiti contro la casa reale, aver portato gli ”infedeli” sulla terra sacra dell’Islam. Le basi sono state spesso obiettivo dei terroristi islamici affiliati a Bin Laden[...] Dieci anni più tardi, in occasione della guerra del 2003 contro Saddam, per evitare gravi problemi interni l’Arabia saudita negò a Washington l’autorizzazione a usare queste basi per attaccare l’Iraq. [...] Già dopo un ictus nel ’95 il potere passò di fatto nelle mani di Abdullah. Era lui, ad aprile, l´ospite che discuteva di petrolio con Bush del ranch di Crawford. [...]» (Riccardo Staglianò, ”la Repubblica” 2/8/2005). «[...] Fahd muore allo stesso modo di quand’era diventato re: l’infarto che [...] l’ha ucciso è come l’infarto che a giugno dell’82 stroncò il sovrano d’allora, il fratellastro Khaled, quando aveva appena 69 anni ma era, anch’egli come Fahd, gravemente malato di cuore. [...]» (Mimmo Cándito, ”La Stampa” 2/8/2005).