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 2005  maggio 24 Martedì calendario

Beamon Robert

• Nato a New York (Stati Uniti) il 29 agosto 1946. Saltatore in lungo. «Il nome di ”Bob” Beamon, atleta dotato di naturale souplesse e scioltezza (era accreditato di 9’’5 sulle 100 yards) anche nei momenti di maggior sforzo, rimarrà per sempre legato alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 e al salto di 8,90 m in cui si produsse, tanto lungo che i giudici dovettero ricorrere al vecchio bindello metrico, non essendo la macchina per rilevazione automatica programmata per registrare una simile misura. Il primato rimase nella lista dei record per 23 anni. Beamon aveva mostrato il suo talento quando era ancora allievo alla Jamaica high school, la scuola del quartiere di New York dove era nato, e confermò la sua straordinaria attitudine all’Università del Texas di El Paso. Nel 1967 vinse il salto in lungo ai Pan American games, nel 1968 dominò tutte le gare, eccetto una, e ottenne il titolo americano. Poco prima delle Olimpiadi dovette lasciare l’Università di El Paso, essendosi rifiutato di partecipare a una gara contro la Brigham University, che era accusata di praticare la segregazione razziale. Rimasto senza allenatore, si affidò alla guida di un altro specialista del lungo, Ralph Boston, i cui consigli risultarono fondamentali nella gara di qualificazione olimpica. In seguito non si avvicinò più al risultato ottenuto a Città del Messico: il suo salto migliore negli anni successivi fu di 8,23 m.» (Enciclopedia dello Sport, Treccani). Mario Fossati: «[...] Il salto di Bob Beamon, io l’ho veduto. In ottobre, a Città del Messico, in altura. Mexico-City: l’Olimpiade di Tommy Smith e John Carlos: di potere nero, il movimento di protesta dei neri di America. Delle agitazioni studentesche messicane represse nel sangue. Del keniano Amos Biwott che, nello steeple, oltre la siepe salta di netto il fossato che la segue. Di James Hines sotto i 10 secondi nei ”cento”. Dell’altista Dick Fosbury, che alla battuta volge le spalle all’asticella. Dei fisiologi che dissertano sui 2277 metri di Città del Messico, sulla mancanza di ossigeno e la rarefazione dell’aria. La prima Olimpiade del tartan, che riveste piste e pedane, morbido e compatto, indeformabile e impermeabile. Fu l’Olimpiade soprattutto di Bob Beamon. Lo ha inciso nella retina, Beamon. Uno, due salti nulli. I giornalisti specializzati americani, a fianco del collega Giulio Signori e mio, posavano come dire il labbro sui balzi a vuoto di Bob. I giudizi dei coach erano duri. Eravamo in fase di qualificazione. Beamon rischiava di essere eliminato. Un salto, non di più per avere diritto alla finale. La competenza statunitense crollava il capo. ”Un inguaribile testone, che si avventa in pedana”. Prima del terzo salto Bob accostò Ralph Boston, il vincitore di Roma. Ralph doveva avergli consigliato una modifica della rincorsa. Con 8 metri e 23 centimetri, Bob approdò alla finale. ”Ha staccato la pedana, almeno 40 centimetri prima del porto. un inventore di errori”, protestava un coach. Quindi il capolavoro. Beamon si distende in lunga corsa, accelera con la decisione di uno che deve superare un crepaccio, che gli appare dapprima di fronte e che ancora ”sente”, volgendogli le spalle. Un salto interminabile. Lo ha uncinato un elastico. Sforbicia e, infine, plana con le gambe elegantemente in croce, accoccolandosi sulla rena. scivolato nell’aria. Gli applausi esplodono. Bob è atterrato oltre il raggio dei misuratori ottici: gli ”ufficiali” debbono prendere le misure con un metro d’acciaio. ”Un giorno, mi fa Signori, racconteremo: io ho veduto saltare Bob Beamon”» (Mario Fossati, ”la Repubblica” 31/8/1991). «[...] ”[...] Sono felice di rimanere nella storia dei Giochi. Ai miei tempi c’erano grandi saltatori, come Boston, Ter Ovanesian, Davies e non avrei mai creduto che il mio 8,90 potesse durare così a lungo [...] Era una bella giornata, poi, d’improvviso arrivarono le nuvole, quindi il temporale”. Solo e adirato (aveva appena perduto una borsa dall’università di El Paso per aver boicottato una riunione cui partecipavano mormoni razzisti; inoltre, la giovane moglie lo aveva appena lasciato), Beamon aveva dovuto far ricorso a qualche bicchiere di tequila la sera prima per dormire. Poi aveva scatenato in pista tutta la sua rabbia. [...]» (’la Repubblica” 31/8/1991).