Varie, 24 maggio 2005
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Dudek Jerzy
• Rybnik (Polonia) 23 marzo 1973. Calciatore. Portiere. Del Real Madrid. Grande protagonista della finale di Champions League vinta dal Liverpool nel 2005 ai rigori contro il Milan • «[...] Quattro stagioni con più papere che un cartoon di Walt Disney. [...] Gerard Houllier [...] nel 2001 ha strappato Dudek alla concorrenza dell’Arsenal, con 10 milioni di euro al Feyenoord. [...] I chiaroscuri di Dudek [...] si sono rivelati una costante, con lo spettro dei suoi “howlers”, dei suoi errori “da urlo” [...] l’orrido novembre dicembre 2002, costellato da lapsus contro Fulham e Middlesbrough, e culminato con la tragicomica sconfitta contro il Manchester United ad Anfield, il 2-1 “firmato Dudek” con dedica a Forlan. Il portiere si fa scappare tra le gambe un retropassaggio di testa di Carragher, per la gioia dell’uruguayano che poco dopo raddoppia. Houllier raccoglie le proteste del grande Liverpool, eccellenti ex come Hansen a Whelan chiedono la testa di Dudek, che viene rimpiazzato dal giovane Kirkland. [...] Dudek al Liverpool è stato veramente grande solo nella sua prima annata, quando arrivò dal Feyenoord con le lodi di Leo Beenhakker, che lo aveva etichettato miglior portiere del mondo. Travolto da 6 reti nelle prime due uscite con la Polonia al Mondiale 2002 (0-2 con la Corea e 0-4 con il Portogallo), Dudek non ha mai assorbito lo shock. “L’importante è imparare dagli errori, e dimenticarli subito. Quando sbaglia un terzino nessuno ricorda”. [...]» (Giancarlo Galavotti, “La Gazzetta dello Sport” 24/5/2005) • «[...] è un polacco devoto e ancora conserva la lettera di congratulazioni che Giovanni Paolo II, portiere in gioventù, gli scrisse quando Dudek fu eletto miglior n.1 d’Olanda. Era giovane, ai tempi del Feyenoord, e Leo Beenhakker, allenatore, disse che non aveva mai visto uno così forte tra i pali negli ultimi trent’anni. Poi guardò meglio. [...] ha dedicato la serata più bella della sua vita al Pontefice di Cracovia, che dista 125 km da Rybnik, la città di industrie chimiche e miniere dove Dudek è nato [...] da, appunto, un minatore. Dice che nei cinque minuti più difficili, importanti ed esaltanti della sua carriera ha pensato anche al Papa e a lui s’è ispirato. Più profanamente quello che tutti hanno visto è che s’è ispirato a Bruce Grobbelaar, l’eccentrico sudafricano (627 partite in 13 anni ad Anfield Road) che a Roma nell’84 deconcentrò Conti e Graziani con una danza gigiona e snodata, le gambe a spaghetti come ancora le ricordano gli inglesi. E Dudek s’è inventato qualcosa del genere per i tiratori rossoneri: s’è messo a saltellare sulla linea spostandosi orizzontalmente come i portieri del biliardino, ma agitando le braccia tipo orsetto del lunapark o Jane Fonda nelle sue lezioni di aerobica. Forse a Pirlo e Sheva è sembrato di avere davanti l’uomo vitruviano di Leonardo. Il suggerimento gliel’ha passato il compagno Jamie Carragher: “Gli ho detto di ricordarsi Grobbelaar ma probabilmente non ha capito di chi parlassi. Quando firmò dichiarò che era un tifoso del Liverpool, ma lo dicono tutti... Comunque dice che l’ha fatto. E ora sarà una leggenda”. [...] “È stato molto più bravo di me - dice Bruce -. Mi sembrava una stella marina con le braccia di marmellata, ma ha funzionato alla grande. [...]” [...] Il suo idolo è Schmeichel [...]» (Emilio Marrese, “la Repubblica” 27/5/2005).