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 2005  maggio 24 Martedì calendario

Ingesson Klas

• Odeshog (Svezia) 20 agosto 1968. Ex calciatore. Giocò in Italia con Bari, Bologna, Lecce • «[...] 16 maggio del 1999, lo svedesone potò le gambe alla Sampdoria dopo 17 anni consecutivi di serie A [...] “Eccome se me la ricordo quella partita: sia perché segnai due gol ma soprattutto perché fui praticamente io a mandare in B la Samp. Ma che colpe può avere uno se fa il suo dovere? Rammento ancora le occhiate dei blucerchiati prima del mio tiro, ma cosa dovevo fare, sbagliare quel rigore? Era un rigore fasullo, è vero, ma come facevo...?” [...] stagione ’98/99, il Bologna [...] lotta per andare allo spareggio Uefa e la Samp si batte per non crollare[...] “Vanno in vantaggio loro con Montella, poi pareggio io, segna di nuovo Montella verso la fine del primo tempo e lì si va avanti”. Fino al 45’ del secondo tempo oltrepassato, quando la Samp si sente già in paradiso ma Trentalange la sbatte giù dal carro dei vincitori: siamo al 49’, Sakic e Simutenkov si contendono un pallone in area doriana e il russo accentua la caduta. Non è rigore, ma Trentalange decreta che sì, un bolognese vada sul dischetto. Panico Samp, Spalletti sbarra gli occhi, sull’altra panchina c’è Mazzone che non vuole perdere questa partita, il rigorista per eccellenza è uno solo, Beppe Signori, tirerà lui, ma non tira lui. Perché? “Doveva essere suo quel penalty — ricorda Ingesson — ma probabilmente sarebbe stato in imbarazzo perché l’anno prima era alla Samp, o forse non si sentiva nemmeno al meglio fisicamente [...] Alla fine andai io [...] prendo il pallone e lentamente mi dirigo verso il dischetto: è in quegli istanti lunghissimi che incontro gli sguardi e le facce dei sampdoriani. Allargando le braccia mi sussurrano ‘Daaaai, daaai’, ma non è certo un incitamento; sono occhiate e sguardi quasi supplichevoli che in quel momento mi fanno anche sentire un po’ a disagio. Quel rigore, oltretutto, non c’era, Simutenkov aveva accentuato, ma io ho dovuto fare quel che qualsiasi sportivo deve: il professionista. Non era giusto sbagliarlo apposta, sarebbe stato antisportivo. Insomma, gol e 2-2: ero contento per il Bologna ma non felice, perché sapevo di aver fatto del male a un’altra squadra” [...]» (Matteo Dalla Vite, “La Gazzetta dello Sport” 24/5/2005).