Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 25 Mercoledì calendario

SQUINZI

SQUINZI Giorgio Cisano Bergamasco (Bergamo) 18 maggio 1943. Industriale. Nel 1970 assume la gestione della Mapei S.n.c., società fondata dal padre nel 1937, occupandosi in particolare dell’area ricerca e sviluppo tecnologico. Sei anni più tardi, con la trasformazione dell’azienda in S.p.a., ne diventa Direttore Generale ed in seguito, nel 1984, Amministratore Unico • «[...] Prima di tutto serve la volontà, una dedizione totale. Mio padre mi ha attaccato l’ossessione per la crescita, io la sto inculcando nei miei due figli che lavorano con me. Investiamo il 5% del fatturato in ricerca, non solo per innovare i prodotti, ma anche i processi industriali per guadagnare efficienza. In Italia serve un maggiore impegno in ricerca e sviluppo, perché la materia grigia è l’unica risorsa di cui disponiamo in abbondanza. Ma da sola l’innovazione non basta [...] Bisogna internazionalizza re, il che non vuole dire esportare o delocalizzare, ma conquistare quote di mercato all’estero. Noi abbiamo 43 stabilimenti in 21 Paesi, 7 in Italia. [...] Io non siedo nel cda di nessuna banca, ma mi occupo solo della mia azienda. [...]» (Giuliana Ferraino, ”Corriere della Sera” 25/5/2005) • « Vincente? Ha 654 vittorie nel ciclismo (tutto, tranne Tour e Sanremo), un Mondiale di calcio come sponsor della Nazionale, una promozione in C1 come proprietario del Sassuolo [...] la sua azienda Mapei (acronimo di Materiali Ausiliari Per l’Edilizia e l’Industria) è leader mondiale e lui è un papabile per la presidenza di Confindustria. Fonde il business con lo sport e non ci guadagna solo lui, tutto quello che tocca diventa oro. Dire che Giorgio Squinzi sia un vincente è poco. L’unica sconfitta di Squinzi è stata quella nella lotta al doping. E l’ha portato a lasciare il ciclismo nel 2002: ”Avevo denunciato quello che succedeva in Spagna, mi hanno dato del visionario. Avevo chiesto una soluzione per il doping ematico, mi spiace essere stato un buon profeta. D’altronde, dopo aver vinto il Giro nel 1995, non riuscivamo più a fare centro nelle grandi corse a tappe: eppure dal 1994 al 2002 siamo stati la prima squadra al mondo”. Meglio il calcio: ”C’è molto meno doping, contano le qualità, le doti, la classe, cose che non migliorano con i trucchi. Prendete Kakà: perché si dovrebbe dopare un campione così? L’avete capito, sono milanista”. E tifoso della Nazionale: ”Da sponsor ho portato bene, il Mondiale è stato un colpo fortunato per tutti”. Proprietario della miglior squadra al mondo nel ciclismo, proprietario di una squadra di calcio che [...] stentava a restare in C2 [...] ”Ho preso il Sassuolo per business. Questa è la capitale della ceramica, se la mia azienda è diventata leader mondiale è anche grazie a questa città. Ho trasferito al calcio le linee guida del progetto-ciclismo: lavoro di squadra e della società, serietà, organizzazione, investimenti e giovani. E stipendi puntuali a fine mese [...] La vittoria di Ballerini nel 1995 alla Roubaix è stata indimenticabile” [...]» (Nicola Binda, ”La Gazzetta dello Sport” 30/5/2007).