Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 09 Lunedì calendario

«Il 35% dei cognomi deriva da nomi propri del padre o del capostipite, un altro 35% ha una relazione con la toponomastica (fa cioè riferimento a nomi di paesi e località), un 15% è relativo alle caratteristiche fisiche del capostipite, un 2% deriva dalla professione, dal mestiere o dalla carica, un 3% è di derivazione straniera recente e infine un 2% è un nome augurale che la carità cristiana riservava ai trovatelli»

«Il 35% dei cognomi deriva da nomi propri del padre o del capostipite, un altro 35% ha una relazione con la toponomastica (fa cioè riferimento a nomi di paesi e località), un 15% è relativo alle caratteristiche fisiche del capostipite, un 2% deriva dalla professione, dal mestiere o dalla carica, un 3% è di derivazione straniera recente e infine un 2% è un nome augurale che la carità cristiana riservava ai trovatelli». Alessandro Amadori, direttore dell’Istituto Coesis Research, disegna in questo modo la mappa dei cognomi in Italia. Secondo lo studioso nomi e cognomi sono uno specchio della società. «Lo si intuisce anche da un’altra tendenza: il modo di chiamare cani e gatti. Chi si interessa di anagrafe canina - ha detto Amadori - ha notato la tendenza ad una progressiva ’umanizzazione’ dell’animale di casa».