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 2005  maggio 26 Giovedì calendario

Io, Cinesina e schiava cerco libertà con l’eros da spiaggia. Il Messaggero 26/05/2005. Vendere il corpo per ricomprare la libertà

Io, Cinesina e schiava cerco libertà con l’eros da spiaggia. Il Messaggero 26/05/2005. Vendere il corpo per ricomprare la libertà. Ecco cosa spinge e costringe le vu’-godé, le piccole cinesi che con la scusa di un massaggio offrono prestazioni sessuali a pagamento tra le dune di Capocotta e in altri fazzoletti di spiaggia del litorale romano.Questa è la storia che racconta Baby, così si fa chiamare anche perché il suo vero nome è impronunciabile. Ieri mattina, come ogni giorno, è arrivata a Ostia, il mare di Roma, alle 8,30 col trenino Roma-Lido. E’ scesa insieme alle sue ”colleghe” all’ultima stazione da dove con l’autobus o l’autostop raggiungono Capocotta per ”battere” la spiaggia fino al tramonto. "Ho vent’anni – dice strofinando la mano destra sui suoi jeans a vita bassa ”. Sono in Italia da quattro. Vivo a Roma, vicino a Santa Maria Maggiore". Baby è carina come le altre massaggiatrici. Sicuramente sopra la media delle cinesi che consumano le strade della Capitale vendendo improbabili gadget. Ha i capelli neri, lisci che accarezzano le spalle, indossa una maglietta a maniche corte bianca di Miss Sixty, e un paio di scarpe da ginnastica Nike col tacco rialzato. "La mia famiglia è povera, come la maggior parte delle famiglie cinesi racconta . Siamo sette figli. Io sono la più grande. Con mio fratello abbiamo deciso di venire in Occidente. Abbiamo prima raggiunto la Turchia con viaggi di fortuna in pullman o nascosti nei camion merci. Poi a settembre del 2001 siamo arrivati a Roma con l’aereo". Si ferma e riprende subito: "Siamo entrati con un passaporto falso. Risultavamo figlie di un funzionario cinese. Quando siamo usciti dall’aeroporto di Fiumicino l’uomo che ci ha accompagnato ha subito ripreso i nostri documenti. Siamo entrati giusto in tempo: dopo la strage delle Twin Towers è diventato molto più difficile aggirare i controlli". Baby rivela anche il contratto con l’organizzazione che gestisce il traffico di clandestini: "Il viaggio costa tantissimo, circa 10 mila euro. Nessun cinese potrebbe permetterselo, neanche lavorando una vita intera. Così c’è un accordo: bisogna lavorare gratis fino a quando non lo avrai pagato. L’organizzazione garantisce solo un po’ di soldi, spiccioli, ai nostri familiari". Nulla di scritto ma è come se lo fosse. Anzi forse è peggio: nessuna cinese si sogna di non rispettare i patti. Baby parla a ruota libera, non servono neanche le domande. "Ho cominciato come cameriera in un ristorante cinese del Centro. Con quello stipendio avrei dovuto lavorare 10-12 anni per riscattarmi. Poi un giorno il mio padrone mi ha presentato un altro cinese, mi ha detto se volevo lavorare per lui, avrei dovuto fare massaggi e mi avrebbe pagato molto bene. Ho capito subito di cosa si trattava. Ci ho pensato un po’ e ho accettato. Con i soldi che mi avrebbe dato sarei riuscita a riscattarmi nella metà degli anni: cinque, forse meno". Fa venire i brividi la freddezza di Baby: "Il nuovo padrone mi ha comprato e all’inizio del 2004 sono passata alle sue dipendenze: ci dovevo rimanere fino al 2009. I primi mesi facevo solo massaggi. Davvero. Poi l’estate scorsa ci hanno chiesto di fare anche delle piccole prestazioni sessuali. Sono cambiati anche gli accordi: tutto il 2004 ho continuato a lavorare gratis, il 2005, invece, 50 e 50, metà incasso per uno. E dall’anno prossimo sono libera di fare come voglio: o resto e continuo a fare a metà col padrone, oppure sono finalmente libera di andare via. D’altronde, adesso si guadagna bene. La prestazione minima 10 euro. A fine giornata, dopo 9 ore, se tutto va bene, faccio anche 200-250 euro". Baby sistema la sua borsa di Gucci, rigorosamente contraffatta: "Me l’ha regalata mio fratello. Lui vive con me a Roma, ma non ci vediamo quasi mai, lavora in un capannone vicino Pomezia. Fabbricano borse false Tod’s, Fendi e Gucci. Bella vero?". La apre e tira fuori un flacone di crema, senza scritte: "E’ per proteggersi dal sole – spiega ancora ”. La mia pelle è delicata e mi vengono subito le macchie scure. E se mi vengono le macchie, i clienti credono che sia malata e vanno dalle altre". L’Italia di Baby non è ”mafia e spaghetti”: "Mi piace il vostro clima. I cappuccini. E il fatto che gli uomini si affezionano. Ho clienti che mi vogliono davvero bene. Che mi portano anche bei regali. Il cellulare che fa le fotografie me lo ha regalato un pilota dell’Alitalia in pensione". Per lei il presente è ancora nero. Ma un raggio di luce già lo vede: "Quando sarò libera andrò sicuramente via dall’Italia. Andrò in America o in Francia, lì per i cinesi è più facile, ci si sente meno diversi. A Parigi ho mia zia che ha un ristorante cinese take away . A New York, invece, c’è una ragazza cinese che ho conosciuto durante la fuga dal nostro Paese: il nostro sogno è aprire un internet-point per cinesi, perché presto l’informatica conquisterà anche il nostro Paese". Dubbi? Rimorsi? Baby sembra non averne. Chissà se ha raccontato tutto. E prima di proseguire la sua giornata di vu’-godé, domanda: "C’è solo una vita. Tu che faresti al posto mio?". Davide Desario