Varie, 22 maggio 2005
PARRELLA
PARRELLA Giuseppe San Nicola Manfredi 8 marzo 1931. Manager • «[...] fino al 1992 potentissimo direttore dell’Asst, l’Azienda di Stato per i servizi telefonici. Travolto dall’inchiesta Mani pulite, filone romano, Parrella restituì tangenti per oltre 30 miliardi di lire ma, a quanto pare, non si è mai rassegnato a una tranquilla esistenza da pensionato. Due [...] indagini avviate [...] dalla procura di Bolzano (l’ultima si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio nel febbraio del 2004) sono riuscite a dimostrare che l’ex superburocrate aveva conservato il grosso del suo tesoro personale in una miriade di conti off shore. E negli ultimi anni si era dato un gran da fare per riciclare nei modi più svariati quel denaro frutto di mazzette. Panama, Liechtenstein, British Virgin Islands, Antille Olandesi, Lussemburgo: l’intraprendente Parrella [...]. Le mazzette, questa è l’accusa dei magistrati, venivano pagate all’estero e poi, grazie alla collaborazione di prestanome e fiduciari, rientravano in Italia per essere investite nelle attività più svariate, molto spesso terreni e palazzi. Il conto finale è impressionante. Il manager di Stato, un tempo soprannominato l’ottavo re di Roma, una volta persa la poltrona si è dedicato a gestire un patrimonio stimato circa 66 miliardi di vecchie lire. Ancora non basta, perché i pm Tarfusser e Rispoli hanno scoperto che un altro rivolo di denaro giungeva fino alla Tretre inc., ovvero l’ennesima società di Parrella, questa volta con base a Portorico. Ebbene, da un documento agli atti dell’inchiesta giudiziaria, risulta che nel 1994 la Siemens avrebbe concluso un contratto proprio con la Tretre di Parrella. Possibile? Possibile che una multinazionale del calibro della Siemens scelga una sigla sconosciuta come la Tretre di Portorico per affidarle il progetto, recita il testo del presunto accordo, ”di una stazione satellitare, di una rete in fibra ottica” più altre commesse nientemeno che in Nigeria? I magistrati sospettano che il contratto di consulenza sia una semplice copertura per giustificare i pagamenti miliardari a favore della Tretre, cioè Parrella. Infatti, tra novembre e dicembre del 1994, la società di Portorico ha effettivamente emesso tre fatture nei confronti della Siemens per un totale di 9,7 milioni di marchi. Questa cifra, scoprono i magistrati, corrisponde alla somma trasferita da Von Jagemann nel marzo del 1995 dal conto di Monaco a quello di Innsbruck. A questo punto, secondo la ricostruzione dei magistrati, il cerchio si chiude. Volando dal Tirolo a Portorico i soldi della Siemens sarebbero stati incassati da Parrella. Per giungere alla meta, però, il denaro ha percorso una strada tortuosa, ricostruita pezzo per pezzo dagli investigatori grazie a una serie di rogatorie in Svizzera e in alcuni paradisi fiscali. In sostanza, i 9,7 milioni di marchi, cioè circa 9,7 miliardi di lire, sono partiti dalla Raiffeisen bank di Innsbruck per approdare a Guernsey (isole del Canale) nella locale filiale della Banca della Svizzera italiana su un conto intestato alla Ramond, una società off shore delle British Virgin islands. Era solo un primo passaggio. Perché a stretto giro di posta i soldi sono finiti alla finanziaria Trellis, anche questa con base nelle British Virgin islands, su un altro conto della Banca della Svizzera italiana questa volta aperto a Londra. La girandola off shore serve soltanto a confondere le acque. In realtà tutte le società coinvolte fanno riferimento alla stessa persona: Parrella. [...]» (Vittorio Malagutti, ”L’Espresso” 26/5/2005).