Paola Emilia Cicerone, "L’espresso" 195/2005, pag. 188., 19 maggio 2005
Per molti scienziati, i sensi non sono cinque (secondo lo schema aristotelico), ma ventuno. Non si parla più di vista, perché la percezione della luce è distinta rispetto a quella del colore
Per molti scienziati, i sensi non sono cinque (secondo lo schema aristotelico), ma ventuno. Non si parla più di vista, perché la percezione della luce è distinta rispetto a quella del colore. Il gusto si divide in quattro, riconoscendo autonomia ai quattro gusti fondamentali: dolce, salato, acido e amaro (con l’ecceione dell’umami, il gusto di glutammato tipico della cucina orientale, preso in considerazione solo da alcuni studi). Il tatto resta un senso a sè, ma gli vengono affiancati altri sensi collegati ma autonomi come la percezione del dolore, del caldo e del freddo. Inoltre, bisogna aggiungere il senso dell’quilibrio e la propriocezione, che consente di valutare anche a occhi chiusi, attraverso una serie di recettori posti nei muscoli e nelle articolazioni, la nostra posizione nello spazio e i nostri movimenti (in questo caso si parla di cinestesia). E poi i sensori interni che consentono all’organismo di monitorare i parametri biologici come l pressione sanguigna, l’ossigeno presente nel sangue, l’acidità del liquido cerebro spinale e la presenza di aria nei polmoni. Ma anche valori specifici relativi al contenuto di glucosio nel sangue e alla pressione osmotica nel plasma (più banalmente, fame e sete).