Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 25 Mercoledì calendario

Petrolio, il club dei pessimisti "Nel 2010 auto e aerei a rischio". La Repubblica 25 maggio 2005. Lisbona - Pentitevi finchè siete in tempo: la fine del mondo (come lo conoscete) è vicina, vicinissima

Petrolio, il club dei pessimisti "Nel 2010 auto e aerei a rischio". La Repubblica 25 maggio 2005. Lisbona - Pentitevi finchè siete in tempo: la fine del mondo (come lo conoscete) è vicina, vicinissima. I profeti di sventura dell´Aspo, l´Associazione per lo studio del picco del petrolio, si sono riuniti per due giorni a Lisbona e hanno annunciato non proprio il giudizio universale, ma una sua realistica approssimazione: un miliardo di macchine ferme nei parcheggi, un drastico taglio ai collegamenti aerei, forse black out elettrici a rotazione. Non è un futuro fantascientifico, ma l´alba di domani: forse già nel 2008, di sicuro nel 2010, quando la domanda rampante di petrolio nel mondo avrà superato una produzione inesorabilmente in declino. Se non si ferma subito la domanda, per tenerla in equilibrio con l´offerta il prezzo del greggio dovrà scalare altezze inimmaginabili: 80 dollari a barile nel 2008, 101 nel 2010. La benzina, insomma, diventerà un bene di lusso, perché, dicono, il mondo è in riserva e l´ultimo distributore è già passato: presto, prestissimo, bisognerà scendere e cominciare a spingere. La profezia non viene da una banda di ex hippies con la barba lunga e i sandali ai piedi. E´ la previsione di geologi ed esperti che hanno lavorato per decenni alla ricerca di pozzi per compagnie come Amoco e Total, di finanzieri che hanno aiutato i petrolieri texani a fare affari dagli anni ’60. Ancora due-tre anni fa, le tesi di questi pessimisti erano ai margini del dibattito. Oggi, le loro preoccupazioni vengono rilanciate da grandi banche come Goldman Sachs, Deutsche Bank, Cibc e, fra le righe, l´allarme traspare anche nelle iniziative di ottimisti a oltranza, come l´Aiea, l´Agenzia per l´energia dei paesi industrializzati o nei comunicati del G7. Chris Skrebowski è il direttore di un serioso periodico britannico, la Petroleum Review. Negli ultimi mesi, ha esaminato il potenziale flusso di greggio che verrà dai 68 maggiori pozzi che verranno aperti entro il 2010. Poiché, fra scoperta e entrata in produzione, passano almeno 5-6 anni, anche un megapozzo trovato oggi non potrebbe dare petrolio prima del 2010. Questo nuovo flusso di petrolio è potenzialmente pari ad un totale di 12,5 milioni di barili di greggio al giorno, che andranno ad aggiungersi agli 84 milioni prodotti e consumati oggi, con i pozzi esistenti sfruttati a pieno ritmo. Basteranno? No, risponde Skrebowski. Perché parte dei pozzi in produzione oggi si esauriranno, come è sempre successo. Almeno metà di quei 12,5 milioni di nuovi barili rimpiazzeranno semplicemente la produzione perduta. E gli altri 6 milioni di barili non sono sufficienti a soddisfare una domanda che crescesse anche solo del 2 per cento l´anno (l´Aiea prevede, per il 2005, un aumento del 2,2 per cento). Nel 2008 ci sarà il pareggio. E, nel 2010, mancheranno sul mercato 2 milioni di barili al giorno, pari alla intera produzione del Kuwait. Gli analisti di una grande banca canadese, la Cibc, hanno provato a calcolare, sulla base di un incremento di domanda leggermente più pessimistico (2,5 per cento) quanto dovrebbe salire il prezzo del greggio per scoraggiare i compratori abbastanza da riportare in equilibrio domanda e offerta: da 61 dollari al barile nel 2006 si salirebbe a 101 dollari nel 2010. Il pieno sarebbe troppo caro per centinaia di milioni di automobilisti e le compagnie aeree dovrebbero fronteggiare i costi di combustibile riducendo i voli. Skrebowski non va al di là del 2010. In teoria, la scoperta di nuovi grandi giacimenti potrebbe raddrizzare la situazione e consentire al motore mondiale di ripartire. Ma a Lisbona non ci credono. "Pensi al lago di Ginevra" suggerisce Colin Campbell, una vita spesa a cercare pozzi di petrolio per le grandi compagnie: "E´ grande, ma non immenso. Tutto il petrolio mai individuato al mondo sta dentro quel lago. E il lago è mezzo vuoto". E´ il dibattito sull´entità delle riserve mondiali di greggio che, da anni, incendia il mondo degli addetti ai lavori. Secondo i pessimisti di Lisbona - e non solo loro - la dotazione globale di greggio è di 2 mila miliardi di barili, di cui circa metà è già stata consumata. Siamo, cioè, sulla soglia del "picco" di produzione (variamente collocato fra il 2005 e il 2015) oltre il quale la produzione andrà inevitabilmente declinando. La crisi imminente, individuata da Skrebowski, è solo un assaggio di quello che inesorabilmente ci aspetta. Tuttavia, non è così che la vedono gli ottimisti. Secondo il Servizio Geologico americano, le riserve globali sono di un terzo superiori, 3 mila miliardi di barili e, se è vero che - questo è un dato che nessuno contesta - la produzione è già sulla via del declino in quasi tutto il mondo, altri giacimenti possono essere trovati, soprattutto nel Golfo Persico, che diventerà sempre più la cisterna petrolifera del mondo intero. E´ uno scenario che, a Lisbona, viene commentato con aperto scetticismo. Il mondo è già stato rastrellato in lungo e in largo a caccia di pozzi, non si scopre un megagiacimento da 40 anni e quello che, secondo il Servizio geologico Usa, manca ancora all´appello è pari, da solo, ad una volta e mezza le riserve ufficiali del Medio Oriente. Le quali, peraltro, sono segreto di Stato, un elemento che comincia a preoccupare anche i governi del G7 che, un mese fa, hanno rivolto un appello ufficiale ai governi dell´Opec, perché consentano una verifica indipendente delle riserve effettive. "Ma le riserve non ci sono, la verità è, invece, che da anni i sauditi stanno rovinando i loro pozzi, supersfruttando sempre gli stessi" assicura Matt Simmons, banchiere texano, consulente di Dick Cheney per il piano della Casa Binca per l´energia. Simmons sta per pubblicare, sul petrolio saudita, un libro dal titolo "Crepuscolo nel deserto". "L´idea che, in Arabia saudita, ci siano ancora, come dicono loro, 200 miliardi di barili, pari quasi alle riserve dichiarate oggi, ancora da scoprire è semplicemente ridicola". Il dibattito andrà probabilmente avanti finchè non sarà stata estratta l´ultima goccia di petrolio. Ma la novità è che l´equazione è cambiata: da due anni, il problema non è più sul lato delle riserve, ma su quello della domanda. La Exxon, la più grande compagnia petrolifera al mondo, a Lisbona non c´era, ma il suo vicepresidente, Stuart Mc Gill, ha recentemente dichiarato che, ai ritmi attuali, la produzione in più richiesta nel 2020, sarà pari all´intero ammontare prodotto oggi. I supposti 200 miliardi di barili sauditi darebbero respiro per non più di un paio d´anni. "La Cina" osserva un altro consulente internazionale, Herman Franssen "ha già scassato tutto e il suo consumo pro capite è pari ad un ottavo di quello dei sudcoreani. Per quante recessioni possiamo prevedere, ci sentiamo di escludere che arrivino ad un quarto del tenore di vita di Seul?" L´unica strada - è il monito che viene dai pessimisti di Lisbona - è di lanciare subito un programma per ammortizzare gli effetti della crisi, aumentando l´efficienza dei veicoli (che, da soli, consumano due terzi del greggio) e l´uso di altri carburanti. Ma nessuna di queste misure può avere effetti significativi prima di dieci anni. Da subito, occorre un programma volontario di riduzione delle importazioni che tenga il passo delle disponibilità reali di greggio. E´ l´austerità programmata. Che altro volete, del resto, che chiedano i profeti di sventura? Ma, a ben vedere, l´Aiea non dice cose molto diverse. Tre settimane fa, l´agenzia dei paesi industrializzati ha delineato un programma di emergenza: targhe alterne, trasporti pubblici gratis o quasi, settimana lavorativa di 4 giorni, sussidi all´acquisto del computer per favorire il telelavoro. E questi sono gli ottimisti. Preparatevi. Maurizio Ricci