Corriere della Sera 26/05/2005, pag.35 Eva Cantarella, 26 maggio 2005
Svelata la lingua segreta del re Minosse. Corriere della Sera 26/05/2005. Un altro capitolo sembra aprirsi nella grande avventura della decifrazione delle scritture scomparse: nella specie, delle scritture cretesi, le più antiche documentate nel continente europeo
Svelata la lingua segreta del re Minosse. Corriere della Sera 26/05/2005. Un altro capitolo sembra aprirsi nella grande avventura della decifrazione delle scritture scomparse: nella specie, delle scritture cretesi, le più antiche documentate nel continente europeo. In un libro in uscita di cui è autore il glottologo Mario Negri, Scrivono palazzi e labirinti ( editore Dell’Orso di Alessandria) apprendiamo la notizia della decifrazione della scrittura " lineare A " . Anche se la prudenza è d’obbligo ( in questo caso peraltro, gli auspici sembrano ottimi), l’avvenimento, se confermato, potrebbe aprire nuove prospettive negli studi sulla storia della prima Europa. Ma prima di addentrarci nell’argomento, e per consentire ai non addetti ai lavori di comprendere l’importanza dell’evento, sono necessari alcuni cenni alla storia nella quale esso si inserisce. Una storia straordinaria e appassionante, che ebbe inizio nel 1900, quando l’archeologo Arthur Evans, non appena Creta venne liberata dal dominio turco, iniziò gli scavi là dove sorgevano le rovine del Palazzo di Cnosso, e nel giro di una settimana rinvenne alcune tavolette sulle quali si trovavano tracce in tre scritture sconosciute, da lui chiamate rispettivamente " geroglifico cretese " , " lineare A " e " lineare B " . Chi aveva usato quelle scritture? Al momento, quel che si sapeva della storia dell’isola veniva dai resti materiali e dal mito: il re Minosse, per nutrire il Minotauro, nato dall’unione mostruosa di sua moglie Pasifae con un toro, imponeva periodicamente agli ateniesi un atroce tributo, il fiore della sua gioventù, destinato a finire nelle fauci del mostro. Sino al giorno in cui Teseo, l’eroe attico per eccellenza, non riuscì a ucciderlo, con l’aiuto di Arianna, la figlia di Minosse, che si era innamorata di lui. Atene, finalmente, era libera dalla dominazione straniera. La scoperta delle scritture sconosciute ( ovviamente se decifrate) gettava nuova luce sulla storia della Grecia minoica. Ma la decifrazione si rivelò più difficile del previsto: a tutt’oggi ( a prescindere dalla notizia di cui qui si parla) è stata decifrata solo la " lineare B " , l’ultima delle tre scritture, in ordine cronologico. Secondo la datazione più comunemente accettata, infatti, il geroglifico fece la sua comparsa attorno al 2000 a. C., la " lineareA " attorno al 1750, e la " lineare B " attorno al 1450. Ma la decifrazione della " lineare B " ( avvenuta nel 1952 ad opera di Michael Ventris) segnò un momento fondamentale negli studi sul Mediterraneo. Questa scrittura – rivelò Ventris – nascondeva una lingua greca. La civiltà fiorita a Creta e nella Grecia peninsulare a partire dal XV secolo a. C. ( che risultò essere il suo maggior centro politico) era civiltà greca. La storia della Grecia iniziava molto prima di quanto si era sempre pensato. Ma restava – oltre al mistero del geroglifico – il problema della " lineare A " , della qua le la " lineare B " è chiaramente un’evoluzione. Ritenendo che i valori fonetici delle due scritture ( ambedue sillabiche) fossero gli stessi, negli anni Cinquanta e Sessanta studiosi come Peruzzi e Georgiev si misero all’opera, seguendo questa pista. Ma i risultati furono deludenti. Limitiamoci all’esempio più evidente: su due asce rituali era stato possibile leggere idamate, interpretabile subito come Ida ( il monte sacro più alto di Creta) Madre.Ma mater ( madre) è parola indoeuropea, e nel minoico non ci sono altre tracce di indoeuropeo. A partire dalla metà degli anni Settanta, dunque, si è venuta affermando una linea " negativa " , che revocava in dubbio l’applicabilità dei valori fonetici della " lineare B " alla " lineare A " . Sostenitori di questa linea, in particolare, sono stati Louis Godard e Jean Pierre Olivier, gli autori dell’edizione a tutt’oggi definitiva dei testi in " lineare A " , di cui riportarono foto e facsimili ( non trascrizione e traduzione). La Creta del secondo millennio, insomma, continuava a parlare solo con la voce dell’archeologia e del mito, non della filologia. A questo punto della storia, ha inizio la ricerca di Mario Negri e Carlo Consani, studiosi di scuola rispettivamente milanese e pisana, che oggi ritengono di aver decifrato la " lineare A " . Sembrava strano, ai due studiosi, che copiando una scrittura, come fecero i micenei dai minoici, se ne stravolgessero completamente i valori fonetici. Dunque, si accinsero a dimostrare, caso per caso, la sussistenza del principio " omografia / omofonia " ( stessi segni / stessi valori fonetici). Il metodo si fondava su diverse strategie, di cui qui si dà un esempio: quello delle " sigle " , ossia delle iniziali usate come ideogrammi. Per esempio, la sillaba iniziale NI vale in entrambe le scritture per " fico " . Quindi si doveva pensare che la parola minoica per fico ( in greco, sykon ), iniziasse per NI. Una glossa testimonia che a Creta il fico si chiamava nikuleon. Ecco la parola minoica conservata nella sigla NI. Con questa e altre strategie Negri e Consani ritengono di aver dimostrato la validità del principio " omografia / omofonia " per circa un terzo del sillabario minoico, che conta circa novanta segni. E nel 1999 hanno pubblicato l’intero corpus in " lineare A " con trascrizione e, ove possibile, traduzione, e con prefazione di Giovanni Pugliese Carratelli ( Carlo Consani Mario Negri, Testi minoici trascritti, con interpretazione e glossario , Roma, CNR, 1999). Mario Negri, poi, con la collaborazione di Giulio M. Facchetti, trae le conseguenze linguistiche delle ricerche sopra descritte in Creta minoica , ( Firenze, Olschki, 2003), e soprattutto nell’ultimo Scrivono palazzi e labirinti . Dai testi minoici, segnalano poi i due autori, sembrerebbero riemergere i nomi della divinità sup r e m a ( Ataijowaja ), di Demetra ( Damate ), del labirinto ( dubure ), del sesamo ( sasama), del cumino ( kumina ), del vino dolce ( karoine ), forse della menta. Quali conseguenze gli storici potranno trarre da questa scoperta con riferimento alla storia cretese è troppo presto per dire. Come dicevo in partenza, inoltre, di fronte a simili notizie, anche quando si presentano sotto i migliori auspici, la prudenza è d’obbligo. Sarà l’intera comunità scientifica a dare il verdetto. Ma l’entusiasmo suscitato dalla notizia è grande, così come la speranza di una sua conferma definitiva. Ed è motivo di non poco orgoglio sapere che coloro ai quali sono affidate queste speranze lavorano nelle nostre bistrattate università. Eva Cantarella