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 2005  maggio 16 Lunedì calendario

Una Vittoria davvero imponente. Il Sole 24 Ore 16/05/2005. In cima ai 54 gradini del suo scalone, la Vittoria di Samotracia accoglie il visitatore: un’imponente statua alata che - completa - misurava quasi tre metri di altezza

Una Vittoria davvero imponente. Il Sole 24 Ore 16/05/2005. In cima ai 54 gradini del suo scalone, la Vittoria di Samotracia accoglie il visitatore: un’imponente statua alata che - completa - misurava quasi tre metri di altezza. Il console francese Champoiseau l’aveva rinvenuta nel 1863 in cima al complesso del santuario dei Cabiri, sull’isola di cui porta il nome. La statua, ridotta in un centinaio di frammenti, fu ricomposta quasi per intero: l’ala destra fu in parte integrata sul modello della compagna, mentre erano perdute testa e braccia. Una mano fu rinvenuta solo nel 1950 e risultò attaccare con un paio di dita scavate in precedenti campagne e conservate a Vienna. La Vittoria si innalza sulla prora di una galea scolpita nella pietra calcarea bluastra caratteristica dell’isola di Rodi. Si trovava al centro del bacino monumentale di una fontana e coronava lo skyline della valle che ospitava uno dei grandi luoghi di culto panellenici dedicati a divinità di origine fenicia, i Cabiri appunto, assistenti di Efesto e protettori dei naviganti. L’imponente scultura ricordava una battaglia navale: nel 190 a. C. le forze alleate di Roma, Rodi e Pergamo avevano vinto per terra e per mare Antioco III re di Siria. I Rodii celebrarono la vittoria della loro flotta dedicando un monumento nell’isola di Samotracia, posta in un punto strategicamente vitale all’imbocco dello stretto dei Dardanelli. Per i Rodii la vittoria era di grande significato, tant’è vero che nella pace di Apamea del 188 ottennero la costa dell’Asia Minore costituita dalla fascia della Licia e della Caria a sud del Meandro. La scultura si innalzava al confine tra il cielo e la terra ed era orientata obliquamente rispetto allo spettatore che la ammirava dal sottostante teatro o dal portico retrostante. Il fianco sinistro è perciò quello privilegiato e appariva visto dal basso, accentuando lo slancio. Il vento schiaccia le sottili pieghe contro il corpo sodo e ben modellato della figura divina, mettendone in evidenza seno e ventre e ammassando tra le gambe la veste in un vortice, mentre le ali amplificano otticamente il movimento ascendente di questa trionfante apparizione femminile. il prototipo di un gesto che lascerà un’immagine indelebile nella memoria visiva dei secoli successivi, per giungere fino alla scena che ha fatto la fortuna del film Titanic.