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 2005  maggio 24 Martedì calendario

Oyeyemi Helen

• Ibadan (Nigeria) 28 settembre 1984. Scrittrice • «[...] autrice de La bambina Icaro [...] scritto a 17 anni, di nascosto dai genitori mentre preparava gli esami di maturità [...] ”Lei mi chiede che cosa abbia fatto di me una persona capace di scrivere così presto un romanzo così importante [...] Lo so che suona male dirlo, ma per me non vale nulla, mi aspetto di fare molto di più”. [...] Helen Oyeyemi racconta nella Bambina Icaro due identità, due culture e due continenti in un’unica storia. Quella di Jessamy Harrison, otto anni, biondo papà inglese e nera mamma nigeriana, che cresce scontrosa e silenziosa nascondendosi negli armadi della sua casa nel Kent, fino a quando i genitori preoccupati decidono di portarla in Africa a conoscere diverse generazioni della sua estesa famiglia patriarcale. ”La mia infanzia non è stata come quella di Jess, è stata vivace e piena di curiosità. Le cose però si sono complicate il primo anno di liceo, quando a scuola mi sono sentita spinta a essere diversa da quella che ero, per essere più cool. E così ho cominciato a perdere terreno, a scivolare nella depressione e a non mangiare più. E in una situazione del genere riuscire a stare seduta a leggere per un’intera giornata senza soffrire troppo diventa la misura della felicità. Mi rendo conto che tutto questo ha avuto una forte influenza sulla mia personalità. Da un lato quando leggi così tanto, scrivere diventa naturale. Dall’altro mi accorgo che c’è una sorta di distacco, in me, che sono felice solo con me stessa e qualunque cosa si dica, anche del mio libro, non cambia nulla”. A Lagos, Jess (’sempre straniera, sebbene a mezzo mondo di distanza”) incontra per la prima volta l’amicizia. ”Una ragazzina le stava davanti silenziosa tenendo gli occhi bassi, occhi così scuri che a Jess, sdraiata per terra, sembravano senza pupille. C’era qualcosa in lei che era fuori proporzione. Era forse troppo alta e allo stesso tempo troppo... piccola?”. Qualunque cosa fosse la figura che le si parava davanti si chiamava Tilly Tilly ed era l’incarnazione di tutti i desideri di Jess: una coetanea smaliziata e impudente, pronta a trascinarla in avventure impossibili a Lagos ma anche a seguirla al suo ritorno a Londra. un vero prodigio, in effetti, Tilly Tilly: riesce a vivere sola in una casa abbandonata, a passare attraverso porte chiuse e a rimanere invisibile a tutti fuorché a Jess. Ma se a Lagos la sua indole è innocua, a Londra diventa violenta e pericolosa e riesce persino a fare ammalare gravemente il padre di Jess. Ecco quindi una ragione di più per considerare questo libro un po’ speciale: perché quello che all’inizio promette di essere un romanzo sullo stato di spaesamento di chi appartiene a due diverse culture (come accadeva ai protagonisti di Denti bianchi di Zadie Smith e Brick Lane di Monica Ali, [...]), diventa a poco a poco la storia della ricerca di una metà mancante, forse una sorella gemella morta alla nascita, come Jess scopre all’improvviso, o forse l’altro sé di una personalità multipla. E non è poco come risultato, per un’autrice diciassettenne [...] un padre che ha fatto il guardiano notturno, una madre che guida la metropolitana e due fratelli minori, di cui uno gravemente autistico. Mescolando realismo ingenuo e realismo magico, Helen Oyeyemi riesce a far sembrare razionale l’isteria, a non sciogliere fino in fondo il mistero di Tilly Tilly e a far sì che un’interpretazione culturale non prevalga sull’altra. Intanto Tilly Tilly, tramutandosi a poco a poco da amica segreta in figura dell’orrore, impone che si prendano nei confronti suoi e di Jess rimedi estremi. Che siano quelli a disposizione della psichiatria moderna o quelli dell’antica superstizione yoruba, resta da vedere. Di certo c’è, invece, che siamo in presenza di una scrittrice mostruosamente precoce, a cui va augurata buona fortuna perché se lo merita e perché, con la pubblicità che la circonda, ne avrà bisogno» (Isabella Bossi Fedrigotti, ”Corriere della Sera” 24/5/2005).