CorrierEconomia 23/05/2005, pag.11 Massimo Gaggi, 23 maggio 2005
C’è un mostruoso panino che divide l’America. CorrierEconomia 23 maggio 2005. I Monster Thickburger, un hamburger lanciato qualche mese fa dalle catene di fast food Hardee’s e Carl’s Jr, viene orgogliosamente venduto come la "bomba" calorica più esplosiva tra quelle presenti in tutti i menù d’America: due hamburger sovrapposti del peso complessivo di 350 grammi avvolti in quattro fette di pancetta e tre fette di formaggio fuso, serviti in un panino dall’interno generosamente imbevuto di mayonnaise
C’è un mostruoso panino che divide l’America. CorrierEconomia 23 maggio 2005. I Monster Thickburger, un hamburger lanciato qualche mese fa dalle catene di fast food Hardee’s e Carl’s Jr, viene orgogliosamente venduto come la "bomba" calorica più esplosiva tra quelle presenti in tutti i menù d’America: due hamburger sovrapposti del peso complessivo di 350 grammi avvolti in quattro fette di pancetta e tre fette di formaggio fuso, serviti in un panino dall’interno generosamente imbevuto di mayonnaise. Il tutto per un totale di 1.420 calorie (due terzi dell’intero fabbisogno giornaliero di un adulto) e 107 grammi di grassi.
David Letterman e Jay Leno hanno ripetutamente preso di mira il "panino-Frankenstein" nelle loro trasmissioni satiriche serali: "Ve lo servono direttamente in una scatola a forma di cassa da morto", ha scherzato Leno.
Andrew Puzder, l’amministratore delegato della Cke, la società che controlla le due catene di fast food, non è affatto infastidito da queste rasoiate, né dagli attacchi delle organizzazioni impegnate nella tutela della salute dei consumatori che chiamano i suoi prodotti "pasti del demonio" o "pornocibo": tutta pubblicità che spinge un numero crescente di persone, soprattutto giovani di sesso maschile, ad "osare".
"Le vendite dei nostri hamburger politicamente scorretti sono molto incoraggianti", ha dichiarato Puzder con evidente soddisfazione in un recente incontro con gli analisti finanziari di Wall Street. Subito dopo l’introduzione del nuovo panino supercalorico le vendite dei suoi ristoranti sono aumentate del 6 per cento: "Un risultato ottenuto proprio grazie all’audacia dei nostri prodotti", ha rivendicato il manager.
Quello del panino-mostro non è però un caso isolato: Burger King, seconda catena americana alle spalle di McDonald’s, punta sui cibi extra-large: a marzo ha inserito nel suo menù l’Enormous Omelet Sandwich: due uova, salsiccia affettata, due pezzi di formaggio, tre strisce di bacon per una prima colazione da 730 calorie e 47 grammi di grassi. La risposta dei rivali di RubyTuesday al panino-Mostro e all’omelette Enorme non si è fatta attendere: è l’Ultimate Colossal Burger da una libbra, quattro etti e mezzo di carne tritata.
I centri che esaminano lo stato di salute degli americani sono indignati: "L’irresponsabilità delle imprese di questo settore ha superato ogni limite", protesta il Center for Science in the Public Interest.
assurdo mettere sul mercato prodotti con simili contenuti di grassi saturi e di sodio", dice il direttore del Centro, Michael Jacobson. " una cosa orrenda - commenta David Moore, nutrizionista dell’Illinois North Side Hospital di Chicago -. da chiedersi se sono in affari con l’American College dei chirurghi cardiotoracici".
Lo scontro ha ormai raggiunto livelli di esasperazione estrema, alimentati anche da un errore del fronte salutista: l’anno scorso il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie, un organismo pubblico, ha calcolato che nel 2000 l’obesità ha provocato negli Stati Uniti circa 400 mila morti, poco meno dei 435 mila decessi attribuiti al fumo. Dopo qualche tempo, e in seguito a verifiche più approfondite, il centro ha dovuto ridimensionare le sue stime prima a 320 mila morti e,infine, a 112 mila. Cosi, anche se l’obesità, che negli Usa colpisce ormai quasi il 15% della popolazione, sta diventando una malattia di grave impatto sociale, la lobby dei ristoratori respinge le critiche e accusa queste organizzazioni di voler diventare una sorta di "polizia del cibo" che può decidere quello che la gente deve mangiare e cosa, invece, va messo al bando. La disputa ha ormai conquistato una dimensione politica, con l’industria alimentare che rivendica attraverso i lobbisti del Center for Consumer Freedom, il diritto di pubblicizzare anche i cibi meno salubri, appellandosi al Primo emendamento, quello che tutela la libertà di stampa. Dall’altro lato i "salutisti" sostengono invece la necessità di vietare per legge il consumo di cibo-spazzatura, anche per arginare il diffondersi di malattie sociali i cui costi finiscono prima o poi per scaricarsi sul contribuente Usa.
L’atteggiamento dell’industria della ristorazione sembra gretto e inaccettabile, ma queste imprese stanno solo applicando le regole dell’economia di mercato. I loro manager non sono mostri: molti hanno inserito nei menù anche cibi low-fat o con un ridotto contenuto di zucchero e sodio.
McDonald’s lo ha fatto sulla spinta di Super Size Me, il film di denuncia che ha ottenuto vari premi e una nomination all’Oscar: la pellicola di Morgan Spurlock, arrivata nei cinema un anno fa, descrive la "discesa agli inferi" di un uomo che sceglie per un mese di consumare tutti i suoi pasti da McDonald’s. Poco tempo dopo la più grande catena di ristoranti del mondo cominciò a promuovere nuovi menù "bilanciati" vendendo pollo arrostito, oltre, a quello fritto, insalate e yogurt. Ora è in arrivo anche una macedonia di frutta con le noci.
Altre catene di ristoranti hanno invece scelto spontaneamente di offrire ai loro clienti alternative "dietetiche": 11.500 ristoranti Applebee’s vendono un menu Weight Watchers, mentre Hardees, la catena del panino-mostro, dall’inverno scorso offre anche un sandwich di pollo grigliato. Il problema è che i consumatori hanno "votato con la forchetta", premiando solo i cibi più grassi e saporiti. Gli americani quest’anno spenderanno ben 476 miliardi di dollari nei ristoranti: chi sforna nuovi prodotti che non vendono rischia il suicidio. I sondaggi dicono che la maggior parte della gente che va al ristorante vuole cibo gustoso: se opta per la dieta preferisce restare a casa. "Noi dobbiamo produrre quello che la gente vuole comprare, non quello che noi vorremmo vendere" spiega Brad Haley, capo del marketing di Hardee.s. Ne sanno qualcosa quelli di Fat Tuesday che avevano fatto la civilissima scelta di indicare nel menù il numero delle calorie di ogni pietanza e avevano pian piano ridotto le dimensioni delle porzioni: nel giro di pochi mesi le vendite sono calate del 9 per cento, costringendo l’azienda a tornare sui suoi passi. Vanno invece a gonfie vele i prodotti in formato jumbo zeppi di grassi o zucchero. La cosa più impressionante è che molti consumatori sono guidati dal gusto della sfida, più ancora che dalla voglia di soddisfare il palato. Divoratori di hamburger mostruosi e frittate colossali sono soprattutto maschi di 18-35 anni. "Sono gli anni in cui ci si sente immortali", spiegano gli psicologi che studiano il comportamento di una generazione che sfoga nel cibo la sua ansia di trasgressione. Le catene di ristoranti lo hanno capito ed eccitano questa sensibilità.
La Del Taco (cibo messicano) ha ribattezzato il suo burrito da una libbra Macho burrito. A un prodotto per gente coraggiosa, non è roba per tutti", provoca il vicepresidente della società, Joe Senger. A Seattle la catena di ristoranti 5 Spot chiedè addirittura ai suoi clienti di firmare una liberatoria prima di servire loro The Bulge: una banana fritta ricoperta di zucchero caramellato, servita con gelato, noci e panna montata, il tutto annegato in un bagno di cioccolata e sciroppo di fragola. Questo trionfo di zucchero e calorie è gettonatissimo e la gente firma con orgoglio una dichiarazione in cui si impegna a non fare causa al ristorante né a spedirgli il conto del dietologo o della palestra se, dopo gli stravizi, dovrà correre ai ripari.
Il machismo solleticato da catene come Hardee’s con i suoi slogan provocatori ("Avrete paura. Avrete molta paura", è quello che accompagna la vendita dell’hamburger Mostro), alimenta a volte un fanatismo inquietante: "Mentre altri ristoranti sono zeppi di imbecilli e codardi che pensano solo alle diete low carb, voi, col vostro menù, costruite un monumento all’americanismo e sputate in faccia agli avvocati e a questi nazisti che vogliono imporci la loro dittatura del cibo", ha scritto ad Hardee’s, John Frensley, uno studente texano di 22 anni. Andrew Puzder, il gran capo dell’azienda, è compiaciuto, non allarmato. E infila altre banderillas nel collo del toro scatenato: "Se devo essere biasimato per aver dato alla gente cibo gustoso, delizioso, bene, mi prenderò questo biasimo. E sfornerò nuovi piatti di questo tipo. Non so ancora quali, ma di certo saranno un monumento alla decadenza".
Massimo Gaggi