Corriere della Sera 26/05/2005, pag.41 Sergio Romano, 26 maggio 2005
Le dichiarazioni di Bush a Riga e il mito di Yalta. Corriere della Sera 26/05/2005. Dunque, il presidente Bush impartisce anche lezioni di storia e critica Roosevelt e Churchill per gli accordi di Yalta
Le dichiarazioni di Bush a Riga e il mito di Yalta. Corriere della Sera 26/05/2005. Dunque, il presidente Bush impartisce anche lezioni di storia e critica Roosevelt e Churchill per gli accordi di Yalta. Che cosa conosce Bush della storia europea? Sa che i tre Paesi baltici furono sempre contesi tra la Polonia e l’Impero zarista per non dire di Prussia e Svezia? O forse per " convincere " Stalin era il caso di scatenare una piccola " guerra preventiva " ? Se è vero che dagli accordi di Yalta prese avvio un periodo di duro predominio da parte dell’Urss sui Paesi del’Europa Orientale è anche vero che con questi accordi gli Stati Uniti poterono estendere la propria influenza sui Paesi dell’Europa Occidentale. Inoltre perché Bush non guarda in casa propria? Da duecento anni, grazie alla " Dottrina Monroe " gli Stati Uniti trattano i Paesi del Centro America come colonie ed arrivano addirittura a invadere piccole insignificanti nazioni ( Grenada) per eliminare regimi a loro contrari. Qual è il suo parere in merito? LuigiMandelli luigimandelli@ bluewin. ch Caro Mandelli, qualche commentatore ha osservato che le dichiarazioni di Bush a Riga erano dirette prevalentemente contro Roosevelt e che Churchill a Yalta fu molto meno morbido del presidente americano. Ma nell’ottobre del 1944, durante il suo viaggio a Mosca, il Primo ministro britannico disse a Stalin: " Cerchiamo di sistemare i nostri affari nei Balcani. In Bulgaria e in Romania voi avete le vostre forze armate, noi abbiamo i nostri interessi, le nostre missioni e i nostri rappresentanti. Cerchiamo di non pestarci i piedi per piccole cose. Che cosa ne direste se la vostra influenza in Romania fosse pari al 90%, se noi avessimo in Grecia la stessa percentuale e se ciascuno di noi avesse il 50% in Jugoslavia? " . Scrisse queste cifre su un pezzo di carta, aggiunse l’Ungheria ( 50% a testa) e la Bulgaria ( 75% alla Russia, 25% alla Gran Bretagna) e lo passò a Stalin che vi mise, in segno di approvazione, la sua sigla. Anche Churchill, quindi, pensava con realismo e spregiudicatezza, che il miglior modo di governare l’Europa centro orientale, dopo la sconfitta del Reich, fosse una sorta di condominio anglo sovietico al quale ciascuna delle due potenze avrebbe partecipato con una quota di maggioranza in alcuni Paesi e una quota di minoranza in altri. Non dimentichi tuttavia, caro Mandelli, che la conversazione di Churchill con Stalin ebbe luogo nell’ottobre 1944, quando gli anglo americani erano agli inizi delle loro operazioni in territorio tedesco e l’Armata Rossa, dopo avere occupato la Bulgaria e con quistato Belgrado, era alle porte di Varsavia. Quando Churchill, Roosevelt e Stalin s’incontrarono a Yalta, nel febbraio del 1945, la situazione, sul terreno, era cambiata e le forze tedesche si stavano ritirando su tutti i fronti. Ma la guerra non era finita e i tre leader sapevano che ogni chilometro quadrato strappato al Reich sarebbe stato, per il conquistatore, un tessera in più nel dominio politico che ciascuno dei tre stava costituendo sulla carta d’Europa. Mi chiedo se Churchill e Roosevelt avessero davvero qualche illusione sul modo in cui l’Urss avrebbe organizzato la vita politica dei Paesi " liberati " . La vera, grande speranza del presidente americano fu la creazione di una organizzazione internazionale con cui le maggiori potenze avrebbero potuto amministrare di comune accordo gli affari del mondo. Durante la Grande guerra aveva avuto un incarico ministeriale nel governo di Woodrow Wilson e aveva entusiasticamente creduto alla Società delle Nazioni che il presidente americano aveva progettato e inserito nel Trattato di Versailles. Il tempo, a Yalta, fu impiegato quindi in buona parte dal negoziato sullo statuto delle Nazioni Unite. Il 25 aprile 1945, quando la conferenza di San Francisco per la creazione dell’Onu cominciò i suoi lavori, Roosevelt era morto da 13 giorni. Sulle responsabilità di ciò che accadde negli anni seguenti al Palazzo di vetro e altrove sono stati scritti migliaia di studi, e quasi tutti riconoscono che i Paesi dell’Europa centro orientale passarono da una breve tirannia tedesca a una lunga tirannia sovietica. Ma gli storici sanno anche che ogni partita del potere, nei rapporti fra i due blocchi, fu giocata con grande durezza e con un sorprendente numero, da una parte parte e dall’altra, di colpi bassi. Attribuire la responsabilità della Guerra fredda alla conferenza di Yalta è soltanto la ripetizione, per fini politici, di un vecchio luogo comune. Sergio Romano