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 2005  maggio 27 Venerdì calendario

"Ero confusa, ho avuto paura" La Stampa 27/05/2005. Giovedì pomeriggio, nella casa dei suoceri di Mery Patrizio, a Bernate di Arcore

"Ero confusa, ho avuto paura" La Stampa 27/05/2005. Giovedì pomeriggio, nella casa dei suoceri di Mery Patrizio, a Bernate di Arcore. Colloquio riservato tra Mery Patrizio, la ragazza che voleva diventare come Simona Ventura (e che un po’ le assomigliava, nello sguardo e nei capelli), e l’avvocato Fabio Maggiorelli, penalista genovese di esperienza. Lei racconta la verità, finalmente. Un pezzo di verità, almeno. Il difensore consiglia di dire la verità anche al magistrato. Subito dopo Mery affronta il marito Kristian, e gli spiega "che è stato un incidente, credimi. Dopo ho cercato di nascondere tutto inventandomi l’aggressione. Avevo paura". Kristian Magni, operaio tornitore in un’azienda di Usmate Velate, si mette a piangere. E ieri era completamente disperato. Implorava pietà, alle telecamere che assediavano la casa di Bernate: "Ve lo chiedo in ginocchio, lasciatemi in pace". Kristian dice che "Mery è fuori di testa, la morte di Mirko la fa straparlare. Ma non è stata lei, lo giuro". E Mery, Mery è ugualmente disperata. Ha raccontato tra molte lacrime e molti "non ricordo bene" la giornata del 18 maggio scorso, in un verbale che più volte è stato interrotto perché lei non ce la faceva più, a ripetere i particolari, la morte del bambino, la sua responsabilità. "Quella mattina dovevo portare Mirko da mia mamma. Lo stavo lavando, il bambino, nella vaschetta blu che avevo comprato per lui. Poi sarei uscita di casa. Sono anche uscita un attimo sulla porta per vedere il tempo che faceva, e regolarmi per poterlo vestire". E dopo, che cosa è successo. "Guardate, è stato tutto un incidente. Mentre lo lavavo mi sono allontanata un attimo per rispondere al telefono, non mi ricordo bene con precisione ma mi sembra che ho proprio risposto al telefono". Sono le 9 e mezza di mattino, il tempo è incerto, in Brianza, e nella frazione Valaperta di Casatenovo le strade sono praticamente deserte. Nessuno sente niente, perché non c’è niente da sentire. Mirko Magni sta annegando in tre dita di acqua e sapone neutro per bambini. Ma Mery, nell’interrogatorio condotto all’ospedale di Merate l’altra notte, la prima volta che l’ha raccontata, la morte di Mirko, l’ha spiegata come un incidente: "Quando sono tornata in bagno ho visto il bambino capovolto. E fermo, molto fermo. Non ho capito più niente". Il ricordo fa male, infatti lei si sente anche male e chiede di interrompere. Ma dall’altra parte c’è la volontà di chiudere la storia subito, e bene. Si procede, e lei riprende: "Ho anche telefonato a mia madre, ma ero tropo confusa, e quando lei ha risposto io non ho detto neanche una parola. Non ho proprio parlato, poi ho riattaccato". In quel momento, Mirko era già morto. "Non capivo più niente. Ma... sono sicura che in casa non c’era nessuno. Ho avuto paura, Mirko era nella vaschetta... ho pensato di raccontare l’aggressione, e allora sono andata a prendere lo scotch. Mi sono chiusa a chiave nel bagno, e poi legata le caviglie. Dopo mi sono legata come ho potuto le mani. E ho aspettato". Il suo telefonino intanto squilla. Il suocero, la suocera, il marito, la madre la chiamano a ripetizione. Dal chiuso del bagno, Mery sente, ma non può più fare niente, se non aspettare. Sente arrivare il suocero che la chiama da fuori. Sente arrivare il marito, lo sente che cerca di aprire la porta del bagno. Poi la porta salta via con una spallata. Kristian vede il figlio morto, a faccia in giù. Lo tira fuori dall’acqua, lo posa sul fasciatoio. Mirko è morto. Kristian chiama il "118", "vi prego venite subito, mio figlio sembra morto...". Mery piange, farfuglia che sono stati "i rapinatori", "ho sentito una voce ma non l’ho visto in faccia...". Non dice la cosa più difficile da dire, né al marito né ai carabinieri. Non dice di aver premuto forte sulla schiena del bambino. "Io non gliel’ho nemmeno chiesto", spiegava ieri il procuratore Anna Maria Delitala. Ma quando sono arrivati lì, sul nodo di tutta la faccenda, Mery si è messa a piangere, ed è bastato così. Brunella Giovara