La Repubblica 26/05/2005, pag.14 Alberto Cairo, 26 maggio 2005
La maledizione dei barbieri. La Repubblica 26/05/2005. Tra i tanti papà che portano i figli al Centro Ortopedico per la fisioterapia, ce n´è uno che non si può non notare
La maledizione dei barbieri. La Repubblica 26/05/2005. Tra i tanti papà che portano i figli al Centro Ortopedico per la fisioterapia, ce n´è uno che non si può non notare. Seduto tra afgani barbuti e con turbanti enormi, la sua chioma squadrata e la perfetta rasatura ti colpiscono. Gli chiedo come fa ad aver sempre i capelli così in ordine. "Faccio il barbiere", risponde quasi arrossendo. Mi viene spontanea una proposta: prenderebbe un paio di ragazzi disabili come apprendisti nel suo negozio? La Croce Rossa paga loro lo stipendio, lui insegna e si trova degli aiutanti gratis. parte del nostro programma di reinserimento sociale. Mi guarda stupito, come se la richiesta fosse indecente. Balbetta un sì così stentato che vale un no. Quando parte, gli impiegati ridono come matti. "Che ti è venuto in mente di chiedergli, Mister?". Mi spiegano che quello è un mestiere di famiglia, passa di padre in figlio. Non si insegna ad estranei. "E allora?" insisto. " un buon lavoro. Se lui accetta, dov´è il problema?". E scopro che il problema c´è, che quella dei barbieri è quasi una casta. E che ti segna. Karim, fisioterapista, mi racconta la storia di un suo vicino di casa, Ali Riza, uno dei tanti afgani tornati in patria dopo anni spesi in Pakistan e Iran. Molti sono vissuti in campi profughi affollatissimi, altri in periferie desolate, lavorando in nero. A duro prezzo, parecchi hanno imparato un mestiere, divenendo più bravi di chi è rimasto in Afghanistan. In Iran Ali è diventato parrucchiere. Ora ha aperto un negozio luminoso e tirato a lustro. La clientela, giovane, chiede tagli occidentali, frange, sfumature, basette e pizzi. Ali corregge puntuale chi lo chiama barbiere: hair stylist, prego. Si è sposato da poco. Ha preso una cugina. Nozze grandiose, tutto il quartiere ne ha parlato, ristorante alla moda, centinaia di invitati, chissà quanto ha speso. Ma il negozio rende bene, se lo può permettere. "Lo sfarzo delle nozze è per fare rabbia alla ragazza che l´ha rifiutato", dice sicuro Karim. "Ali le è stato tanto appresso. Era innamorato", e scuote il capo disapprovando, come si trattasse di una malattia. "E pure lei lo era. Ma il padre è stato inflessibile". Sua figlia in moglie ad un barbiere? Incorrere nella disapprovazione dei parenti tutti? Mai. Ali ha cercato di convincerlo, gli ha fatto regali, offerto denaro. Ha persino pensato di vendere il negozio e cambiare lavoro. Capito che non c´era nulla da fare, ha dovuto arrendersi. In quattro e quattr´otto ha sposato la cugina. Karim non sa spiegarmi le ragioni di un simile ostracismo, ma non ha dubbi: sua figlia in sposa ad un barbiere non la darebbe mai. A malincuore dimentico la proposta fatta. Daremmo agli apprendisti un mestiere che rende, ma rischieremmo di farne dei quasi paria. Alberto Cairo (lavora per il Progetto ortopedico della Croce Rossa in Afghanistan)