Varie, 28 maggio 2005
HARIRI
HARIRI Saad Riad (Arabia Saudita) 18 aprile 1970. Politico. Figlio di Rafik, ucciso il 14 febbraio 2005 insieme ad altri 16 componenti della sua scorta in un pauroso attentato al centro di Beirut (vedi HARIRI Rafiq). Uscito vincitore dalle elezioni del 7 giugno 2009 con il suo Movimento per il Futuro • «[...] Figlio di primo letto di Rafik - sua madre era irachena - il giovane Saad si è occupato fin dal 1996 degli interessi economici del padre, in Arabia Saudita e nel resto del mondo. Laureato in economia alla Georgetown University di Washington, Hariri junior è sposato con Lara al-Adem, figlia di un ricco uomo d’affari siriano basato a Riad. [...]» (’la Repubblica” 21/6/2005). «[...] Totalmente digiuno di politica, il rampollo della più ricca casata libanese viveva [...] più in Arabia Saudita (dove è nato) che in Libano. Sposato con due figli, studi perfezionati negli Stati Uniti, curava a Riad e Gedda gli interessi dell’impero immobiliare costruito in gioventù dal capostipite. Dopo la strage di San Valentino, sembrava che il testimone dell’impegno politico dovesse passare al primogenito Baha, o alla battagliera zia Bahia, che già occupava un posto in Parlamento. Ma [...] un consiglio di famiglia ha deciso diversamente. Saad è diventato capolista della Corrente del Futuro (il partito del padre) [...] Al timone della ditta, dividendosi fra Beirut e Ginevra, rimarrà Baha, più tagliato per gli affari, mentre Bahia diventerà la portavoce politica della dinastia e la vedova Nazik assumerà la guida di tutte le fondazioni caritatevoli. [...]» (Gianni Perrelli, ”L’Espresso” 2/6/2005) • «[...] Saad, con il pizzetto alla moda saudita [...] è cambiato dai primi discorsi di rito davanti alle incredibili folle che all’indomani dell’assassinio di suo padre protestarono nelle strade di Beirut fino al ritiro dei militari siriani dal paese. Non ha il carisma del padre, ma ha dimostrato negli anni una certa aggressività. A Newsweek che nel 2007 gli ricordava che c’era chi, negli Stati Uniti, spingeva per il dialogo con la Siria sull’Iraq, il delfino rispondeva con una domanda retorica: ”E allora perché non dialogate anche con al Qaida?”. Durante l’ultima campagna elettorale, ha insistito sul disarmo delle milizie, prima fra tutte Hezbollah, il rivale. [...]» (’Il Foglio” 2/7/2009).