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 2005  maggio 28 Sabato calendario

CONSORTE Giovanni

CONSORTE Giovanni Chieti 16 aprile 1948. Banchiere. Ex presidente e amministratore delegato Unipol, ne fu estromesso nel 2005 dopo la fallita scalata alla Bnl. Tra i protagonisti della scalata ad Antonveneta, il 28 maggio 2011 la Seconda sezione penale di Milano lo condannò a 3 anni di reclusione e un milione di multa • «Quelli che lo conoscono usano due soli aggettivi per descriverlo: pericoloso e molto determinato. Pericoloso perché non è uno che si ferma davanti a molte cose. Entrato anni fa (ne è presidente e amministratore delegato dal 1996) in una delle province tranquille del mondo “rosso”, e cioè la Unipol della Lega delle cooperative, nel giro di pochissimi anni ha trasformato la vecchia società assicurativa in una forza finanziaria. Che aspira a avere il controllo di tutta la finanza rossa, o a esserne, comunque, il soggetto largamente più importante. Giovanni Consorte, nato a Chieti, ma bolognese di adozione [...] ingegnere chimico, degli ingegneri ha conservato un tratto caratteriale preciso: gli piace comandare e non tollera molto i pareri contrari. E poi è molto determinato. Sono [...] anni che conta di trasformare la piccola Unipol in uno strumento finanziario importante e si è mosso secondo linee nette, come un consumato stratega sul campo di battaglia. Per prima cosa ha infilato i suoi uomini ovunque nella grande galassia delle cooperative. Spesso ha usato la liquidità dell’Unipol per aiutare le coop in difficoltà, riuscendo alla fine a metterle sotto la guida di suoi fedeli. Al punto che oggi è certamente il re indiscusso del mondo cooperativo “rosso”. Poi ha fatto crescere la Unipol comprando compagnie a destra e a sinistra, senza curarsi molto del prezzo e dei risultati. L’importante era crescere e raggiungere una certa dimensione, in modo da avere i numeri per tentare giochi più grandi. Nel 1989, grazie a un accordo con Mediobanca, la Unipol riesce a aumentare il proprio capitale e a quotarsi in Borsa. Ma questo è solo l’antipasto. Dieci anni dopo, nel 1999, la Unipol viene chiamata (probabilmente da Mediobanca, che un anno dopo gli farà acquistare la quota Generali della Bnl Vita)) a fare parte dell’armata della “razza padana” che dà l’assalto, sotto la guida di Colaninno, alla Telecom. In realtà, la scalata si risolve in un grosso affare per gli scalatori, che due anni dopo vendono tutto alla Pirelli, guadagnando molti soldi. Si dice che la Unipol abbia fatto una plusvalenza di 100 milioni di euro. Ma questo, se si vuole, è quasi solo un dettaglio. In quell’occasione, infatti, fa amicizia con gli uomini della razza padana, e in particolar con Chicco Gnutti e Fiorani della Popolare di Lodi (oggi Popolare Italiana). Fra tutti questi soggetti nascono incroci azionari molto complicati, e l’amicizia è cementata anche da vacanze fatte insieme in barca. In sostanza, Consorte raccoglie intorno a sé quella finanza emergente che è in giro per far soldi e che non è accettata nei salotti buoni. Avendo ormai del tutto conquistata la galassia delle cooperative, si pone come punto di raccolta dei vari Gnutti, Lonati, e compagni. Tutta gente con moltissimi soldi e con tanta voglia di fare affari e così di guadagnarne molti altri. Non si sa se in questo veda anche qualcosa “di sinistra” (gli emergenti contro l’establishment), ma è probabile che Consorte non abbia assolutamente nulla di sinistra. È solo un finanziere che ha visto nell’area delle coop e della finanza rossa un luogo poco presidiato e dove era facile fare carriera e accumulare potere. Con qualche piccolo errore di percorso, se è vero che lui e il suo vice, Ivano Sacchetti, sono indagati a Milano per insider trading su certe azioni dell’Unipol. Poi c’è anche un’inchiesta per manipolazione dei corsi delle azioni Unipol. E, infine, sempre Milano sta indagando sul via vai di azioni e di soldi che c’è stato intorno alla scalata della Popolare di Lodi all’Antonveneta. [...] è arrivato alla sua partita più grossa: la conquista della Bnl. Una partita per la quale il movimento cooperativo non ha i soldi e probabilmente nemmeno interesse, ma che a Consorte interessa moltissimo perché significa l’ingresso ufficiale nel gotha della finanza italiana. Un ingresso che, ovviamente, è visto come un tappa verso altre e più lucrose operazioni, sempre possibili in un capitalismo come quello italiano dalle proprietà così fragili e pericolanti. Sempre nella categoria incidenti di percorso, ha dovuto incassare il no secco del Monte dei Paschi di Siena (tradizionale e aristocratica roccaforte della finanza rossa) a partecipare con lui all’assalto della Bnl, ma non se ne è mostrato molto preoccupato. Probabilmente pensa di regolare più tardi i conti con i senesi. [...] Fra l’altro è misteriosamente riuscito a portare dalla sua parte, oltre a Massimo D’Alema che gli è sempre stato solidale, anche Piero Fassino, che invece in un primo tempo non vedeva di buon occhio l’operazione Bnl. A sinistra, comunque, Consorte comincia a fare un po’ paura perché, se da un lato sta dando testa e gambe a una struttura di “finanza rossa” (che può sempre essere utile), dall’altro cresce il numero di quelli che pensano che Consorte stia diventando troppo potente e troppo incontrollabile. La galassia delle cooperative, come si diceva, è tutta piena di suoi fedelissimi e quindi Consorte è uno che si controlla da sé. E domani Consorte invece di aiutare il partito, cioè, i Ds, potrebbe anche mettersi in testa di dare ordini al partito. Insomma, le coop hanno partorito il loro piccolo Cuccia. Solo che adesso Cuccia guarda lontano e più che servire vuole servirsi della politica» (Giuseppe Turani, “la Repubblica” 18/7/2005) • «[...] portare fuori dal mondo originario delle Coop la compagnia assicurativa, staccarle di dosso quell’etichetta che la legava indissolubilmente alla sinistra economica e politica e al modello emiliano, sembra essere del resto uno degli obiettivi principali di Giovanni Consorte, l’ingegnere chimico di Chieti che volle farsi - e ci riuscì benissimo - finanziere e che dal 1996 guida come presidente e ad l’Unipol. Proprio sotto la sua guida la compagnia assicurativa passa dal rosso finanziario dei primi anni ’90, quando perdeva cento miliardi di lire l’anno, a un colosso in salute che scala posizioni su posizioni arrivando (anche grazie all’acquisto della Winterthur a prezzi d’affezione) al quarto posto nella classifica delle compagnie italiane, con un bilancio 2004 chiuso con 211 milioni di euro di utile netto. Consorte ha ambizioni forti per l’Unipol e non si ferma di fronte a problemi di schieramento sullo scacchiere della politica. Così fa il grande salto nel mondo della finanza avventurosa nel 1999 con la scalata a Telecom benedetta dall’allora premier Massimo D’Alema, entrando nella finanziaria lussemburghese Bell con Roberto Colaninno e Chicco Gnutti. E proprio con Gnutti [...] il numero uno di Unipol mantiene rapporti strettissimi che coinvolgono tutto l’arco costituzionale e che lo hanno portato anche a essere rinviato a giudizio per insider trading sulle obbligazioni Unipol assieme al finanziere. La Hopa, la scatola societaria di quella Brescia che grazie a Gnutti ha scoperto le virtù taumaturgiche della finanza, è infatti direttamente nel capitale di Unipol con il 2,7%% e anche in quello della controllante Finsoe con il 5%. E poco importa a Consorte e al mondo delle cooperative che attraverso Unipol hanno a loro volta una partecipazione del 7% in Hopa, che quel socio bresciano sia partecipato al 5% anche dalla Fininvest di Silvio Berlusconi. Lo scenario, del resto, si allarga anche al Montepaschi di Siena, storicamente dominato dai Ds e ormai in rotta di collisione con Unipol proprio sulla vicenda Bnl, ma di cui la compagnia delle cooperative resta socio non secondario mentre lo stesso Montepaschi ha il 39% della Finsoe. Rapporti stretti legano anche Consorte a Gianpiero Fiorani, “dominus” della Banca popolare di Lodi, [...] in vista di una possibile acquisizione dell’Antonveneta - Banca popolare italiana. [...] Con Fiorani, oltre a una certa bulimia finanziaria che ha portato entrambi a mettere nel mirino prede ben più grosse delle rispettive società, Consorte condivide anche un’altra caratteristica fondamentale per capire le ultime manovre. Il banchiere lodigiano regna indisturbato sulla Bpi grazie al voto capitario e al gradimento per i nuovi soci che rendono di fatto la banca - come tutte le popolari - priva di azionisti di riferimento? E Consorte si rifà con una struttura “circolare” del controllo di Unipol - come documentò [...] il “Corriere della Sera” - in vigore fino al marzo 2005 nella quale il dominio finanziario della compagnia appartiene alla Finsoe, a sua volta controllata al 51% dalla finanziaria Holmo il cui primo socio è la Finec Holding che ha come socio di maggioranza relativa la stessa Unipol. Un assetto che è cambiato solo [...] quando Unipol ha venduto alle cooperative già socie di Finec la sua quota nella holding. [...] Partito nel ‘98 ribattezzando Unipol Banca la disastrata Banec è arrivato nel giro di sei anni a mettere in piedi una rete di oltre duecento sportelli, oltre a stringere accordi di bancassicurazione con Reti bancarie holding del gruppo Bpi e con la stessa Bnl in Bnl Vita. Proprio dall’esigenza di “difendere” quel 50% di Bnl Vita era partita la sua missione sulla banca romana. [...]» (Francesco Manacorda, “La Stampa” 18/7/2005). «Per uno come lui, definito da sempre il banchiere rosso o addirittura l’Enrico Cuccia della finanza di sinistra senza essere stato finora a capo di una banca, devono essere giornate storiche. Per uno come Giovanni Consorte, che ogni mattina va nel suo ufficio della Unipol a Bologna in una via che continua a chiamarsi Stalingrado, mettere un’ipoteca sulla conquista della romana Bnl, con un passato socialista ma un’anima istituzionale, per la verità anche un po’ ministeriale (è la ex banca del Tesoro), può essere il traguardo che lo “sdogana”. Nel senso che, ad affrancarsi da etichette e benedizioni politiche lui ci ha provato, o almeno così è sembrato più volte. Ma resta pur vero che, se da un lato l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco dice sempre che Consorte è un manager che non ascolta nessuno (“Se provassi a dirgli ciò che deve fare mi manderebbe al diavolo”), tutti pensano che il vero via libera all’intervento della compagnia sulla Bnl sia arrivato dal segretario dei Ds Piero Fassino (“Se Unipol lancia l’Opa dico sì”). E quindi da Massimo D’Alema. Nessuno dimentica che il Governatore Antonio Fazio, dopo aver detto più volte no a Consorte, lo ha praticamente eletto a cavaliere bianco dell’italianità. Ma “gratta-gratta” nella ricerca di una regia si guarda sempre agli equilibri della Quercia, e in particolare alla forza degli sponsor del “banchiere rosso”, D’Alema appunto e Pierluigi Bersani. Anche perché Consorte in questi anni ha sì sovvertito tutte le regole, ma ha esteso il perimetro dell’autonomia senza sovvertire i rapporti con il presidente dei Ds e l’ex ministro dell’Industria. La sua ascesa non ha praticamente incontrato ostacoli. Nato a Chieti ma adottato da Bologna, laurea in ingegneria chimica e master alla Bocconi, [...] si è fatto la palestra nelle coop e, quando è arrivato in Unipol, ha capito che c’era spazio per far carriera in fretta. E l’ha fatta: nel ’90 è amministratore delegato; nel ’96 presidente. Sa bene quel che deve fare. Gli anni Sessanta, quando l’Unipol è nata come compagnia di assicurazione della classe operaia, sono ormai il passato. Va bene sponsorizzare il concerto a Roma del primo maggio, ma è ora di cambiare pelle. All’insegna degli affari, che non fanno distinzioni di schieramento. Dopo qualche primo passo in tal senso, arriva la svolta: nel ’99 Unipol partecipa alla scalata a Telecom, a fianco di Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti. Cioè con gli imprenditori padani che non hanno certo un dna “rosso” e che potrebbero dunque far dire che Consorte si è scelto per compagno chi compagno non è. Solo che subito arriva la famosa frase di D’Alema, che definisce i componenti la cordata bresciana e mantovana “capitani coraggiosi”. Fatto sta che fra Unipol e la galassia dell’Hopa, la cassaforte di Gnutti, comincia un sodalizio che solleva qualche imbarazzo nel centrosinistra. La compagnia di via Stalingrado partecipa al network di affari e intrecci proprietari che comprende, oltre alla “razza padana” con alfieri come Gianpiero Fiorani della Popolare di Lodi (che guida l’assalto all’Antonveneta), gli immobiliaristi romani e la Fininvest di Silvio Berlusconi. Un network di iniziative non sempre tranquille e che condivide anche qualche grana di tipo giudiziario (come il processo per insider trading a Gnutti e Consorte iniziato a Milano). Nel frattempo lui, oltre ad allargare il perimetro dei soci, estende quello consolidato. Nel 2003 Unipol si aggiudica la Winterthur dal Crédit Suisse e diventa il quarto polo delle polizze. Ma è noto da anni che l’aspirazione di Consorte è essere un big della bancassurance. Anzi, di più, talvolta pensa a una Unipol “globale”: credito e polizze sì, ma anche iniziative collaterali come la sanità. Nel 2000 dice: “Unipol è pronta ad acquistare una banca”. Tre anni più tardi, dopo il colpo su Winterthur, lo ripete per ben due volta: “Cresceremo ancora. In campo bancario”. Dossier veri, come l’alleanza con il Monte Paschi di Siena, o oggetto di rumors (come la Lodi), tramontano però con il tempo. Perciò, quando nel marzo 2005 il Cuccia “rosso” viene allo scoperto dicendo che gli interessa la Bnl, si capisce che il capo dell’Unipol questa volta potrebbe giocarsi la partita decisiva. Per diventare un banchiere-e-basta. O quasi» (Sergio Bocconi, “Corriere della Sera” 18/7/2005) • «[...] richiama alla mente la provocazione di Vittorio Messori, scrittore emiliano e intervistatore di papi: “La gente, da noi, fu molto cattolica, poi molto socialista, poi molto fascista, poi molto comunista. Infine, molto consumista”. Fra i primi a non aver fatto un dramma della caduta del Muro di Berlino, sembra infatti esserci proprio lui, Giovanni Consorte, ingegnere chimico nato a Chieti ma bolognese d’adozione, dal 1996 presidente e amministratore delegato dell’Unipol. Sotto la sua guida la compagnia, un tempo tranquilla provincia di un mondo cooperativo quasi sempre incapace di dar vita a strutture finanziarie moderne, è salita al quarto posto in Italia, diventando una delle colonne dell’oligopolio nazionale delle polizze. [...]» (Luca Piana, “L’Espresso” 2/6/2005).