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 2005  maggio 25 Mercoledì calendario

Colombo Fulvia

• Milano 18 aprile 1926, Novara 25 settembre 2005. Annunciatrice Rai • « stata il primo volto che gli italiani videro sul piccolo schermo. La telecamera della televisione si è accesa per lei, il 3 gennaio del ’54: ”Signore e signori buonasera, oggi cominciano le trasmissioni”. Aveva 28 anni, era alta, bionda con gli occhi azzurri. Bellissima. Divenne una diva che dagli schermi della Rai arrivò a Sanremo, alla prosa, al cinema, alla rivista. Viaggiò in tutto il mondo, ebbe amici importanti. ”Una carriera da favola” ricorda ancora bella, curatissima e snella, con quell’eleganza innata che fece di lei un mito. Vive alla residenza per anziani ”Il castello” dove tutti i giorni suona il piano e guida un laboratorio di scoperta della musica. [...] Nata e cresciuta a Milano, da bambina sognava di ballare alla Scala, ma il padre si oppose e così studiò pianoforte con Gavazzeni. Avviata alla carriera d’insegnante di musica, incontrò sulla sua strada l’attore Guido De Monticelli a cui confidò la passione per la recitazione. Lui la fece chiamare alla radio, ma dopo quattro mesi seppe che cercavano volti per la televisione e le propose la nuova avventura: ”Ho detto di sì subito - ricorda -. Chiesi ’Quando cominciamo?’. ’Domani!’ fu la risposta”. Era il 18 aprile del ’53, giorno del compleanno di Fulvia, quando partirono gli esperimenti per la tivù: ”I primi non furono neanche in studio. Eravamo alla Fiera di Milano, dove mio padre era dirigente, e nel padiglione della Marelli. La figlia del direttore mi riprendeva mentre io raccontavo quello che vedevo”. La televisione fu un’esperienza travolgente: ”Mi davano soltanto l’ora della trasmissione e il titolo, io inventavo il testo - commenta Fulvia Colombo -. Cominciammo con pochi programmi, poi arrivarono le commedie: mi piaceva molto quando le presentavo con gli abiti di scena tra gli attori. Allora la Rai era una grande famiglia, si lavorava in un clima di armonia. In quegli anni si viveva meglio di adesso, c’era meno frenesia. Poi era il dopoguerra, la gente aveva voglia di divertirsi per dimenticare quello che aveva visto”. Nel giugno dello stesso anno la Colombo rappresentò l’Italia all’inaugurazione dell’Eurovisione: ”C’erano le speakerine di tutta Europa. Ma.... le ho sbaragliate tutte! Parlavo francese e inglese, suonavo il piano, cantavo. Il ’Daily mirror’ il giorno dopo mi dedicò una foto in copertina con il titolo ’Un dono nella pioggia’”. Poi arrivarono il cinema, in Italia e a Hollywood, la rivista, il teatro e il festival di Sanremo che presentò nel ’58 quando vinse Modugno. Lavorò sino al ’63, poi vennero anni difficili. Si trasferì a Meina, nella casa della nonna, ma fu un periodo di stenti. Ci volle la mobilitazione di un comitato di amici per farle avere la pensione. Quali sono i ricordi più belli? ”Riguardano la commedia musicale con Macario, nel ’57. Stavo benissimo, vivevamo di notte ma gli orari non mi pesavano, anzi. Lo spettacolo ebbe un successo enorme in tutt’Italia. Macario, però, aveva un carattere orribile anche se era un gran maestro. Una sera, a Torino, mi multò perchè il palco si riempì di fiori che mi avevano mandato i miei amici. Lui mi accusò di essermeli spedita da sola. Figurarsi, con quello che mi sarebbero costati.... Poi si lamentò che quando arrivavo in teatro mi permettevo di non salutarlo. Io, dal mio metro e 72 di altezza, risposi: ’Ma io non la vedo nemmeno, signor Macario’”. Conobbe Mike Bongiorno appena arrivato dagli Usa: ”Abbiamo presentato insieme i Sei giorni della canzone ma il pubblico lo contrastava. Dal palco io lo difesi e tutto andò bene. Il giorno dopo mi inviò dei fiori e il biglietto: ’Con eterna riconoscenza’. venuto a trovarmi ancora qualche anno fa”. Diva anti-diva, come ama definirsi, frequentava il jet-set. Era amica di Onassis, di cui fu ospite sul panfilo ”Kristina”, e della cantante Maria Callas: ”Era simpatica, quando parlava aveva un vocione e un divertente accento veneto. Onassis una sera organizzò un ballo per me sulla sua barca ma Ghiringhelli, il sovrintendente della Scala, all’ultimo momento non mi ci portò perchè voleva che restassimo soli”. Il giorno dopo ”La notte” sparò la notizia del suo matrimonio con Ghiringhelli: ”Telefonai al direttore del giornale per smentire dicendo che non era vero, che dovevamo andare da Onassis. Lui rise e mi disse ’Dai sempre la precedenza al prodotto nazionale’. Forse aveva ragione, dovevo sposare il sovrintendente. Mai contraddire un giornalista.... Ma io mi sono innamorata una sola volta e lo sono ancora”. Top secret sul nome di lui» (Barbara Cottavoz, ”La Stampa” 27/9/2003).