Varie, 25 maggio 2005
REICHLIN
REICHLIN Alfredo Barletta 26 maggio 1925. Politico • «[...] braccio destro di Togliatti [...] sei anni alla guida de ”L’Unità”, sei alla testa dei comunisti pugliesi (dal 1962 al 1968) e per sette volte a Montecitorio come deputato. Dopo la morte di Berlinguer fu indicato come uno dei suoi possibili successori. Assieme a Giorgio Napolitano, dopo aver accettato la svolta di Occhetto, si è schierato con D’Alema, favorendone nel 1994 l’elezione a segretario e poi stando da allora al suo fianco. Due i suoi libri più noti: Il silenzio dei comunisti, brevi lettere sul comunismo italiano del Novecento, scritto assieme a Foa e Mafai. E Ieri e domani. Memoria e futuro della sinistra, sulle variabili culturali e sociali che governano la sinistra. [...] vicepresidente della Fondazione Italianieuropei» (’Corriere della Sera” 27/5/2005) • «’Non mi sentii chiamato da Stalin ma dalla patria”. Questa secca epigrafe porta la firma di Alfredo Reichlin, intellettuale e uomo politico di provenienza comunista [...] Figura in un suo libro del 2002, intitolato Ieri e domani - Memoria e futuro della sinistra, e riassume la gioventù dell’autore, che fu, a partire dal settembre del ’43, uno dei leader più coraggiosi dei ”gappisti” romani. Racconta, quella frase, la sua gioventù partigiana, ma non soltanto. Giunto al tempo dei bilanci, Reichlin si sottrae al rito del pentimento. Non si copre gli occhi di fronte agli ”errori ed orrori” della sinistra - e del Pci in particolare - ma ne rivendica anche le ”glorie”. Fra le quali il merito, patriottico appunto, di aver contribuito a conciliare le masse subalterne con lo Stato, sorreggendo per lunghi decenni la democrazia italiana, che la borghesia nazionale non ha perso il vizio di esporre ad ogni catastrofica avventura. Economista e presidente del Cespe, il centro studi di politica economica fondato a suo tempo da Giorgio Amendola, membro del comitato di direzione di una vivace rivista di politica, ”Gli Argomenti umani”, Reichlin è animato da un solerte sentimento della storia. Le sue origini familiari sono altoborghesi. Dalla natia svizzera il nonno paterno, Adolfo, s’era trasferito in Puglia ai primi del Novecento impiantandovi una fabbrica per estrarre chimicamente il tannino dalle vinacce del Tavoliere, e lì, a Barletta, nacque nel 1925 Alfredo per poi vivere a Roma fin da bambino. E nella Capitale ha seguito per intero la trafila della giovane leva di intellettuali che Togliatti prese ad adottare. Fatti salienti furono, per Reichlin, l’amicizia con i due fratelli Pintor, Giaime e Luigi, il collegamento con la lotta armata tramite un altro amico di gioventù, Lucio Lombardo Radice, e l’esordio nel giornalismo di partito. Direttore dell’’Unità” a trent’anni, ne avrebbe ben presto trascorsi sei in Puglia, segretario regionale del Pci. Aveva espresso, a proposito del centrosinistra, umori diversi da quelli di Togliatti, ed era stato esiliato in quella che si rispolverò come sua patria di provenienza. Una ”purga”, mitigata da un costume di partito in apparenza mite. [...] catalogato allora come ”ingraiano” [...]» (Nello Ajello, ”la Republica” 25/5/2005).